Sergio Rizzo, Corriere della Sera 17/1/2014, 17 gennaio 2014
IL CASO BATMAN NON È SERVITO A FERMARE I SUPER VITALIZI
Due mesi, ci sono voluti. Due mesi di lettere e sollecitazioni. Due mesi durante i quali i consiglieri grillini della Regione Lazio, alla richiesta di conoscere l’elenco dei vitalizi si sono sentiti opporre addirittura ragioni di privacy. Alla fine l’hanno spuntata: e la lista è piena di sorprese. Nel dicembre 2013 sono stati pagati 266 assegni: ben 49 in più rispetto a quelli di tre anni prima per una spesa di un milione 635.917 euro. Il che significa 19 milioni 631.004 euro in un anno. Ovvero un terzo dell’intero bilancio regionale.
Soprattutto, in quell’elenco ora nelle mani di Valentina Corrado del M5S, presidente del Comitato regionale di controllo contabile, c’è la prova che nulla, dopo la storiaccia di Batman & co., è cambiato, nemmeno per coloro che facevano parte del Consiglio regionale capace di bruciare in un anno 14 milioni di denari pubblici, usati anche per scandalose spese personali. Perché nel 2012 è bastato un piccolo emendamento bipartisan per far saltare la norma del decreto Monti che avrebbe inibito il vitalizio prima dei 66 anni di età e con meno di dieci anni di mandato.
Il risultato è che ancora adesso nel Lazio c’è chi incassa l’assegno con le vecchie regole, ha cinquant’anni e con una sola legislatura. Durata, per giunta, meno di tre anni. Francesco Carducci, per esempio, capogruppo dell’Udc nel Consiglio regionale dal 2010 al 2013, compirà 51 anni il 13 gennaio prossimo: a dicembre ha avuto diritto a 2.467 euro netti. E poi Isabella Rauti, classe 1962, eletta nel 2010 nel listino Polverini, figlia dell’ex segretario missino Pino Rauti, e consorte dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno, nominata a giugno del 2013 da Angelino Alfano consigliere per le politiche di contrasto alla violenza di genere: 2.611 euro. E l’ex assessore all’Ambiente della giunta di Renata Polverini Marco Mattei, 50 anni compiuti lo scorso 29 ottobre: 2.467. Stessa cifra per Paolo Cento (luglio 1962) ex deputato Verde, ex sottosegretario all’economia, «Er Piotta» per gli amici. Circa la metà dei 4.861 che spettano al suo ex collega di partito Angelo Bonelli, di soli venti giorni più giovane ma che in Regione ha fatto due mandati.
Ancora. A Fabio Desideri (1961), vicepresidente della commissione urbanistica, 2.467 euro. Come pure al suo coetaneo socialista Daniele Fichera. Nella chilometrica lista figurano anche i 3.598 euro del vitalizio di Luciano Ciocchetti, ex assessore e vicepresidente della Regione, classe 1958: coscritto dell’ex governatore Piero Marrazzo, cui di euro al mese ne spettano invece 3.187. C’è poi Laura Allegrini (1960), per due mandati consigliere di An: 4.705 euro mensili. Insieme all’ex presidente pidiellino della Provincia di Frosinone Antonello Iannarilli (3.758 euro). E al cinquantunenne Stefano De Lillo, eletto con Forza Italia e titolare di un assegno da 4.232 euro, il quale ha lasciato il testimone a suo fratello Fabio, alfaniano: uno di quelli che nel nuovo Consiglio regionale possono vantare illustri parentele. Mai però come Luca Gramazio, figlio di quel Domenico Gramazio, simpaticamente soprannominato «Er Pinguino», passato alla storia per aver divorato in Senato una fetta di mortadella mentre sul suo banco saltavano i tappi di champagne, quando nel 2008 cadde il governo di Romano Prodi. Ex parlamentare di An, Gramazio senior porta a casa 5.895 euro di vitalizio regionale più 4.982 di vitalizio parlamentare, come si ricava dalla lista pubblicata sull’Espresso da Primo di Nicola. Totale, 10.877 euro al mese. Netti.
Certo non l’unico a provare l’ebrezza del doppio vitalizio. Un sistema già di per sé assurdo, cui nessuno ha voluto mettere finora mano, che nella Regione Lazio ha prodotto rendite astronomiche a spalle dei contribuenti, complice un meccanismo di conteggio che ha dell’incredibile. Il vitalizio regionale, che dovrebbe essere abolito soltanto dalla prossima legislatura per essere sostituito da una pensione contributiva, si calcola su una base ancora più favorevole di quella del vitalizio parlamentare, e raggiunge il massimo dopo soli 15 anni.
Si spiegano in questo modo casi come quello dell’ex missino Giulio Maceratini, che sommando le due pensioni riesce ad arrivare ancora più su di Gramazio, oltrepassando la soglia degli 11 mila euro netti al mese: 11.031, esattamente. Cumulo inarrivabile per tutti gli altri numerosi centauri: l’ex deputato e consigliere regionale della destra Oreste Tofani (10.830), gli ex presidenti regionali socialisti Bruno Landi (7.302), Giulio Santarelli (8.176) e Sebastiano Montali (5.258), l’ex sindaco di Viterbo Rodolfo Gigli (8.032), l’ex capogruppo del Pd in Regione e attuale sindaco di Fiumicino, Esterino Montino (8.565), l’ex onorevole comunista Giovanni Ranalli (8.696), l’ex sindaco di Latina, aennino, Vincenzo Zaccheo (7001), l’ex sindaco di Civitavecchia, democratico, Piero Tidei (5.731), l’ex coordinatore della segreteria Pd, Goffredo Bettini (6.978)...
E ci fermiamo qui, in attesa di vedere come andrà a finire la doppia partita che si sta giocando alla Pisana. La consigliera Teresa Petrangolini, fondatrice di Cittadinanzattiva, propone di introdurre per legge un tetto rigido alla possibilità di cumulare il vitalizio con altri emolumenti pubblici, secondo uno schema già adottato dall’Emilia-Romagna. Pare che il governatore Nicola Zingaretti si sia già detto d’accordo: vedremo. Mentre il Movimento 5 Stelle ha presentato un ordine del giorno nel quale chiede un giro di vite sui trattamenti. Compreso il divieto (sacrosanto) di sommare più vitalizi. Nel quale potrebbero incappare in futuro due ex consiglieri già titolari di assegno regionale cui dovrebbe spettare fra qualche anno pure quello parlamentare: il cinquantaquattrenne figlio dell’ex segretario Dc Arnaldo Forlani, Alessandro Forlani (2.755 euro netti) e il cinquantacinquenne nipote di Giulio Andreotti, Luca Danese (3.187 euro).
Sergio Rizzo