Antonio Corbo, Il Venerdì 17/1/2014, 17 gennaio 2014
IL GRANDE FRATELLO DEL PALLONE
ROMA. Si nasconde anche il palazzo. Il primo dei tre uffici romani che spiano lo sport italiano è al secondo piano, nel grigio bunker del Viminale. Impossibile da vedere e trovare. In un improvviso trionfo di bandiere, coppe, foto di Mondiali e palloni, si muove una signora bruna e minuta, tacchi bassi, tailleur grigio scuro. È Elisa Cozza, vicequestore. Ha il telecomando puntato su tre televisori. Calcio. Lei ne sa più di un ultrà. Insiste su un replay. Che cerca? Glaciale: «Dopo i gol è interessante studiare le smorfie dei portieri».
Eccoci nel Viminale di Roma sud, zona Anagnina, sulle tracce del Grande Fratello che vigila sui campionati, finiti sotto l’attacco dell’Asia. Le scommesse sono un affare da 500 miliardi di euro l’anno, 200 dei quali gestiti dall’operatore SBObet, a Manila. Una agenzia di Singapore è collegata con l’Italia, lo dice l’inchiesta di Cremona. E uno degli indagati, Choo Beng Huat, in rapporti con il capo Tan Seet Eng, è stato catturato a Malpensa. Stava per ripartire con una valigia più leggera: aveva appena lasciato un chilo e mezzo di banconote da 500 euro.
Sono passati quasi mille giorni, 114 processi sportivi, un centinaio di arresti dalla prima retata di Cremona, 1° giugno 2011. Intrigo internazionale scoperto per caso in Italia nel giugno 2010: una minerale drogata offerta ai giocatori per truccare la partita con la Nocerina. «Inquinamento di acque pubbliche» la prima ipotesi di reato. Ma, con le intercettazioni della Mobile, la procura di Cremona spostò sul calcio l’indagine: Giuseppe Signori il più noto fra i 16 arrestati, Cristiano Doni ex Atalanta e Stefano Bettarini ex Samp tra gli indaga- ti. Più avanti, 28 maggio 2012, carcere per Mauri della Lazio e Omar Milanetto del Padova. Oltre cento indagati finora e contatti italiani sempre più fitti con una Piovra delle scommesse estesa tra Asia e Est europeo. Croazia, Slovenia, Bosnia, Serbia, Macedonia, Montenegro, Ungheria.
Erano passati pochi giorni dal blitz di Cremona quando al Viminale, 15 giugno 2011, fu allestito il Grande Fratello, struttura complessa guidata dal vicecapo della polizia Francesco Cirillo. «Una eccellenza italiana» il giudizio di Eurispes. «Funziona bene perché non se ne parla mai. Sono specialisti molto motivati. Dimostrano che le forze di polizia sono uno specchio buono del Paese. Fino al blitz di Cremona, non eravamo preparati. Ci siamo attrezzati. Si riconosce all’Italia un grande prestigio tra le varie polizie: difendiamo il calcio prendendo molto sul serio l’affare scommesse e le insidie di poteri criminali agguerriti» assicura il prefetto Cirillo. Il suo ufficio è a Torre di Mezzavia, a due piani dalla centrale Interpol. Non lontano da Cinecittà, dove opera lo Sco.
Al Soi (Sala internazionale operativa), il Grande Fratello indossa il camice bianco e guarda il mondo dai 44 monitor di poliziotti, carabinieri e finanzieri collegati con 190 Paesi. Il Venerdì è entrato nella sala riservata dell’intelligence domenica 22 dicembre. Juve- Atalanta sullo schermo. Una signora bionda, mostrine dei carabinieri sul camice bianco, alle 14.30 creava un ponte con l’Uruguay per una scommessa sospetta, segnalata da un alert dei Monopoli: un’agenzia pugliese aveva raccolto una cospicua puntata su una squadra femminile di Montevideo.
