Emiliano Fittipaldi, L’Espresso 17/1/2014, 17 gennaio 2014
BISBOCCIA
Dopo i Mastellas, i Boccias. La storia non si ripete mai se non sotto forma di farsa, è vero, eppure Enrico Letta sta facendo da giorni gli scongiuri: ricorda bene che l’amico Romano Prodi, nel 2008, fu costretto a lasciare Palazzo Chigi proprio a seguito dei guai giudiziari della coppia d’oro della politica campana, il re e la regina di Ceppaloni, al secolo Clemente Mastella e Sandra Lonardo.
Ora l’esecutivo rischia di cappottarsi per le disavventure di un’altra coppia di ferro del Parlamento, quella formata da Nunzia De Girolamo e Francesco Boccia. Il matrimonio che meglio ha incarnato, sia nella vita privata sia nell’amministrazione pubblica, "le larghe intese", il patto di potere che il Pdl e il Pd - e poi il Pd e il nuovo partito di Alfano - hanno stipulato per governare insieme l’Italia. L’ex amazzone berlusconiana e il di lei consorte Boccia, democrat e amico personale di Letta, erano fino a pochi giorni fa il simbolo stesso dell’accordo tra destra e sinistra. Adesso, dopo le registrazioni - pubblicate in anteprima assoluta sul sito de "l’Espresso" venerdì 3 gennaio - che hanno descritto il modus operandi di Nunzia nella gestione dell’Asl di Benevento, è scattata - devastante - la nemesi: i piccioncini esaltati con servizi patinati su "Chi" sono diventati da un giorno all’altro l’emblema dell’immortale clientelismo meridionale (Nunzia è nata e cresciuta nel Sannio, Boccia è di Bisceglie, in Puglia) e sono stati dipinti come baroni affamati o che gestiscono nomine e poltrone come se la cosa pubblica fosse cosa loro. Simboli di un potere arrogante, che fa rima con raccomandazioni e favori a parenti e politici trombati premiati con ricche consulenze, e ora delle difficoltà stesse del governo Letta.
Nessun rilievo penale, almeno mentre scriviamo, è stato ancora contestato al ministro delle Politiche agricole, ribattezzata dai giornali Sua Sanità del Sannio da quando si è scoperto che ordinava ai suoi uomini di mandare all’ospedale «un bel controllo, e vaffanculo...». Epperò, analizzando la rete di potere messa in piedi negli ultimi mesi dalla ministra e da suo marito, i rilievi etici della vicenda sono evidenti. Non solo per la brutta faccenda delle pressioni di Nunzia sui dirigenti della sanità beneventana, ma anche per l’incredibile serie di promozioni e incarichi a cinque zeri assegnati a fedelissimi dell’uno e dell’altra.
UN LATIFONDISTA PER NUNZIA
"L’Espresso" ha studiato decine di delibere, carriere fulminee, patrimoni e interessi personali dei miracolati considerati vicini alla coppia Boccia-De Girolamo. Che hanno di fatto trasformato il ministero delle Politiche agricole in una sorta di buen ritiro di amici intimi ed ex fidanzati. Quasi tutti provenienti da Benevento e dalla Puglia, in particolare da Bisceglie. Partiamo dal nuovo capo di gabinetto, di fatto il numero due del ministero. Si chiama Ferdinando Ferrara ed è una vecchia conoscenza di Francesco: i due hanno lavorato insieme alla presidenza del Consiglio a partire dal 2006, quando Boccia, battuto da Nichi Vendola alle primarie del centrosinistra per la Regione Puglia, fu ricompensato da Prodi con un posto di capodipartimento.
Boccia e Ferrara s’intendono subito. Mentre Francesco dà consigli a Letta, nel 2008 il dirigente mette il turbo e fa carriera, diventando prima direttore generale di Palazzo Chigi, poi nel 2013 - grazie, dicono i maligni, proprio all’appoggio di Boccia - capo del Dipe, il dipartimento della programmazione economica. Stipendio da 218 mila euro l’anno. Lo scorso dicembre, il nuovo salto al ministero delle Politiche agricole: la De Girolamo e suo marito, considerato da tutti una sorta di co-ministro nemmeno tanto "ombra", avevano da tempo deciso di silurare il capo di gabinetto Michele Corradino individuando in Ferrara l’uomo giusto per sostituirlo. Corradino non ha fatto una piega e non ha rilasciato dichiarazioni, ma sembra che il consigliere di Stato fosse spesso in disaccordo con le scelte della De Girolamo e con i modi spicci dei suoi uomini su piccole e grandi questioni: è lui a negare una serie di rimborsi spese per le trasferte tra Roma e Benevento dei fedelissimi di Nunzia; ed è sempre lui a chiedere con insistenza al nuovo segretario particolare del ministro, il beneventano Luca Ciccone, di consegnare il curriculum, come vuole la norma. Il documento ancora non è stato pubblicato, ma una cosa si sa: Ciccone - un contratto da 60 mila euro l’anno - non è laureato.
