Valentina Errante, Sara Menafra, Il Messaggero 16/1/2014, 16 gennaio 2014
RIFIUTI, CERRONI SOTTO TORCHIO «ECCO IL SISTEMA» ACCUSE AI POLITICI
RIFIUTI, CERRONI SOTTO TORCHIO «ECCO IL SISTEMA» ACCUSE AI POLITICI –
L’INCHIESTA
ROMA Il “Supremo” sotto torchio punta il dito. Per tre ore, ieri, ha risposto alle domande del gip che giovedì scorso lo ha mandato ai domiciliari. Manlio Cerroni, ras incontrastato delle discariche romane, ha dovuto rispondere a pesantissime contestazioni, e ha ribattuto accusando i politici: tutti quelli che per più di 20 anni gli hanno garantito il monopolio. Ha negato l’esistenza di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di rifiuti e alla frode tenuta in piedi da una rete di relazioni con politici e ambientalisti: «Non ero io a cercare i politici per chiedere favori - ha replicato alle accuse - erano loro a cercare me. Ho salvato Roma dall’emergenza e mi dovrebbero fare una statua». E adesso è proprio sui politici che punteranno le indagini, approfondendo il sodalizio che in realtà ha fatto prosperare il “sistema” tra l’avvocato e i partiti. I legali di Cerroni hanno annunciato il deposito di una memoria per dimostrare che il re delle discariche «era cercato» e non «cercava». Non operava «pressioni» ma era «pressato».
L’INTERROGATORIO
«Io ho salvato Roma dal caos rifiuti, in questa materia sono l’oracolo». E’ la versione dei fatti che ieri, il “Supremo”, come lo chiamavano alcuni dei venti indagati, ha fornito al gip Massimo Battistini e al pm Alberto Galanti. Tre ore non sono state sufficienti. L’epopea di Cerroni, avvocato, classe 1926, comincia dal ’57 e pare che il re delle discariche sia partito proprio dall’origine della sua fortunata avventura per spiegare agli inquirenti come funzionasse la gestione delle discariche e concludere: «Nonostante un sistema burocratico folle, ho evitato che a Roma si creasse un’emergenza come quella vissuta in Campania». L’interrogatorio continuerà nei prossimi giorni. Cerroni ha descritto come veniva gestita la raccolta dei rifiuti a Roma e nel Lazio, respingendo l’accusa di essere il dominus di un’associazione che sfruttava l’emergenza di Malagrotta per ottenere il via libera ai siti alternativi di Albano Laziale e Monti dell’Ortaccio. «Erano i politici a cercarmi, perché ero il punto di riferimento per lo smaltimento di rifiuti. Sulla materia - ha detto al gip - è inutile parlare con consulenti e specialisti: basta parlare con me. Io sono un oracolo». I suoi avvocati, Bruno Assumma e Giorgio Martellino, sembrano soddisfatti, annunciano il deposito di una memoria: «Ha risposto a tutte le domande. È sempre un leone. Ha chiarito tutto, ribadendo il rigore del suo operato». A chiudere la giornata è invece un comunicato che arriva da “casa” Cerroni. La nota della Colari, il consorzio del ras, conferma la linea: «Grazie alla discarica di Malagrotta, la cittadinanza romana ha risparmiato in trent’anni ben 2 miliardi di euro - si legge nel documento - l’avvocato ha risposto a tutte le domande e ha ricordato, tra l’altro, che da Natale 2011 è stata scongiurata l’emergenza rifiuti a Roma grazie all’intervento delle società del gruppo». Colari informa anche che, la versione offerta da Cerroni ai magistrati «ha fornito un contributo di novità sulle singole vicende oggetto del procedimento». Elementi ulteriori rispetto ai cento fascicoli che i difensori vogliono esaminare prima di presentare un’istanza di scarcerazione.
