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 2014  gennaio 17 Venerdì calendario

LA DONNA DEL MONTE


Firenze. Bella, bella cocciuta, single. Tailleur e carattere di un condottiero di legione. Non c’è da stupirsi che i colleghi uomini la guardino con un misto di soggezione e benevolenza. Ma conquistare la fiducia di Antonella Mansi, che da qualche mese siede sulla poltrona di presidente della Fondazione Mps, non è impresa facile neppure per consumati scalatori di mercati finanzari. Questa giovane signora che veste Gucci taglia 42 e indossa tacchi vertiginosi («il mio metro e 63 me lo impone e poi ci sto comodissima ») ha già fatto tante cose nei suoi primi quarant’anni, peraltro non ancora compiuti. È stata presidente degli Industriali toscani dal 2008 al 2011 dopo aver ricoperto il ruolo di vice nei Giovani della Confindustria regionale.
Molto amica di Emma Marcegaglia si è schierata al fianco di Squinzi e contro Bombassei nella fase della successione al vertice di viale dell’Astronomia. E, il giorno dopo aver vinto, Squinzi ha chiamato Antonella a Roma per affidarle la vicepresidenza nazionale con delega all’organizzazione, incarico che non ha alcuna intenzione di lasciare. Da quando è stata arruolata a Siena però a qualcosa, a malincuore, ha dovuto rinunciare. Si è dimessa dalla presidenza della Banca Federico Del Vecchio di Firenze, essendo quel ruolo – quello sì, sul serio – incompatibile con la guida della Fondazione. Un bel carico di responsabilità che, si sfoga Mansi con gli amici più intimi, le rende difficile dare alla sfera del privato lo spazio che vorrebbe. Non si conoscono fidanzati e neppure flirt, in tanti la corteggiano sia tra gli alleati che tra gli «avversari» ma lei sa come tenerli a distanza. «Col tempo cresce la self-confidence», spiega, «ci si abitua ad affrontare serenamente pregiudizi e una certa sottovalutazio- ne sistematica. Non credo alle quote rosa ma penso che per le donne ci sia ancora tanta strada da fare».
Chi non la ama dice di lei che fatto carriera grazie al potente genitore, una figlia di papà che non ha neanche avuto bisogno di prendere una laurea per occupare posizioni di rilievo. Di sicuro Antonella è una a cui non piace farsi guidare da altri, nemmeno in macchina. Niente autista, neppure se deve fare centinaia di chilometri, al volante è sportiva e comunque preferisce l’autonomia. Se in casa si rompe un rubinetto è capace di usare trapano e cacciavite, non a caso l’hanno soprannominata brava brava Maria Rosa ogni cosa sai far tu, per dire che fa un po’ troppo la perfettina. Il suo vero centro di gravità, comunque, resta il nucleo d’origine. Dal 2001 Antonella lavora insieme al padre e al fratello nell’azienda di famiglia a Scarlino, in provincia di Grosseto, la Nuova Solmine, primo produttore italiano di acido solforico ricavato dallo zolfo. Abita ancora a Gavorrano, accanto ai suoi genitori, anche se per obbligo statutario ha dovuto trasferire il domicilio in provincia di Siena, a Chiusi, dove le ha prestato casa l’amico fidato Giannetto Marchettini. Nel letto grossetano dorme sì e no una sera la settimana. «La verità è che vivo con la valigia in mano e giro da un albergo all’altro in Italia e all’estero», confessa alla vigilia dell’Epifania mentre prepara una cena per dodici ospiti. «Non ho mai tempo per invitare, giusto un paio di volte l’anno mi metto ai fornelli. La vera cuoca di casa è mia madre, i suoi menù sono dei capolavori. Non potrei mai competere». Sono altri i terreni su cui le piace misurarsi.
Il lavoro prima di tutto. Nei quattro anni alla guida di Confindustria Toscana, coincisi col periodo di massimo conflitto tra governo e sindacati, è stata capace di andare d’accordo sia con la Cgil regionale di Alessio Gramolati che con la giunta guidata prima da Claudio Martini e poi da Enrico Rossi del Pd, entrambi ex comunisti di fede bersaniana, a cui pure non ha risparmiato critiche. «Con noi è stata una controparte affidabile», dice Gramolati. «E ha dato centralità al valore della manifattura senza cedere alle lusinghe di chi pensava ad una Toscana tutta orientata alla rendita». «È in gamba, seria e fa di testa sua», è il giudizio di Rossi che con Mansi ha condiviso la bat taglia per realizzare l’autostrada Tirrenica contro la lobby maremmana degli «ambientalisti in cachemire».
Chi la conosce bene giura che Antonella sia una che sa giocare in squadra. «È l’opposto di Renzi», scherza un suo ex collaboratore. «Sta sotto i riflettori solo il tempo necessario, capisce quando arriva il momento di eclissarsi. Avrebbe potuto sfruttare a suo vantaggio la notorietà acquisita grazie al Monte dei Paschi, appassionare i media con la storia della Giovanna d’Arco senese che sfida il grande banchiere Profumo. E invece ha parlato il meno possibile, sottraendosi alla facile polemica da prima pagina». La sovraesposizione l’ha fatta persino soffrire. «Ho passato momenti difficili», confessa, «troppa tensione alla fine stanca. Ma la cosa che trovo davvero paradossale è che mi abbiano cucito addosso il marchio della ribelle, di una che infrange le regole, che va contro al sistema. Tutto l’opposto della mia natura insomma. Noi ci siamo mossi solo con l’intento di tutelare l’ente che siamo chiamati a rappresentare, ho avuto la fortuna di collaborare con persone che hanno in comune con me sensibilità e obiettivi». Diplomaticamente attenta a non uscire fuori dai binari, si è allenata a valutare il peso specifico di ogni parola. Del coetaneo neosegretario del Pd si limita a dire: «Con Renzi non ho mai avuto occasione di confrontarmi sui proble mi reali, che è poi l’unica cosa che conta». Per ora lei e Matteo si sono solo annusati a distanza anche se non è un segreto che il sindaco di Firenze – che dall’affaire Mps si tiene prudentemente alla larga – non si sia affatto speso per sostenere la sua corsa alla presidenza della Fondazione.
La politica è una delle chimere che finora non hanno tentato Antonella. Quando Denis Verdini le propose di candidarsi per il Pdl alla presidenza della Toscana nel 2010 si disse lusingata ma lasciò cadere l’invito nel nulla. «Sono nata nella Confindustria e quella è l’acqua in cui nuoto». Fuori dal lavoro due passioni. I viaggi nei paesi caldi per godersi il mare d’inverno e la musica elettronica, gruppo rock preferito i Linkin Park. Per il 2014 un solo desiderio: «Recuperare qualità della vita sufficiente a godere della cosa a cui tengo di più, i miei affetti. Giuro che ci proverò».