Paolo Siepi, ItaliaOggi 17/1/2014, 17 gennaio 2014
PERISCOPIO
Nostalgie – Mi manca D’Alema. Jena. la Stampa.
In Inghilterra una legge del 1988 vieta ai parlamentari di morire in Parlamento. Michele Ainis. Corriere della Sera.
Palermo. I carabinieri travestiti da banditi arrestano dei banditi travestiti da carabinieri. Amurri&Verde: “News”. Mondadori.
Sergio Zavoli: una lacrima sul video. Ennio Flaiano.
Santelli. «I neri sono fortunati, non si devono truccare». Però gli puoi fare i lividi tono su tono. Spinoza. Il Fatto.
Cos’è Roma? Ci sono nato, da genitori nati a Roma, e sono cresciuto a Testaccio. Ma non ho mai capito cos’era questa città. Non mi è mai piaciuta, l’ho sempre rifiutata, da bambino mi sembrava che avesse un odore di sacrestia e di latrina. Alfonso Berardinelli. Il Foglio.
Quando avevo già 68 anni, ed era il 2003, ho avuto la faccia tosta di scrivere «Il sangue dei vinti». Di lì è cominciato il mio lavoro di narratore revisionista della guerra civile italiana. Ho fatto incavolare mezza sinistra e la sua corrente manesca mi ha dato la caccia per impedirmi di presentare i miei libri in pubblico. Qualche amico mi diceva: «Giampaolo, sei vicino ai settant’anni, riposati, scrivi libri più tranquilli, non andare in cerca di guai!». Rispondevo così: «Proprio perché sto diventando anziano, non ho nulla da perdere. Non devo più fare carriera, non ho bisogno di avere protettori fra i big politici, gli editori mi pubblicano perché pensano abbia parecchi lettori. Dunque la cautela sarebbe il mio errore mortale». A sinistra non avevo più tifosi. A destra mi osservavano sconcertati. Ho tirato avanti e fra un mese e mezzo darò un altro dispiacere ai Gendarmi rossi della memoria resistenziale. L’unico che può fermarmi è il Padreterno. Giampaolo Pansa. Libero.
In un paese normale, e persino nell’Italia di qualche anno fa, il governo Letta sarebbe caduto da un pezzo. A fine anno, Matteo Renzi, cioè il segretario del principale (per non dire unico) partito che sostiene il governo, l’ha accusato di fare «marchette». Anziché trarne le conseguenze e salire al Colle per rassegnare le dimissioni, il premier Nipote si è detto «amareggiato», poi ha esaltato la «svolta dei quarantenni», infine è partito fischiettando per le ferie in Slovenia. Intanto l’Europa bocciava la legge di Stabilità e il Quirinale il decreto di fine anno, quello delle marchette. E si scopriva che l’Imu, più volte data per abolita, è sempre viva e lotta insieme a noi. Marco Travaglio. Il Fatto.
Gli azionisti (che erano gli aderenti al Partito di Azione, Pda, ndr) è gente buffa e, in fondo, perniciosa, poco seria. È gente ambiziosa e senza scrupoli, bugiardi e violenti, una squadra di impotenti rivoluzionari, di eterni congiurati da commedia che, nell’ombra, pestano l’acqua nel mortaio con truci sguardi e passi circospetti. Personaggi raccolti attorno al giornale ufficiale del Pda «L’Italia Libera», impegnati in una corsa al cadreghino, sfacciata e, malgrado tutto, antiquata. Con poche eccezioni, sono uomini ambiziosi, gonfiati e partigiani e soprattutto plebei, nel senso piccolo borghese della parola. È gente che si prepara all’assalto della dirigenza. Mi sembra strano che mentre l’Italia sta affondando, questi giovani si occupino di posti. Si vede che nelle nuove generazioni l’Italia è già bacata. E allora non c’è davvero più speranza. Massimiliano Majnoni, braccio destro di Raffaele Mattioli alla Comit: «Sopravvivere alle rovine. Diario privato 1943-45 di un banchiere». Aragno.
Ai tempi della rivoluzione francese si praticò il culto della dea ragione. La dea ragione era una contraddizione in termini, e il culto di essa era una buffonata. Ma buffonate ancor più sconce dovevano maturare un secolo e mezzo più tardi: il culto del capo, il culto della razza, il culto della terra e del sangue - Blubo (Blut und Boden). E oggi, fra i tanti surrogati di religione, il comunismo è il meno peggio. Una promessa di bene, la fa: promette la giustizia. Non manterrà, ma almeno promette. E una promessa, sia pure mendace, di bene, è pur sempre un omaggio al bene. Il fascismo e il nazismo promettevano apertamente il male: la guerra, il dominio della forza bruta, lo sterminio delle razze «inferiori», e così di seguito. Ma se i punti di partenza, in teoria, sono diversi, il risultato, in pratica, è lo stesso: l’oppressione dell’uomo. Augusto Guerriero: «Tempo perduto». Mondadori, 1959.
È gennaio, fa freddo. Sono sola nella casa d’improvviso silenziosa. Fa sottilmente paura il silenzio. Sono tentata di accendere la tv, solo per riempire la stanza di rumore. Invece me ne resto sul divano, immobile. Alla mia destra e alla mia sinistra i gatti paiono montare la guardia; sul tappeto, il cane dorme. Allora mi lascio andare al silenzio. Per qualche istante davvero non sento il minimo suono, ed è strano, è come stare a occhi aperti nel buio. Come tuffarsi in un mare. Ma, dopo pochi secondi, l’udito si affina e avverto, dal corridoio, il sordo e laborioso ronzìo della lavatrice che gira. Mi conforta: quasi che, in quel lavorìo, si mostrasse, nel silenzio, viva. Marina Corradi. Avvenire.
I cattolici cinesi alla messa a Pechino indossano giubbotti trapuntati che puzzano di aglio e di miseria. Congiungono mani grandi e screpolate dal freddo, contemplano il grande quadro sopra l’altare: un Cristo vestito di giallo (il colore del sole e delle vesti degli imperatori) con occhi mansueti, abituati a chiedere scusa. Mi fanno posto sul banco, sospingendosi e stringendosi più di quanto occorra e ora mi guardano, ma di sfuggita, perché temono di offendermi con la loro curiosità. Vorrei poterli abbracciare ad uno ad uno, questi stranieri che improvvisamente scopro fratelli, con uno slancio che non ricordo mai di avere provato nella mia chiesa parrocchiale quando scambio il segno della pace con uomini e donne vicini e simili a me. Guglielmo Zucconi: «La divisa da balilla» edizioni Paoline, 1987.
Dell’editore esteta Franco Maria Ricci è stato scritto: «Eleganza e comodi erano i poli del suo privato vivere. Lasciava che chi non voleva la pace, avesse la guerra, che i teologi disputassero, che i falsi filosofi si dicessero ingiurie e intanto, solo e tranquillo, godeva i suoi libri, gli amici, l’orto e la villa». Bruno Quaranta. La Stampa.
Le donne, che una volta mi mangiavano con gli occhi, oggi non mi digeriscono più. Roberto Gervaso. il Messaggero.