Emiliano Liuzzi, Il Fatto Quotidiano 18/01/2014, 18 gennaio 2014
“PERCHÉ RODOTÀ VA BENE E IO NO?”
La sua candidatura alle Europee con il Movimento Cinque Stelle è durata lo spazio di poche ore. Una telefonata a Beppe Grillo, l’iscrizione in Rete, la trombatura: ha superato i due mandati, dunque non è candidabile. Dire che il professor Gianni Vattimo l’abbia presa bene sarebbe sbagliato: è furioso. Disposto ad andare fino in fondo, a sottoporsi lui stesso al giudizio della Rete. Si sente discriminato, dice lui. Come la Lega fa con la Kyenge.
Partiamo dall’inizio, professore: è lei che ha contattato Grillo, giusto?
Sì, l’ho chiamato e gli ho detto: io ci sono, sono disposto a candidarmi con voi.
Grillo era euforico?
No, non esageriamo. Però non mi ha chiuso la porta in faccia. Mi ha detto che avrebbe consultato il regolamento, che gli avrebbe fatto piacere, che il passaggio dall’Italia dei valori, dove sono eletto a Strasburgo, al Movimento Cinque Stelle era un passaggio naturale.
Sembrava un’apertura.
Assolutamente sì.
Poi cosa è successo?
Che Grillo ha spiegato che avevo già fatto due mandati, dunque non ero candidabile, né compatibile con quelle che sono le loro regole. Si impiccano da soli.
Vero che si sente discriminato?
Sì, assolutamente. Mi tengono lontano come un appestato. Ma io non ho fatto due mandati con il Movimento Cinque Stelle, di cui sono un recente iscritto. Non capisco perché Rodotà era il loro candidato alla presidenza della Repubblica e io non posso esserlo alle Europee. Io e Rodotà abbiamo un percorso simile. Non che mi paragoni a lui, ma siamo passati dal Partito comunista, dai Radicali, dai Ds.
E a questo punto?
Niente: chiedo ufficialmente a Grillo di candidarmi alle primarie in Rete. Saranno gli attivisti a decidere sul mio nome. Se non mi vogliono come non detto. Tra l’altro io non sono alla ricerca di una candidatura. Ce l’ho. Di Pietro mi ha tirato le orecchie.
Che vuole dire?
Appena saputo mi ha chiamato e mi ha detto: guarda che noi ci presentiamo alle Europee come Italia dei valori e tu sei naturalmente candidato. Le porte sono aperte.
Ha più parlato con Grillo?
No, non l’ho ancora sentito.
Professore, lei pensa che Grillo sia un uomo di sinistra?
Non credo proprio. Non lo è lui, né mi pare che lo sia l’ideologo Casaleggio. Ma guidano un movimento che è invece di sinistra, per quello che significa ancora oggi sinistra.
Non è una contraddizione?
Può sembrare, ma invece è esattamente quello che è accaduto con Di Pietro. Ha messo in piedi un partito di sinistra e Di Pietro non era assolutamente di sinistra. Ha assunto in seguito delle posizioni simili.
Ma lei non si definisce un comunista?
Che ci fa nel Movimento Cinque Stelle?
Sono idealmente un comunista, certo. E mi riconosco in alcune battaglie che il movimento di Grillo porta avanti.
Renzi?
No, non mi piace.
Pentito di essersi iscritto al Movimento 5 Stelle?
Assolutamente no. L’ho fatto con convinzione, resto un loro iscritto. Ripeto: che a questo punto sia la Rete a decidere se la mia candidatura è legittima o meno. Se dicono di no me ne vado. E senza sbattere la porta.