Gianandrea Gaiani, Il Sole 24 Ore 17/1/2014, 17 gennaio 2014
NEI CONTAINER I COMPOSTI DI GAS NERVINI E DELL’YPRITE
Il porto di Gioia Tauro, designato dall’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche e dal governo italiano per le operazioni navali legate allo smaltimento dei gas siriani, sarà interessato solo da operazioni logistiche della durata prevista dalle autorità italiane in 24/48 ore. Il tempo necessario al cargo danese Ark Futura per scaricare sulle banchine del porto i container con le 570 tonnellate di prodotti chimici destinati ad essere poi imbarcati sulla nave ausiliaria della Marina statunitense Cape Ray. A bordo del cargo militare da 36mila tonnellate di stazza e quasi 200 metri di lunghezza si trovano due sofisticati sistemi di distruzione delle armi chimiche attraverso la scissione dei componenti per idrolisi del tipo Field Deployable Hydrolysis System. Strumenti in dotazione al Pentagono e già impiegati per la distruzione di aggressivi chimici statunitensi. Non è previsto lo stoccaggio dei materiali nel porto e i container viaggeranno tra i moli che separano le due navi su binari utilizzando le procedure di sicurezza standard per la movimentazione di materiali pericolosi chimici o di altra natura.
Circa la natura dei materiali chimici l’Opcw ha reso noto che si tratta di quelli «a più alta priorità» di smaltimento e quindi probabilmente i composti e i precursori dei gas nervini Sarin e VX e dell’yprite, considerata dagli esperti l’elemento più pericoloso e instabile tra quelli rinvenuti in Siria. In ogni caso non si tratta di armi pronte ad esplodere dal momento che i tecnici dell’Opcw hanno reso innocue le munizioni rinvenute prima di stoccare i materiali chimici siriani in 12 siti da cui vengono poi trasferiti verso il porto di Latakya per l’imbarco sui mercantili Ark Futura e Tajko.
Altre 150 tonnellate di componenti tossici verranno distrutte dalla Gran Bretagna attraverso gli impianti della società francese Veolia Environnement, specializzata nel trattamento di rifiuti pericolosi, mentre la Germania ha accettato di smaltire in uno stabilimento della Bassa Sassonia 370 tonnellate di prodotti residuali dell’idrolisi che verranno sbarcati dalla Cape Ray. I rischi per un’operazione del genere sono teoricamente gli stessi legati al trasporto e sbarco di prodotti tossici di tipo industriale. Se si esclude la possibilità di incidenti che possano disperdere al suolo o nelle acque portuali liquidi tossici, la minaccia più preoccupante è quella terroristica, attenuata però dalla prevista rapidità delle operazioni portuali. La lentezza con cui avviene l’imbarco dei container sulla Ark Futura nel porto di Latakya rischia però di modificare i piani predisposti ed estendere i tempi come ha già ipotizzato l’Opacw. La nave danese ha finora imbarcato una piccola parte dei container previsti e resta al largo delle coste siriane scortata da una flotta internazionale. La valutazione dei ritardi in atto ha indotto gli Usa a far salpare la Cape Ray dalla base di Norfolk, in Virginia, solo nei prossimi giorni e non raggiungerà Gioia Tauro prima di fine gennaio. Con una nota il Pentagono ha comunicato che le operazioni di smaltimento degli agenti chimici richiederà ben tre mesi di attività a bordo che verranno effettuate in acque internazionali, probabilmente nel Mediterraneo, a sud est della costa orientale siciliana, come aveva preannunciato nei giorni scorsi la BBC.
Per ragioni di sicurezza l’Opcw avrebbe preferito che l’operazione di smaltimento venisse effettuata a terra ma nessun Paese ha accettato di distruggere sul suo territorio gli arsenali chimici siriani. Una volta imbarcati i container la Cape Ray verrà scortata da navi da guerra statunitensi e di altri Paesi in grado di proteggerla da azioni terroristiche ma non dai rischi di incidenti durante le attività dei due sistemi di smaltimento imbarcati. Un’ulteriore incognita è legata al trasferimento in Germania dei residui del processo di idrolisi e non è chiaro se sarà la Cape Ray a sbarcarli in un porto tedesco o se toccheranno di nuovo un porto italiano per venire poi trasferiti con altri mezzi.