Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 18 Sabato calendario

BABY PEGGY, LA PRIMA MINIDIVA

Capelli corvini a caschet­to su un faccino da simpatica canaglia, occhi vispi, mossette furbine: l’americana Baby Peggy è stata il pri­mo énfant prodige del­la storia del cinema, diva del muto a tre anni. Esordì nel 1921 in Her Circus Man di James D. Davis dopo qualche apparizione in teatro cominciata quando aveva solo 18 mesi. In segui­to partecipò ad altre 56 pellicole, una carriera interrotta a vent’anni, nel 1938 quando, ormai famosa, decise di cam­biare mestie­re: si mise a scrivere, con lo pseudoni­mo di Diana Serra Carry, saggi su Hol­lywood e bio­grafie dei suoi ex-colleghi at­tori. Ma per il cinema ormai Baby Peggy «non era più buona» e lei, rimasta imprigionata nel cliché della bimbetta impertinente, non ha saputo, o voluto, seguire altre strade. La sua storia è simile a quella di altre piccole star del grande scher­mo passate in breve tempo dal suc­cesso all’oblìo. Nata a San Diego, in California, il 26 ot­tobre 1918 , Peggy-Jean Montgomery (questo il suo nome all’anagrafe), fu ’buttata’ prima sul palcoscenico e poi sul set da mamma e papà che la vole­vano attrice e famosa. Nel giro di po­chi anni, richiestissima da registi e pro­duttori, guadagnò un patrimonio che i genitori però dilapidarono. Di questo sfruttamento Peggy soffrì, portandosi dietro da adulta frequenti depressio­ni. Oggi, l’ex bambina prodigio ha 95 anni e non ha smesso di stupire. Nel dicembre scorso ha scritto una briosa lettera «ai cari amici milanesi della Ci­neteca Nazionale» per ringraziarli di aver restaurato uno dei film più belli della sua carriera, The Family Secret (vedi box), proiettato al MIC (Museo Interattivo del Cinema), nell’ambito della rassegna ’Quasi muti - Capola­vori del cinema sonoro senza parole’. Simile, per certi aspetti, è la vicenda della più celebre Shirley Temple, det­ta ’riccioli d’oro’, pestifera dai boccoli biondi, che ha imperversato negli stu­dios americani dagli albori del sono­ro alla fine degli anni ’40: a tre anni prende lezioni di danza; a quattro de­butta nel grande schermo e poi reci­ta, balla il tip-tap e canta a fianco di Cary Grant, John Wayne, Henry Fon­da, Gary Cooper e altri grandi, sempre nella par­te della bimba bi­richina e arguta.
Nel 1936 rifà Capi­tan Gen­naio, un film che rese cele­bre Baby Peggy dodici anni prima. Si sposò a 17 anni con l’attore John Agar, conosciuto sul set di Il massacro di Fort Apache : un amore spezzato dall’alco­lismo di lui che ne impedì la convi­venza. L’attrice oggi ha 85 anni. Dopo il cinema ha fatto politica, è stata am­basciatrice Usa in Ghana e Cecoslo­vacchia.
Nel 1936 fu presentata dai produttori come la Shirley Temple francese: è Josette Contandin, primogenita di Fer­nandel. Aveva 10 anni quando inter­pretò con il padre Josette di Christian-Jaque, in cui cantava e faceva grazio­se moine. Il film piacque ma il futuro Don Camillo fu drastico: «Basta così, non voglio che una donna della mia fa­miglia lavori nel cinema». E consigliò alla piccola di dedicarsi soltanto alla scuola.
Ha creduto fino in fondo nelle qualità della figlia, invece, senza farsene scru­poli, la tedesca Ella Almond, mamma di Jodie Foster, una bimba che a tre anni sapeva leggere, interpretava se­rie Tv e fu scelta per reclamizzare una lozione abbronzante in un celebre ma­nifesto nel quale appare, con le trec­cine bionde, su una spiaggia accanto a un cagnolino. Poi, a quattordici, ar­rivò per Jodie la prima candidatura al­l’Oscar per una parte in Taxi Driver di Martin Scorsese. Un premio vinto fi­nora due volte dall’ex baby-star di Los Angeles.
E in Italia? Ricordate Bellissima di Lu­chino Visconti, del 1951? Vi recitava la romana Tina Apicella di cinque anni: sapeva piangere a comando per una scena intera senza interrompersi mai. Fece coppia perfetta con Anna Ma­gnani qui nei panni della madre che cerca, invano, di lanciarla nel mondo del cinema. Per lei fu la prima e ulti­ma esperienza davanti a una cine­presa.