Sono quattro gli schemi delle truffe delle bande criminali ai danni dei bookmaker, definiti «le vere vittime insieme all’Erario e allo sport». Primo, acquisire informazioni di una gara truccata e dall’estero puntare in Italia. Due, cedere le notizie dei campionati a chi scommette in Asia, come è accaduto con la cricca scoperta a Cremona, che girava le voci di combine alle bande di Singapore. Puntare quindi sui dettagli - quanti gol, quanti falli ecc. - della partita in corso. Infine, scegliere le gare di serie inferiori, dove è più facile corrompere giocatori magari senza stipendio da tre mesi. E infatti sulle partite della Lega Pro in Lombardia, Lazio, Campania, Calabria, Sicilia Puglia si puntano fra 30 mila e 500 mila euro a giornata tra Manila e Singapore.
Le strutture del Grande Fratello – l’Unità informativa scommesse sportive (Uiss), con il Gruppo investigativo (Giss) – si concentrano quindi sulle 69 squadre di Lega Pro, il cui direttore generale Francesco Ghirelli ha contatti continui con il servizio interforze di Cirillo e fa anche di più: «Il nostro servizio Integrity Tour gira l’Italia con funzionari e ufficiali. Facciamo incontri nei ritiri. Parliamo anche con gli arbitri. Così ora molti denunciano. Però non mi illudo. Come Totò e Aldo Fabrizi in Guardie e ladri, sappiamo che ne inventano sempre una». Non a caso c’è un disegno che richiama il film in uno dei manifestini usati per sensibilizzare arbitri e giocatori della Lega Pro. Graham Peaker, dirigente Uefa, loda la Lega Pro e questo complesso sistema di controllo. «Non fanno un buon lavoro, e neanche ottimo: sono spettacolari». Ghirelli si è rivolto alla stessa agenzia che tutela l’Uefa nei campionati più importanti di ogni nazione: è la svizzera Sportradar, prima al mondo nei servizi informativi su scommesse e corruzione. Dalla torre di controllo di Londra tratta cento milioni di dati al giorno. Il mostro è in Asia. Un giro spaventoso di scommesse che sta sfondando anche in Cina. I match fixer, i manipolatori di risultati, danno l’assalto al calcio, che assorbe l’89 per cento delle scommesse e insidia anche tennis, cricket, pallamano, basket, volley. Platini, il presidente Uefa, è preoccupato. «Ha ragione, il match fixing rischia di uccidere il calcio e l’essenza di questo sport» avverte Marcello Presilla, manager Italia di Sportradar. «Lo schema è chiaro: l’Europa ospita i grandi eventi, in Asia si scommette. Una finale di Champions attira un miliardo di euro. Dove non c’è limite alle cifre né ci sono barriere antiriciclaggio».
La mafia avanza. Dall’Austria al Giapppone, arresti e squalifiche per scandali sono frequenti. A Bochum, in Germania, Paese senza grande controllo sul gioco, l’inchiesta del 2009 rivelò anche l’influenza di una ‘ndrina calabrese su agenzie tedesche. La prima sezione dello Sco (Servizio centrale operativo) diretta da Andrea Grassi, oltre a braccare superlatitanti, segue questo filone. Nell’indagine Old Bridge a Palermo scoprì l’interesse di Cosa Nostra sul mondo delle scommesse di calcio. In Campania, ove il pm anticamorra Cesare Sirignano individuò con i Ros la clonazione illegale del circuito legale di scommesse, il fenomeno sembra ancora diffuso dopo i 21 arresti tra i Casalesi. A un boss, cliente di riguardo, manipolando i risultati della Nba statunitese, fu convertito un debito di 19 mila euro in un credito di 31 mila. Si ipotizza l’esistenza di un giro clandestino ideato tra Mondragone e Castel Volturno, con una base in Albania.
Si scommette sempre di più, eppure sono enormi le perdite per lo Stato. Attraverso i Monopoli controlla 13 mila punti di raccolta. «Ma ce ne sono almeno altri seimila» confida Luca Turchi, direttore dei Monopoli. Autorizzati, sì, ma non controllati, per via di una non chiara interpretazione delle norme Ue. Facile violare le regole. Scommettono tutti, anche chi non potrebbe: chi ha meno di 18 anni, chi punta oltre il limite di mille euro, chi elude i certificati anti-riciclaggio...
Turchi ha perfezionato un sistema di allarme sui flussi anomali di denaro aggiornato ogni 30 secondi. Ma nulla può riguardo alle agenzie collegate con Malta, Grecia, Malesia e Filippine. Già: in Europa lo spettacolo e all’estero, in Asia soprattutto, il mostro.