Marco Travaglio, Il Fatto Quotidiano 16/1/2014, 16 gennaio 2014
LARDO AI GIOVANI
Nunzia De Girolamo potrebbe non essere soltanto la donna spregiudicata e proterva che abbiamo descritto, usando le sue stesse parole rubate da un funzionario dell’Asl di Benevento che stava per essere epurato. Potrebbe essere anche una politica a suo modo in buona fede, intelligente, determinata e desiderosa di fare qualcosa di buono, anche se le idee, il curriculum, le compagnie e i comportamenti non ci piacciono. Se è così, domani ha un’occasione imperdibile per dimostrarlo. Nel riferire alla Camera sullo scandalo che la vede coinvolta replicando alla mozione di sfiducia individuale dei 5Stelle, potrebbe evitare le solite geremiadi sul non essere indagata (e chi se ne frega), sulla “privacy violata” e sulle “intercettazioni abusive”: se qualcuno fosse entrato di soppiatto in casa sua per registrare le sue conversazioni, avrebbe ragione di lamentarsi; ma è stata lei a convocare in casa sua i dirigenti dell’Asl per discutere di appalti, presìdi ospedalieri e favori a parenti e amici, trasformando la sua privata abitazione in un luogo pubblico e le conversazioni in affari pubblici; e registrare di nascosto i propri colloqui con altri è lecito. Cosa potrebbe dire allora la De Girolamo ai deputati, e dunque ai cittadini? La verità. Tutta la verità. Nient’altro che la verità. E cioè che in Italia, con questa classe politica, questi partiti e questa Pubblica Amministrazione, un giovane che voglia emergere in un partito e conquistare un posto di governo non deve dimostrare di essere bravo, competente e onesto: queste non sono qualità, sono ostacoli e fonti di sospetto. Deve invece crearsi una rete di potere, clientele e voti di scambio, cominciando dal proprio terreno di caccia elettorale, scalzandone gli altri concorrenti e sistemando fedelissimi (meglio se parenti o amici) nei posti chiave, a partire dalla più grande mangiatoia sopravvissuta a tutti i tagli e le spending rewiev: la sanità pubblica e/o convenzionata. Cioè usando gli stessi sistemi dei vecchi ras della Prima e della Seconda Repubblica (sempreché esista una differenza). A Benevento il centrodestra coincide da tempo immemorabile con la famiglia Mastella, dunque bisogna annientare i mastelliani con metodi mastelliani. Che sono comunque meno persuasivi di quelli dei padroni del centrodestra campano: Nicola Cosentino detto Nick ‘o Mericano e Luigi Cesaro detto Giggino ‘a Purpetta. L’alternativa è restare gregari a vita, o abbandonare la politica, o aderire ai 5Stelle sperando di non essere riconosciuti. Sarebbe, questo, un discorso di verità. Purché non si concluda col classico, farabuttesco “così fan tutti”, che punta all’autoassoluzione e alla perpetuazione del sistema marcio in saecula saeculorum. Ma con un discorso serio e onesto: “Ho sbagliato, dunque mi dimetto e me ne sto buona buona in quarantena fino al prossimo giro di giostra, se mai mi ricapiterà. Però intanto vi dico che così non si può andare avanti. E anche le mie dimissioni, senza un discorso di verità da parte di tutti, resteranno inutili. Perché al mio posto arriverà qualcun altro che le cose che ho fatto io le fa da sempre, ma è stato più fortunato a non farsi beccare. Finché le Asl e tutte le società pubbliche, dagli acquedotti ai rifiuti, resteranno nelle mani dei partiti che le spremono come limoni per finanziare se stessi e il loro indotto clientelare in cambio di voti, si passerà dal sistema Mastella al sistema De Girolamo al sistema Tizio, Caio e Sempronio. Voglio usare la mia breve esperienza e i miei molti errori per raccontarvi senza ipocrisie come funziona la politica in Italia e cosa si può fare per cambiarla, riformando i partiti (che devono smettere di essere strutture elefantiache sempre a caccia di soldi) e del settore pubblico (che oggi è privato, perché non appartiene ai cittadini, ma ai politici)”. Se domani dirà così, Nunzia De Girolamo renderà un buon servizio alla politica, all’Italia e soprattutto a se stessa. Altrimenti resterà uno dei tanti militi ignoti, caduti sull’eterno campo di battaglia del magnamagna.