Saltato Corradino (con lui sono andati via dal ministero per solidarietà tre magistrati e due professori universitari), Ferrara entra trionfalmente al ministero facendo schizzare alle stelle la sua busta paga: 294 mila euro l’anno, record tra i capi di gabinetto. Chissà però se sia davvero lui il dirigente giusto al posto giusto: l’amico di Francesco risulta azionista di un’azienda agricola (la Ce.ar.s di Foggia) attiva nelle coltivazioni «associate all’allevamento di animali» ed è stato pure amministratore, fino a pochi giorni fa, della Agricoltura Sistemi, società specializzata in coltivazioni miste di cereali, legumi e semi oleosi.
Il rischio di conflitto di interessi, però, sembra ancor più macroscopico quando si analizzano i suoi beni immobiliari. Con una visura catastale si scopre infatti che Ferrara è un ricchissimo proprietario terriero, uno dei massimi latifondisti della Capitanata: a Manfredonia, in provincia di Foggia, il braccio destro di Nunzia possiede insieme ai suoi fratelli circa 240 ettari di terreni e campi dove vengono coltivati uliveti per la produzione di olio e fatti pascolare ovini. Non è tutto: il dirigente possiede appezzamenti agricoli anche a Rivisondoli, dove la famiglia è intestataria di una villa di 22 stanze.
Non sappiamo se Nunzia conoscesse i business del suo capo di gabinetto, ma è sicuro che alla De Girolamo l’amico latifondista dovrebbe fare una statua d’oro. Non soltanto per il nuovo prestigioso incarico, ma perché la ministra si è battuta come una leonessa per l’abolizione della seconda rata dell’Imu agricola del 2013 e per la riduzione nel 2014, delle imposte anche per i coltivatori non professionali. Ferrara potrebbe aver risparmiato una barca di euro.
MI MANDA FRANCESCO
Il matrimonio civile dei Boccias, celebrato a Sassano qualche giorno prima del Natale 2011 dopo due anni di amore clandestino - tra il piddino e la berlusconiana la scintilla è scoccata a Napoli nel febbraio del 2009 durante un convegno sui "Giovani protagonisti del cambiamento" - è stato per mesi metafora dell’abbraccio tra i due partiti da sempre l’un contro l’altro armati. Per i fanatici della pacificazione nazionale i ragazzi rappresentavano, novelli Romeo e Giulietta, l’occasione perfetta per metter fine agli antichi dissidi tra berluscones ed ex comunisti: giovani e carini, deputati, entrambi in ascesa, assai moderati e fan della grande coalizione. Non è un caso che lo sposalizio in Chiesa, annunciato ma non avvenuto, avrebbe avuto come testimoni Silvio Berlusconi per Nunzia e Pier Luigi Bersani per Francesco.
Tra gli invitati, ovviamente, non sarebbero mancati gli amici sanniti e pugliesi che hanno invaso nei mesi scorsi il ministero delle Politiche agricole e Palazzo Chigi. Oltre a Ferrara, anche Bartolomeo Cozzoli, avvocato di Bisceglie, è entrato al Mipaf come vice capo di gabinetto. Figlio di Donato, ex primo cittadino Dc di Bisceglie, Bartolomeo ha seguito le orme paterne ed è diventato vice sindaco della sua città. Terminato l’incarico, nel 2010 ha tentato di entrare nel consiglio regionale pugliese, ma è stato trombato: su YouTube c’è un video in cui Letta e Boccia fanno campagna elettorale per lui.
Per Cozzoli il vento è girato pochi mesi fa, quando i suoi amici sono entrati nelle stanze dei bottoni: a giugno 2013 il biscegliese si è assicurato un contratto come consulente giuridico del Dipe guidato allora da Ferrara (50 mila euro l’anno) e qualche giorno fa è stato nominato pure vicecapogabinetto della De Girolamo. Non è tutto: nonostante faccia parte della segreteria regionale del Pd, lo scorso 27 dicembre il ministro dello Sviluppo Flavio Zanonato lo ha nominato anche commissario straordinario della Congregazione della Divina Provvidenza, proprietaria di ospedali a Bisceglie. Molti si chiedono come farà Cozzoli a seguire tutti gli incarichi conquistati.
