Cesare Maffi, ItaliaOggi 18/01/2014, 18 gennaio 2014
SISTEMA SPAGNOLO PIÙ PROBABILE
Sale, nelle quotazioni, il sistema spagnolo. Certo, occorre cautela nell’avanzar previsioni in tema di accordi, ancor più se l’intesa riguarda in prima persona Matteo Renzi e Silvio Berlusconi. Tuttavia qualche interrogativo già si pone, specie in rapporto a simulazioni che circolano applicando i risultati delle ultime politiche.
Un punto fondamentale riguarda le circoscrizioni.
A Madrid, si identificano con le province. Si potrebbe fare così anche da noi, ma si prospetterebbe una circostanza rilevante: l’incostituzionalità. Infatti, accanto a piccoli collegi, perfino uninominali, rispondenti quindi alle indicazioni della Corte costituzionale per liste non un numero limitato di candidati, vi sarebbero circoscrizioni con dieci, venti e più candidati. Bisognerebbe, dunque, procedere lungo la strada già indicata dallo stesso sindaco di Firenze: circoscrizioni con cinque candidati al massimo. In questo caso sarebbe necessaria l’individuazione territoriale, con un lavoro che richiederebbe almeno un paio di mesi (nel ’93 ne abbisognarono quattro).
C’è, ancora, l’ipotesi del premio di maggioranza. Gradito sia a Renzi sia al Cav, trova una possibile limitazione: sarebbe costituzionale prevedere che un 15% di seggi fosse assegnato su un meccanismo elettorale già fortemente distorcente i voti popolari? Altra domanda, essenziale: si premierebbe la lista con più voti o quella che avesse ottenuto più seggi? In questo secondo caso, l’effetto di distorsione potrebbe raggiungere livelli inusitati, addirittura concedendo la maggioranza dei seggi a una lista che fosse arrivata seconda per suffragi popolari.
Un po’ tutti gli osservatori hanno correttamente rilevato che, quand’anche si prevedesse il premio di maggioranza, potrebbe non risultare sufficiente per attribuire a un partito la metà più uno dei deputati (tutta da valutare sarebbe l’applicazione del sistema spagnolo al Senato). È senz’altro vero che la legge spagnola, trasferita in Italia e con circoscrizioni tutte piccole, oggi si tradurrebbe in una sovrarappresentazione dei tre maggiori partiti (Pd, M5S e Fi), salvando una presenza leghista (forse meno rilevante di quel che si ipotizzi), garantendo seggi a partiti locali radicati (in concreto: solo la Volkspartei), ma azzerando o quasi tutti gli altri: a sinistra, al centro, a destra.
Tuttavia al Cav poco importa: spera sempre in un recupero elettorale straordinario, che lo riporti a percentuali superiori a un terzo dei votanti, ma si rende conto che, a sondaggi odierni, il sistema spagnolo gli darebbe comunque la possibilità di sedersi al tavolo postelettorale condizionando la futura maggioranza di governo. Non solo: non l’obbligherebbe ad accordi preventivi con altri partiti per concedere candidature. Quest’ultimo aspetto, tuttavia, sarà legato pure al comportamento del Pd sull’altro versante e alle possibili coalizioni preventive costituibili al centro.