Stefano Vespa, Panorama 16/1/2014, 16 gennaio 2014
UGO CAPPELLACCI – [HO TAGLIATO STIPENDI E PRIVILEGI. ORA VOGLIO TAGLIARE I LEGAMI CON ROMA]
La Sardegna è sempre stata un laboratorio politico; oggi i cittadini devono andare ai seggi e scegliere un voto di proposta. La protesta non serve». Ugo Cappellacci è di buon umore: il presidente della giunta regionale ha appena saputo di essere stato assolto, perché il fatto non sussiste, dall’accusa di bancarotta della municipalizzata di Carloforte di cui ha presieduto il consiglio di amministrazione fino al 2006. E si presenta da favorito alle elezioni regionali del 16 febbraio, alla guida di una coalizione di centrodestra con Forza Italia, Fratelli d’Italia, Udc e liste locali come Riformatori sardi, Uds, Partito sardo d’azione e Movimenti zona franca.
Il voto sardo sarà un test importante prima delle europee e delle amministrative di maggio. L’assenza del Movimento 5 stelle, a causa delle sue divisioni interne, «libererà» quasi il 30 per cento di voti che alle politiche di un anno fa lo rese il primo partito. Per conquistarli sarà guerra?
L’assenza di Beppe Grillo è la caratteristica peculiare di queste elezioni. Quello era un voto di protesta e si tradurrà prevalentemente in astensione: i primi sondaggi danno al 54 per cento gli indecisi.
I suoi avversari principali sono Francesco Pigliaru per il centrosinistra, prorettore dell’Università di Cagliari ed ex assessore nella giunta Soru, e la scrittrice Michela Murgia con la coalizione Sardegna possibile. Lei chi teme di più?
Certamente Murgia. Vedo l’indicazione di Pigliaru da parte del Pd come una prosecuzione della linea Soru. Murgia è la vera novità: è difficilmente quantificabile per l’assenza di Grillo. Anzi, direi che è l’unica novità con noi.
Voi siete al governo da oltre quattro anni. Perché sareste una novità?
Perché il nostro è un programma che punta a temi concreti che interessano i sardi, come la zona franca: un mix di strumenti sul piano doganale, con riduzione delle tariffe dei trasporti; su quello dei consumi, con taglio dell’Iva e delle accise; su quello fiscale, con taglio delle tasse e vantaggi alle imprese.
Pigliaru sostituisce Francesca Barracciu, costretta al dietrofront in quanto indagata per lo scandalo dei fondi ai gruppi regionali. È il cambio in corsa che le fa dire meno pericoloso il candidato del centrosinistra?
La scelta di Barracciu aveva il conforto di un voto popolare come quello delle primarie. La candidatura del suo sostituto è invece un colpo di mano dell’apparato di partito. Il «peccato originale» di Pigliaru lo rende più debole. L’esclusione di Barracciu è un gesto ipocrita, visto che ad altri è stato consentito di correre alle primarie benché indagati.
I sondaggi la danno in testa, ma quel 54 per cento è un netto segnale di sfiducia nella politica. Come convincerà gli incerti?
Premesso che la Sardegna non è diversa dal resto dell’Italia, qui noi siamo all’avanguardia per i tagli ai costi della politica: abbiamo ridotto il numero dei consiglieri regionali, quasi dimezzato le loro indennità, eliminato il vitalizio, e poi abbiamo abolito le province e i consigli di amministrazione degli enti, inoltre da tre anni ho rinunciato all’indennità di presidente, ho venduto l’auto blu e i miei assessori lavorano con un’indennità di 1 euro.
A che punto è l’abolizione delle province?
Ne avevamo quattro regionali e quattro statali, i vecchi capoluoghi tradizionali. Quelle regionali (cioè Carbonia-Iglesias, Medio Campidano, Ogliastra e Olbia-Tempio, ndr) oggi sono gestite da un commissario liquidatore e stiamo lavorando per riassegnarne le funzioni. Abbiamo presentato poi una proposta di legge perché il Parlamento modifichi il nostro statuto in modo da abrogare anche quelle statali, ma in realtà mi auguro che sia veloce l’iter del disegno di legge costituzionale che riguarda tutta l’Italia.
Decine di consiglieri indagati per lo scandalo dei rimborsi consiliari e tre arresti nel Pdl nei mesi scorsi. Quanto incide questa situazione in campagna elettorale?
Ne parlo liberamente perché in cinque anni la mia rendicontazione di spesa è pari a zero euro. Agli elettori racconto le cose positive fatte e sono credibile proprio perché non ho preso soldi non dovuti. Per il resto sono garantista ma, se la magistratura accerterà i reati, i responsabili dovrebbero essere allontanati definitivamente dalla politica.
Lei ha spesso polemizzato con i governi, compreso quello di Silvio Berlusconi, per la scarsa attenzione dimostrata nei confronti della sua terra. Quelle polemiche sono superate definitivamente?
L’interesse dei sardi è al primo posto e quando ebbi lo scontro con il governo Berlusconi non riguardava lui, ma suoi ministri come Giulio Tremonti e Roberto Calderoli. Restituii la tessera del Pdl segnalando al presidente che qualcosa non funzionava e che i nostri diritti venivano calpestati. Mi pare che pochi mesi dopo lo stesso Berlusconi ebbe qualche problema con Tremonti.
L’alluvione dello scorso novembre ha fatto emergere il dissesto idrogeologico della Sardegna. Nella prossima legislatura questo sarà finalmente un tema prioritario?
Se la nostra regione ha il più basso indice d’infrastrutture in Italia vuol dire che da decenni qualcosa non funziona con lo Stato, che non è padre bensì patrigno. Abbiamo adottato un piano stralcio per le fasce fluviali e vincoli rigorosi, con tanto di proteste dei territori interessati. Il vero problema sono certe urbanizzazioni realizzate nei decenni scorsi e che abbiamo ereditato.
Quindi oggi servono molti soldi.
Occorrono opere idrauliche di contenimento, vanno deviati i corsi dei fiumi: l’alternativa sarebbe buttare giù interi quartieri. Ognuno deve fare la propria parte, ma occorrono investimenti ingenti. Ed è assurdo che gli enti locali possano eccezionalmente sforare il patto di stabilità dopo che è avvenuta un’emergenza, mentre dovrebbe essere possibile sforarlo prima proprio per realizzare opere di prevenzione. Non consentirlo significa essere folli, non virtuosi.
E qual è la situazione del dopo alluvione?
Abbiamo avuto 600 milioni di euro di danni, ma finora il governo ci ha dato cifre minime nonostante continui contatti con i ministri e la visita di Enrico Letta subito dopo i fatti. Ora basta, occorrono provvedimenti concreti.
Insomma, il suo scopo principale è recuperare gli scontenti e ridurre gli astenuti?
È soprattutto convincere ad andare a votare. Se viviamo una situazione di malessere, la cosa più saggia è scegliere un voto di proposta. La protesta non serve e lo dimostra l’assenza di Grillo: i suoi hanno cominciato a litigare e non è venuta fuori nessuna proposta concreta.