POLTRONIFICIO
BOCCIA
Come Cozzoli e Boccia anche Francesco Rana, 34 anni, è nato a Bisceglie. In Puglia lo chiamano il "ragazzo prodigio". La sua carriera, in effetti, ha poco di normale. A soli 25 anni Rana diventa assistente del professor Boccia all’università Carlo Cattaneo, nel 2004 è funzionario del comune di Bari mentre il suo maestro è assessore all’Economia. Due anni dopo Boccia lo porta con sé alla presidenza del Consiglio, dove fa rapidamente carriera e diventa dirigente. Con il governo Letta, però, il salto definitivo: oggi Francesco Rana è capo della segreteria tecnica del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Filippo Patroni Griffi. Una poltrona da 185 mila euro lordi l’anno.
Nemmeno Angelo Argento, altro amico del cuore di Boccia, può lamentarsi. Avvocato, esperto in diritto dei Beni culturali, è stato candidato al Senato in Calabria dal Pd, ma come Cozzoli non ce l’ha fatta. Così il solito Ferrara l’ha proposto per una poltrona al Nucleo tecnico per il coordinamento della politica economica. Nomina arrivata il 9 luglio scorso, insieme con un compenso annuo da 80 mila euro. A cui Argento deve sommare anche i soldini guadagnati come consulente del Sin, società controllata dal ministero delle Politiche agricole. Da un po’ di tempo in qua, però, i rapporti tra i due non sono più quelli di una volta: a quanto si racconta al ministero, Nunzia avrebbe chiesto ad Argento di dimettersi dal Sin - incarico che il legale ricopre dal 2010 - per far spazio a un uomo vicino al Nuovo centro destra.
Anche l’ingegner Sergio Zucchetti è finito al Sin, seppur per pochi mesi. Come Rana, Zucchetti è stato per anni assistente di Boccia all’università Cattaneo e Nunzia ha deciso di premiare le sue capacità nominandolo lo scorso ottobre amministratore delegato della società che gestisce il sistema agricolo nazionale. Zucchetti, però, si è dimesso a fine dicembre, pochi giorni dopo un’inchiesta de "l’Espresso" sulla cattiva gestione del Sin. L’ingegnere, come scrive in una lunga relazione, è in effetti rimasto scottato dall’ingovernabilità e da evidenti conflitti d’interessi presenti in azienda, controllata al 51 per cento da Agea (la società del ministero che ogni anno smista i 7 miliardi dei fondi europei della Pac) e per il restante 49 per cento da società private come Almaviva, Ibm e Telespazio.
DAL SANNIO CON FURORE
Molti dei Boccia Boys fanno parte anche di VeDrò, il think-tank trasversale voluto da Enrico Letta. Già: Argento, Patroni Griffi, gli stessi De Girolamo e Boccia, che nell’attuale parlamento è diventato presidente dell’influente commissione Bilancio della Camera, sono tra i fondatori della convention estiva che si tiene a Drò, una sorta di salotto chic del potere lettiano. Meno chic, invece, sono le frasi registrate dall’ex direttore sanitario della Asl di Benevento Felice Pisapia nel salotto di casa De Girolamo, dove si tenevano le riunioni del direttorio che decideva - secondo le indagini dei pm sanniti e del nucleo di polizia tributaria della Gdf - come orientare l’appalto del servizio 118 o come sollecitare controlli all’ospedale Fatebenefratelli in modo da assegnare la gestione del bar interno alla cugina e allo zio di Nunzia, allora deputata Pdl. La voce della ministra è su decine di nastri insieme a quella di suoi stretti collaboratori premiati con un posto al ministero che ora rischiano di essere iscritti nel registro degli indagati: come Luigi Barone, ex vicedirettore de "Il Sannio", oggi capo della segreteria del Mipaf e amico del cuore di Nunzia; e Giacomo Papa, vice capo di gabinetto che ha lavorato - lo ha ricordato Giovanna Vitale su "Repubblica" - con il papà di Nunzia al consorzio agrario di Benevento.
Ma alle Politiche agricole De Girolamo ha portato anche il suo segretario Ciccone; l’ex fidanzato Antonio Tozzi, nominato direttore generale della controllata Sin (175 mila euro l’anno); il generale sannita Giovanni Mainolfi, indagato in uno stralcio dell’inchiesta P4, chiamato a commissario straordinario della società Agea; e le amiche Maria Esposito e Ilaria Facchiano. Perché i Boccias, si sa, preferiscono gestire tutto in famiglia.