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 2014  gennaio 16 Giovedì calendario

LA MENTE DELL’11/9 SI CONVERTE ALL’ISLAM NON-VIOLENTO


Ha orchestrato gli attacchi alle Torri Gemelle e al Pentagono dell’11 settembre 2001 «dalla A alla Z», come ha ammesso durante una deposizione nel 2009. Ha organizzato la strage nel night club di Bali che fece 200 morti. E ha sgozzato con le sue mani il giornalista del Wall Street Journal Daniel Pearl, delitto di cui s’è vantato nel 2007 prima che un’inchiesta giudiziaria lo confermasse. Questo, solo per ricordare chi è il vero Khalid Sheikh Mohammed, KSM, il più importante detenuto di Al Qaeda a Guantanamo. Oggi, 11 anni dopo la sua cattura e in attesa di verdetto finale del tribunale militare, ha scritto le sue “memorie” sotto forma di un “Manifesto” di 36 pagine, quasi-buonista nella forma, ma molto politico nella sostanza. Pieno di attacchi al «Bush crociato» e alla «Guerra al terrore», con toni e argomenti mutuati dalle tesi antiamericane dei liberal più estremi, dentro e fuori gli Usa. La prima sezione è stata divulgata dall’Huffington Post in collaborazione con Channel 4 inglese, ed è la più introspettiva dei falsi tormenti del fanatico sterminatore. La seconda e la terza sono preannunciate quali analisi “storiche” per giustificare il terrorismo come “legittima difesa” dei musulmani.
Così, anche senza quel processo civile che il governo Obama avrebbe voluto tenere a New York trattando KSM come un delinquente comune, la macchina politicamente corretta della giustizia militare Usa ha comunque vergognosamente permesso che il terrorista più lordo di sangue di civili al mondo salisse in cattedra e tenesse il suo “sermone” di propaganda islamica: un giudice, infatti, ha ritenuto che non ci fossero più motivi per impedire che i prigionieri di più alta pericolosità rinchiusi nell’ala 7, tra cui KSM, comunicassero con l’esterno. «È mio dovere religioso nel trattare con tutti i non musulmani, come la gente di questa corte - giudici, procuratori, avvocati - invitare tutti ad abbracciare l’Islam. Capisco bene che avete sentito parlare dell’Islam e ne sapete molto, ma è mia convinzione che Allah mi chiederà nel Giorno del Giudizio: perché non hai invitato questa gente nell’Islam?», ha detto KSM. Senza un velo di pentimento ma vestendo il saio del predicatore pacifico. E appellandosi addirittura a Maometto. «Il sacro Corano ci impedisce di usare la violenza quale strumento di conversione; la verità e la realtà non vengono mai dai muscoli e dalla forza, ma utilizzando la mente e la saggezza », ha spiegato da imam moderato. Non ha tuttavia rinnegato esplicitamente il precedente “manifesto” in sei pagine, in cui aveva esposto durante il processo «la risposta islamica alle accuse del Governo americano»: c’era la riaffermazione del suo impegno a combattere contro gli Stati Uniti, definiti «criminali di guerra di prima classe».
KSM, 50 anni, ha trasformato nel tempo la sua immagine fisica in quella di un asceta, somigliante all’Osama Bin Laden che guidava la jihad armata dalla latitanza. Lui non è più libero di operare da terrorista militante, e quindi sfrutta il conforto della cella di Guantanamo («vi sto bene») per giocare il ruolo del santone. Nel suo delirio non sarà più Al Qaeda a sovvertire l’America: l’omosessualità e le nozze gay, la musica e i costumi depravati occidentali la porteranno all’autodistruzione.