Giorgio Meletti, Il Fatto Quotidiano 17/1/2014, 17 gennaio 2014
LA DISCESA DI PASSERA TRA DE MITA E PROMESSE
Quei salaci detrattori secondo i quali le ambizioni politiche dell’ex banchiere ed ex ministro Corrado Passera trovano un ostacolo insormontabile nella vigenza del suffragio universale, hanno trovato conferma alla loro diagnosi infausta mercoledì pomeriggio, quando la nascita dell’ennesimo partito personale è stata annunciata non solo su Twitter ma, orrore vero, in inglese. La colpa è del capo dello Studio Ambrosetti, Valerio de Molli, che ha ospitato Passera in un suo convegno milanese dove il noto manager prestato alla politica ha intrattenuto sul suo progetto politico alcuni colleghi manager. A quel punto, De Molli non si è trattenuto: “meeting with @corradopassera who announced he will create a new political movement”.
L’operazione “Passera & Politica” è iniziata a fine 2011, quando l’ex assistente di Carlo De Benedetti ha lasciato di colpo la guida della prima banca italiana, Intesa Sanpaolo, per nel governo di Mario Monti. Per tutta la durata del governo tecnico il ministro dello Sviluppo economico, dei Trasporti e delle Infrastrutture, oltre a consolidare i rapporti con il “partito degli affari” stretto attorno alla figura del suo estimatore Gianni Letta, ha continuato ad accarezzare l’idea della discesa in campo, dissimulata con il classico “ve lo dirò al momento giusto”. Al momento giusto è sceso in campo, a sorpresa, lo stesso Monti, e la sorpresa ha provocato una rottura piuttosto rancorosa tra i due. Così Passera, dopo aver sputato veleno su Pier Ferdinando Casini come simbolo della vecchia politica con cui Monti aveva finito per allearsi nella sua “parabola triste” (Passera testuale), è dovuto ricorrere alla consulenza di un cervello fine ma non nuovissimo come quello di Ciriaco De Mita (86 anni fra meno di un mese). Niente di strano. Il suo ex mentore De Benedetti, editore di Repubblica , l’ha bollato in modo sprezzante come “democristiano” (nel senso di persona ambigua e sfuggente). Il fondatore di Repubblica , Eugenio Scalfari, non ha invece mai mancato di manifestargli stima e sostegno. E c’è chi è pronto a giurare che proprio il grande giornalista l’abbia affidato ai consigli del vecchio amico con cui trent’anni fa, baldanzosi cinquantenni come oggi Passera, dovevano cambiare l’Italia assoggettandola a una tenaglia virtuosa, da una parte il direttore del giornale progressista, dall’altra il segretario modernizzatore della Dc. Il problema è che se trent’anni fa le correnti democristiane trovarono un accordo sull’incoronazione di De Mita, oggi la diaspora ex democristiana somiglia più all’intreccio di complicati destini personali che a una grande storia politica. E così, a dispetto delle ambizioni passeriane di rifondazione del Paese, a casa De Mita si sono consumate alcune cene litigiose e senza esito.
PASSERA, come dimostra il variegato parterre di manager delle multinazionali accorsi ad ascoltare le sue promesse nel grande albergo milanese, non ha problemi nel rapporto con il partito degli affari, che è sicuro di entusiasmare con l’incredibile promessa di trovare entro questo mese 300 miliardi di investimenti sull’Italia (mentre il premier Enrico Letta cerca ogni giorno i 300 milioni per quadrare i conti dell’Imu). Per i voti, il suo riferimento sono i due blocchi cattolici che fanno riferimento a Comunione e Liberazione da una parte e a Casini dall’altra: l’ennesimo tentativo di riaggregazione del centro? Difficile dirlo. Stando alle indiscrezioni, poco prima di Natale a casa De Mita, alla presenza di importanti personaggi cattolici, da Marco Follini a Pellegrino Capaldo, scendendo fino al segretario dell’Udc Lorenzo Cesa, Passera ha dovuto assistere a un robusto scontro tra Casini e il ministro della Difesa Mario Mauro, su posizioni distanti riguardo al futuro dei cattolici in politica, per così dire. In realtà c’è un problema che neppure la saggezza di De Mita è stato finora in grado di risolvere. Come mettere d’accordo un aspirante leader che vuole essere riconosciuto come tale ma non vuole neppure presentarsi alle elezioni europee del 25 maggio prossimo con professionisti della preferenza, in lotta per sopravvivere? I navigatori più esperti prevedono un altro sviluppo. Passera tirerà in lungo la nascita del suo movimento puntando alla successione di Berlusconi prima delle elezioni politiche previste tra un anno.
Tra un partito senza leader e un aspirante leader privo di un partito un accordo si potrebbe trovare: anche senza passare da casa De Mita.