Paolo Berizzi, la Repubblica 17/1/2014, 17 gennaio 2014
BERGAMO
— Una curva a processo. Anzi: due. Insieme. Divise da un’accesa rivalità. Una città politicamente spaccata (le opposizioni contro sindaco e giunta) per colpa degli ultrà: e, conseguenza del tutto, il rischio di problemi organizzativi e di ordine pubblico.
Il mondo ultrà, si sa, è fatto di eccessi. Ma l’udienza che questa mattina a Bergamo vedrà alla sbarra 151 tifosi — 95 dell’Atalanta (ci sono anche un ex assessore regionale e un ex sindaco leghisti) e 56 del Catania — , è un record per tanti motivi. Primo: mai in Italia era stato contestato il reato di associazione per delinquere («finalizzata a compiere atti di guerriglia» contro tifoserie avversarie e forze dell’ordine) a un gruppo così numeroso di tifosi di calcio. Il secondo motivo è proprio il numero degli imputati. L’evento giudiziario di questa mattina — e siamo solo all’udienza preliminare — è di quelli che solitamente richiedono spazi adeguati, tipo aule bunker o comunque di
dimensioni importanti. Non a caso il questore di Bergamo, Fortunato Finolli, aveva chiesto al presidente del Tribunale di trovare un’aula adatta; si era ipotizzato di spostare la maxi udienza nel vicino Auditorium di piazza della Libertà. Ma tant’è, nessun provvedimento è stato adottato, e l’unica speranza, a questo punto, è che almeno una parte dei 151 imputati decida di non metterci la faccia.
Che cosa è successo a Bergamo? Il pm Carmen Pugliese ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio degli ultrà per una lunga scia di disordini: i fatti
vanno dal 2006 al 2012. Tra gli episodi clou c’è l’assalto dei supporter atalantini alla Bèrghem Fest di Alzano Lombardo nell’agosto del 2010, una violenta azione di protesta (con lancio di molotov e pietre) contro l’allora ministro dell’Interno Roberto Maroni, colpevole di avere introdotto l’odiata tessera del tifoso. E poi
altri «atti di guerriglia»: protagonisti sempre gli ultrà atalantini. In particolare contro i rivali catanesi (settembre 2009; da qui i 56 imputati) e contro gli interisti (dicembre 2009). Dal 2006 e per sei anni — secondo la Procura — i tifosi bergamaschi si sarebbero dedicati a «pianificare e mettere in atto » scontri contro ultrà di
squadre avversarie e poliziotti. Con lanci di oggetti e bottiglie incendiarie, e poi scritte sui muri in «onore di tutti i diffidati », volantini, manifestazioni non autorizzate. Tra gli impu-tati, oltre a Claudio Galimberti detto “Bocia”, capo della curva atalantina già condannato a sedici mesi per avere violato un Daspo, ci sono due
politici: entrambi della Lega Nord, da sempre vicini alla curva. Uno è Daniele Belotti, già assessore regionale al Territorio, oggi segretario provinciale del Carroccio e consigliere comunale. Nelle cinquemila pagine della maxi indagine il pm lo considera il punto di riferimento della tifoseria, una sorta di ideologo, tanto da
contestargli il concorso esterno in associazione a delinquere. L’altro politico è il compagno di partito di Belotti Alberto Maffi, 29 anni, ex sindaco di Gandosso. Secondo l’accusa era una delle vedette che la domenica segnalava al “Bocia” i movimenti della polizia.
Il clima nel quale si arriva al processo di oggi è particolarmente teso: da quando a novembre 2012 i magistrati hanno chiuso la maxi indagine (basata su filmati e intercettazioni telefoniche e ambienta-li), gli ultrà atalantini hanno alzato un muro contro forze dell’ordine, magistratura e giornali, rei di trattarli alla stregua di «mafiosi» e «assassini». Questa mattina fuori dal tribunale le forze dell’ordine non escludono un presidio di protesta con striscioni di solidarietà agli imputati. L’altra voce che gira negli ambienti ultrà è che il direttivo della curva, per evitare strumentalizzazioni, avrebbe sensibilizzato i tifosi a disertare l’appuntamento. Un forfait che si sposerebbe con la linea suggerita da alcuni avvocati ai loro assistiti.
Le polemiche sul maxiprocesso ultrà sono rimbalzate
anche nei palazzi della politica. Le opposizioni di centrosinistra — in primis l’ex sindaco Roberto Bruni, Patto Civico — hanno chiesto al Comune di costituirsi parte civile (per danni morali e d’immagine) contro gli ultrà dell’Atalanta. Così come farà il Comune di Alzano Lombardo (sede della Bèrghem Fest). La maggioranza ha bocciato la proposta. E i toni del confronto si sono accesi. Bruni ha citato come esempio un precedente del Comune di Udine per l’omicidio di tre poliziotti da parte di una banda di mafiosi albanesi (23 dicembre 1998). Una “memoria” che ha fatto andare su tutte le furie Daniele Belotti, qui nella veste un po’ imbarazzante di consigliere comunale e anche di imputato. «Per Bruni i tifosi della Nord sono come assassini», gli ha risposto a muso duro. «Gli ultrà potranno non essere simpatici a tutti, qualcuno potrà essersi reso responsabile di fatti violenti che vanno condannati, ma come si fa a paragonarli a degli spietati assassini mafiosi albanesi?». Pronta la replica di Bruni: «Belotti vuol parlare da politico, da segretario della Lega Nord, mentre è persona direttamente coinvolta nelle indagini».