Malcom Pagani, Il Fatto Quotidiano 18/01/2014, 18 gennaio 2014
ICARDI IL TWITTATORE AMOROSO UN GRANDE FUTURO DIETRO LE SPALLE?
Il pesce di nome Wanda è finito nella rete. E dalla rete, quartier generale del suo sentimento, comunica ogni giorno. Era sposata con l’attaccante argentino Maxi Lopez, detto gallina d’oro e adesso, nello zoo del pallone, ha scelto altro pollame. Da tre mesi, quando con poetico volo alla Cortázar: “Hasta acá llegó mi amor” la signora Nara travestì da cervo l’attaccante del Catania per consegnarsi all’interista Mauro Icardi (informando in tempo reale un milione e mezzo di seguaci) Wandita ha fatto strada. Al twittare criptico degli inizi, è seguito un Truman Show di rivelazioni quotidiane su numero degli amplessi, figli contesi, intensità delle risse con la madre di Maxi accusata di furto, gioielli ricevuti dal bel Maurito e baci appassionati con lo stesso nella depressa cornice di San Siro.
La squadra del fumetto indonesiano Thohir è nel caos, si parla di austerity e dell’acquisto estivo di Icardi (per tacere dell’omologo Belfodil) rimane solo la cifra a corredo di un matrimonio di rara infelicità. 12 milioni pagati (come tutto il resto fino ad ora) da Massimo Moratti. Un anno fa Icardi segnava doppiette alla Juventus. Un inverno dopo si annoia in tribuna, combatte con la pubalgia (per qualche specialista strettamente correlata alle edonistiche Olimpiadi in atto con Wanda) e a tempo perso, dedica all’amata messaggi in bilico tra Harmony e Playboy consegnandoli ai guardoni da tastiera: “Bocca sensuale, la sua lingua è la mia debolezza”.
LUI E WANDA debordano ovunque. In via Montenapoleone in Lamborghini, sulle spiagge sudamericane durante le rapidissime vacanze natalizie, sotto le luci del tatuatore che incide nella carne i nomi di una passione adolescenziale che il duo sente l’insopprimibile bisogno di far conoscere. I puri di cuore inneggiano al laissez-faire (Sò ggggiovani). I censori del moralismo invitano a non giudicare. I tifosi smoccolano. I compagni di Icardi imprecano. Gli avvocati di Wandita, lavorando di calcolatrice fanno sapere che Maxi Lopez è il papà cattivo dei tre figli avuti con la presentatrice e Diego Maradona (da improbabile difensore del nucleo familiare e possibile attore secondo i maligni di una liaison con la stessa Wanda) attacca Icardi a modo suo: “È un traditore, ha giocato a fare l’amico e poi ha rubato la donna a un compagno, ai miei tempi l’avremmo picchiato a turno”. Mentre dal loggione si affaccia anche Zaira Nara, la sorella minore di Wandita (già promessa sposa di un altro calciatore passato a Milano, Forlan) sul “passato” tutto “calcio, sputi e colpi di testa” evocato da Maradona i più anziani potrebbero raccontare una storia vecchia come il mondo. Iniziando dalla fuga di Annamaria Galli che salutò il povero Barison per Altafini e continuando con tutti gli altri scandali che oggi, agli esegeti dell’eroe pallonaro 2.0, abituati ai dissidi sul Dna di Balotelli e alle alcove madrilene divise da Cristiano Ronaldo e Nicole Minetti non fanno né caldo né freddo.
SE STUPIRSI è difficile, a Maxi Lopez (che a sua volta vede il campo con parsimonia, dicono si sia altrimenti consolato ed è in attesa di trasferirsi a Livorno) viene risparmiata la gogna dal vivo in una arena italiana che pure, nel ventennio non ancora dominato dai social network, quando lo stadio era un teatro di strada, prendeva forma di striscione, arma non convenzionale, insulto brutale gridato ai quattro venti per tutti e 90 i minuti. Ne pagò il fio Gigi Lentini, quasi ammazzato dal ruotino della sua Porsche lanciata a velocità incongrua nella notte autostradale e raggiunto al capezzale dall’ex moglie di Totò Schillaci, Rita, con tanto di preghiera: “Se si salva sono pronto a lasciarlo”.
La storia tra Lentini e la signora Bonaccorso in Schillaci si fermò all’incidente, i cori personalizzati per l’incolpevole faccia spiritata di Italia 90 e per il supposto erede di Gigi Meroni durarono più a lungo. Ogni tanto i tifosi si incattivivano e lasciavano scivolare dagli spalti leggende metropolitane rielaborate e declinate secondo un rito tribale. Franco Baresi, di fronte alle insinuazioni che piovvero in un pomeriggio del ’96 a Piacenza sulle abitudini di sua moglie, perse la testa e rispose con un gesto comunque meno violento del canto collettivo. Christian Lell invece, davanti alla certezza di esser stato fatto “becco” da Ballack tentò di recuperare il rapporto con la consorte dichiarando laconicamente : “Ballack mi ha semplicemente rovinato la vita”. E se in Germania contiguità e triangoli intrappolarono anche l’ex moglie di Thomas Strunz, Claudia, planata nel cuore di Effenberg, i palazzetti dello sport dove si davano battaglia i migliori cestisti degli ’80, furono spesso profanati dai cori contro Renato Villalta, campione di basket emiliano che un giorno, si disse, risolse alla sua maniera un qui pro quo sentimentale con il portiere del Bologna Zinetti incontrato (forse non per caso) sulle scale di casa sua.
DI QUESTO panorama Mauro Icardi ignora volti e storie. E se il cornuto è sempre l’ultimo a sapere, ma il dubbio accompagna comunque chi ne ha sfiorato le ambiguità, al netto dei giuramenti di eterna fedeltà di Maurito, fossimo in Wanda, saremmo sul chi vive. La sua filosofia ricorda quella di un antico profumo e Icardi vuole somigliare all’uomo a cui non si deve chiedere mai. Mutuando Elbert Hubbard, ai tempi in cui negava ogni addebito e attraversava la relazione clandestina con lo stupore dei giovani amanti, si espresse chiaramente: “Non dare mai spiegazioni. I tuoi amici non ne hanno bisogno e i tuoi nemici non ti crederanno comunque”. Era ancora Twitter, adesso è solo Moulin Rouge.