Simonetta Scarane, ItaliaOggi 18/01/2014, 18 gennaio 2014
ELVIS È MORTO? IN AUSTRALIA NO
Sul treno che da Sydney va a Parkes, una cittadina dell’ Australia centrale a sette ore di viaggio, c’è anche Elias Jambour, abbigliato come il re del rock ’n’ roll, Elvis Presley. Qui Elias è famoso quanto Elvis, incredibilmente conteso, com’è, durante il viaggio, dai fan del più grande cantante di tutti i tempi.
I vagoni sono affollati di appassionati di Elvis che si recano a Parkes dove il 12 gennaio si è svolto il più improbabile festival del mondo dedicato a Elvis Presley. È il più grande e originale tributo al divo americano. Per andarci bisogna vestirsi come lui. Le donne come sua moglie Priscilla. Un appuntamento stravagante e divertente che si tiene in Australia ogni anno, da 22 anni, in occasione del compleanno del divo americano nato l’8 gennaio 1935 a Tupelo, nello stato del Mississipi. Nei quattro giorni del festival Perkes finisce per diventare un luogo abitato soltanto dagli incredibili sosia di Elvis e Priscilla (c’è anche un concorso per la migliore copia) di tutte le età e di tutti i continenti. Con i loro incredibili look, imitazioni e performance animano il paesino di poche anime della desertica Australia sotto una calura di quasi 40 gradi. Uno spasso. Una follia collettiva, divertente. Sul treno che porta i fan a Parkes sono molte le signore di mezza età che chiamano Elias, alias Elvis: lo vogliono vedere, lo vogliono toccare, gli vogliono parlare, lo vogliono far cantare. Quasi una idolatria per Elias-Elvis. Un appuntamento, quello del Parkes festival, conosciuto in tutto il mondo e ritrovo dei fanatici di Elvis che per partecipare si vestono come lui, anni Cinquanta, con l’acconciatura nera cotonata, gli occhiali, la tuta bianca, luccicante, con i baveri alti e gli altri look famosi del rocker Usa, diventato un mito.
A Parkes arrivano in Australia da ogni dove: Giappone, Brasile, Canada, Inghilterra. In Australia, dove Elvis non è andato mai. Uno spettacolo imperdibile da vedere questo dei cloni di Elvis che passeggiano, cantano, ancheggiano imitando il suo modo tipico di usare il bacino, ha spiegato Carrie Logan, 43 anni, che ha attraversato tutta l’Australia per arrivare a Parkes e non perdersi questa pazza festa che comincia dalle 7.30 del mattino. Ormai rodato, il festival oggi conta 150 sezioni che trattano il tema Elvis con eventi legati al look, alla musica, gare e concorsi e persino celebrazione di matrimoni in stile Elvis e Priscilla. Quest’anno il festival era dedicato al film che Elvis girò nel 1964 Kissin con Cynthia Pepper, gest star che ha ispirato il look di molte donne, riproposto per l’evento dalle molte partecipanti. Questo festival è particolarmente sentito in Australia, paese dalle grandi distanze e dalle case isolate, dove la radio e la tv, prima dell’era internet, erano l’unico modo per spezzare l’isolamento della popolazione sparpagliata. Ritrovarsi nel nome di Elvis significa ricordare i tempi quando le note del rocker impazzavano nelle case degli australiani che si mettevano a ballare il rock ’n’ roll con le sue canzoni, Posti dove l’altro unico passatempo era giocare a carte. L’Australia ospita il secondo fan club di Elvis Presley più numeroso del mondo, secondo soltanto a quello inglese. Elvis morì il 16 agosto 1977. E qui, al festival di Parkes si incontrano giovani che sanno tutto del re del rock ’n’ roll, senza averlo mai visto. Come i figli di Chris Wicken, 47 anni, fan imperitura della rockstar, dirigente di una società di tlc di Camberra, che ha il ritratto di Elvis sullo schermo del suo computer come screen saver e si è fatta tatuare sul polso sinistro il motto e, simbolo, di Elvis «Tcb» (taking care of business) (abbi cura del tuo business) diventato il nome della sua band. E c’è anche chi si è fatto cambiare il nome facendosi chiamare Elvis. E al festival si continuano a vendere cd di canzoni e film del mitico Elvis.