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 2014  gennaio 18 Sabato calendario

«POVERO PICCOLO PRESIDENTE NUDO...» IL GIOIOSO VELENO DELLA STAMPA INGLESE


Nel 1996, all’apice della popolarità in Gran Bretagna di Éric Cantona, calciatore francese del Manchester United, The Times pubblicò una vignetta in cui l’allora presidente della Repubblica Jacques Chirac si avvicinava a una folla in delirio che aveva esposto uno striscione con la scritta «Il più grande francese vivente». Nel secondo riquadro, però, ecco comparire il vero destinatario di quella accoglienza da re: proprio Cantona, che a suon di gol aveva trasformato la battuta au revoir di un allora celeberrimo spot della Nike in un tormentone britannico. Se quel momento, con un rude marsigliese dai modi da scaricatore eletto a furor di popolo «re d’Inghilterra», segnò l’apice della détente dei rapporti mediatici tra Francia e Regno Unito, lo scandalo Hollande indica invece il nadir della popolarità francese tra i sudditi di Elisabetta.
Ecco così i titoli beffardi dei giornali, più dei broadsheets di qualità e perfino dell’Economist che dei tabloid popolari, per i quali odiare e/o disprezzare la Francia è un assunto e pertanto Hollande non fa granché notizia: conoscono bene il loro pubblico popolare, il solo Daily Mail soprattutto online ci sguazza con notizie e titoli in francese maccheronico tra i quali «Trois, c’est le crowd» («Tre è una folla»). Ma c’è, dietro l’ironia inglese, qualcosa di molto più delicato: il confronto di due spiriti europei contrapposti e probabilmente non pacificabili tra loro.
Se è volgare la distinzione etno-gastronomica tra les rosbif visti da Oltremanica come provinciali e poco acuti mangiatori di roast-beef e the frogs considerati poco civilizzati mangiatori di rane, è evidente la percezione delle reciproche peculiarità come abissi di divisione molto più vasti della Manica.
L’europeismo francese (come del resto il welfare francese) è sempre stato inviso in Gran Bretagna non soltanto ai Tories, ovviamente, ma anche a un Labour specialmente in anni più recenti, blairiani e post-blairiani, comprensibilmente attento a non replicare errori (e sconfitte) del passato. Le imprudenti dichiarazioni (2012-2013) di Ed Miliband, leader dell’opposizione laburista, che ipotizzava una «Nuova Europa» alternativa all’austerity made in Germany proprio in partnership con Hollande, gli vengono ora rinfacciate sui giornali con un sadismo molto poco caritatevole (anche perché permette, ad esempio al conservatore Daily Telegraph affettuosamente noto come Torygraph, di gettare via con l’acqua di Hollande anche il bambino della questione «austerity sì o austerity no», assai più seria di una crisi matrimoniale).
Ma la pochade del presidente francese è rapidamente diventata in Gran Bretagna un genere, se non letterario, almeno giornalistico. Sul Telegraph — il più scatenato: storico odiatore di Hollande che aveva dedicato qualche settimana fa un’inchiesta ai «nuovi Ugonotti», i businessmen francesi fuggiti a Londra per sottrarsi alla vigorosa tassazione gallica — si è sfiorato il capolavoro con un commento di Michael Deacon, fuoriclasse della nota parlamentare, scritto in un mix di inglese e francese da scuola media. Hollande viene definito «un petit fellow», un piccoletto, che nella disgrazia ha ricevuto buone notizie («...un peu de bon news pour le pauvre homme»): è francese e i francesi non si preoccupano della vita sessuale dei politici. Così i giornalisti gli hanno soltanto fatto domande su «le silly économie», la «stupida economia». Sullo stesso giornale un altro lampo: la vignetta di Matt che ritrae un inglese nel salotto di casa. Legge il giornale indossando un casco integrale, e fa infuriare la moglie che gli grida: «Hai una storia con un’altra?» (Hollande si camuffava, per gli incontri clandestini, indossando un casco).
Il più ecumenico The Guardian ha cercato di limitare i lazzi e studiare la questione del ruolo da first lady vecchia maniera diventato ormai obsoleto. E Jon Henley sempre pacato ha sottolineato come «c’è nei giornalisti francesi un innegabile senso di deferenza verso il presidente visto come l’incarnazione della Repubblica. Sotto quell’aspetto, è un po’ come se noi dovessimo fare delle domande alla regina». Un commento di Jonathan Freedland sullo stesso tema, le domande dei giornalisti francesi, intitolato «Vive la différence». Poi però il vignettista Steve Bell ha sganciato un disegno-bomba rimbalzato subito online. Ritrae Hollande nudo, con il casco integrale in testa, che sdraiato sul lettino della Olympia di Manet si copre, timidamente, il pube.
Ma anche questo oceano di sarcasmo a mezzo stampa è un segno di tempi molto diversi da quelli di «King Éric» Cantona (meno di vent’anni fa, strana la vita) e di François Mitterrand che definì Margaret Thatcher «con la bocca di Marilyn Monroe e gli occhi di Caligola». Mitterrand, quando venne inaugurato il treno Eurostar che passa nel tunnel sotto la Manica, avuta notizia che i binari della parte britannica, al contrario di quelli francesi, non erano ancora pronti a sopportare l’alta velocità, dichiarò sereno che «ammireremo questo nuovo treno sfrecciare rapidissimo per la Francia. E attraversare placido la dolce campagna inglese».
Hollande ha altri problemi. Ma per affrancarsi dalle (giustificabili) ironie britanniche dovrebbe trovare una battuta all’altezza di quella firmata de Gaulle, quando facendo riferimento a colui che nel Regno Unito — e non solo — è considerato il più grande inglese del Novecento, il generale ebbe a dire che «imparare l’inglese mi ha finalmente permesso di capire il francese parlato da Churchill».