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 2014  gennaio 17 Venerdì calendario

HA VINTO LA MORATTI. NO, L’ALTRA


ChiamaMilano, Giuliano Pisapia risponde. ChiamaMilano è l’associazione di Milly e Massimo Moratti che, come recita il sito, «offre servizi gratuiti e accoglie proposte e segnalazioni di associazioni e cittadini». Nei giorni scorsi s’è aggiudicata alcuni locali di proprietà di Palazzo Marino: oltre 200 metri quadri in locazione nella centralissima via Laghetto, a un canone calmierato, 17.800 euro all’anno, col vincolo di impiantarci servizi che comprendano «attività socioculturali e di attuazione del diritto allo studio, dedicate ai giovani», e con l’impegno alla creazione di uno spazio «aperto al pubblico degli studenti durante la giornate», inclusi sabato e domenica. Siamo infatti in una zona universitaria, la Statale è letteralmente a due passi, e secondo il consiglio di zona, la struttura dovrebbe servire ai molti studenti dell’ateneo alla ricerca costante di spazi per lo studio.

Aperte le buste il 9 dicembre, la commissione ha valutato le offerte giunte, due soltanto, e ha premiato con 78 punti il progetto morattiano. La graduatoria è dell’altro ieri, però. E guardando il nome del concorrente sconfitto, che ha avuto solo 59,64 punti assegnati, monta un po’ di stupore: si tratta della Fondazione Collegio università milanesi, di cui fanno parte tutti gli atenei cittadini e che gestisce, da 10 anni, un collegio di merito riconosciuto dal ministero. E che cosa avrà proposto mai ChiamaMilano, per progettare uno spazio a favore di studenti universitari, da infliggere venti punti di distacco a una fondazione universitaria? Mistero. L’associazione si dedica alla formazione gratuita, anche linguistica, ha creato con il «negozio civico» uno spazio per far discutere le associazioni, si occupa di monitoraggio della qualità dell’aria, diffonde un notiziario. Nella descrizione delle attività, sulla pagina Facebook, la parola «studente» non compare mai, ma magari è sottointesa. Fra i promotori, nel lontano 2008, compaiono tanti bei nomi della Milano illuminata e sostenitrice, successivamente, della rivoluzione gentile pisapiana: oltre ai coniugi-fondatori, ci sono Lella Costa, Stefano Boeri, don Gino Rigoldi, don Virginio Colmegna e Guido Rossi. La stessa Emilia «Milly» Bossi, coniugata Moratti, è stata una dei protagonisti della politica meneghina dell’ultimo decennio, fino a presentare, alle comunali del 2011, la sua «Lista Milly Moratti per Pisapia», piena di candidati amici: da Ada Gigli consorte dell’avvocato Piergaetano Marchetti (Rcs) a Luca Mengoni del gruppo Elio e le storie tese. Non travolgenti i risultati: 7.940 voti al primo turno, di cui 1.678 per lei, la capolista, ma nessun consigliere eletto. La candidatura apparve, più che altro, di forte disturbo alla sindaca uscente, sua cognata Letizia Bricchetto, moglie di Gianmarco Moratti. Parenti con i quali non c’è stato mai un grande feeling ma affari in comune nell’attività petrolifera familiare della Saras. Una contrapposizione, se vogliamo, che continua anche con la gara comunale in questione: nel board della fondazione sconfitta siede, oltre a un rappresentante del Comune di Milano (tra i fondatori del Collegio), anche uno della Securfin, la cassaforte degli «altri» Moratti e di cui è amministratrice delegata donna Letizia. La società, con altri importanti nomi dell’industria cittadina, come Bracco, Pirelli, Intesa S.Paolo e Mediaset, finanzia infatti il Collegio.

L’impegno civico è comunque una costante della vita di Milly, dai tempi in cui fondò il Girasole, un famoso negozio dedicato al biologico e agli stili di vita sostenibili, nella centralissima via Vincenzo Monti. Ora continuerà anche in via Laghetto.