I RAPPORTI CON I “PALAZZI”
Intanto l’inchiesta dei carabinieri del Noe si allarga. All’esame dei pm Alberto Galanti e Simona Maisto ci sono 40 anni di storia della gestione dei rifiuti e i rapporti di Cerroni con i politici delle giunte che si sono succedute in Campidoglio e alla Regione. Sul ruolo dei “palazzi” punterà la memoria annunciata dalla difesa per dimostrare che il re delle discariche «era cercato». Non è escluso che proprio alcuni politici possano essere sentiti nei prossimi giorni.
IL FURTO
Intanto vanno avanti le indagini sul furto del fascicolo dall’armadio del gip Massimo Battistini. Il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri non invierà i suoi ispettori: «Vediamo prima di conoscere meglio la vicenda», ha commentato. E’ chiaro che la richiesta di arresto per Cerroni sia stata sottratta da qualcuno interno agli uffici. Il fascicolo per furto aggravato, inviato a Perugia per competenza, è tornato a Roma. Per i magistrati umbri, la parte lesa non è il giudice “derubato”, ma proprio il ministero.
Valentina Errante
QUEGLI INCONTRI NELLA SEDE PD PER INCASSARE I FONDI EUROPEI LE CARTE –
ROMA Erano in molti a dare ascolto al ras delle discariche Manlio Cerroni, quando chiamava chiedendo aiuto. Ed è specialmente l’area ambientalista del Partito democratico che si mostra compiacente quando, nel 2008, il ”Supremo” chiede che nei finanziamenti Cip6 possa entrare anche il Lazio. Tanto più che, in quei giorni, gli stessi parlamentari chiamano Cerroni per chiedergli di diventare il finanziatore di una nuova associazione, la Fondazione Sviluppo Sostenibile.
La torta, che comprende fondi europei, è grossa. «Devo trovare il modo per poter fare due soldi», dice Cerroni all’amico del Pd laziale Mario Di Carlo, poi deceduto. La storia è raccontata in una delle informative del Noe depositate agli atti dell’inchiesta che ha portato il patron della ”monnezza” ai domiciliari. Anche se, alla fine, i parlamentari coinvolti non voteranno il decreto che permetterà anche al Lazio di accedere ai fondi europei, sono in molti a riceverlo. Realacci, ad esempio, nel giugno 2008 lo chiama per conoscere meglio la vicenda. Realacci: «Ciao, eravamo rimasti d’accordo di provare a sentirci per incrociarci»; Cerroni: «Sì, benissimo, quando lo vogliamo fare? Vengo alla Camera?» . I due si vedono il 17 giugno in piazza di Pietra. Annotano i Carabinieri: «Alle ore 11.30 circa, giunti sul posto - si legge nell’informativa - veniva individuato Manlio Cerroni che attendeva all’entrata del bar convenuto. Dopo pochi minuti sopraggiungeva a piedi il deputato Ermete Realacci il quale si avviava verso Cerroni. Insieme entravano all’interno del bar e vi permanevano per circa 30 minuti».
Cerroni però si muove su più piani. L’11 giugno chiama anche Giuseppe Fioroni. Cerroni: «Tutto bene. No volevo soprattutto avere un tuo fax, io ti devo mandare dei documenti importanti che si riferiscono a Viterbo dopo che ho visto che cosa è successo a Napoli». Fioroni:«Perché non me lo mandi, Ma?». Il fax che detta Fioroni è quello della sede Pd di Sant’Andrea delle Fratte.
L’INCONTRO
Il 31 luglio Cerroni ottiene anche un incontro nella sede del Pd. Stando alla telefonata della segretaria della parlamentare Luciana Pedoto, alla riunione, che si è effettivamente svolta, dovevano partecipare anche Di Carlo e Francesco Ferrante (ex direttore generale di Legambiente) e lo stesso Fioroni. Il quale, però, ora chiarisce: «Non so veramente di cosa si stia parlando. Ho sempre parlato con coloro che avevano da esporre problemi».
LA FONDAZIONE
Parallelamente a questi incontri viaggiano le telefonate per il finanziamento della fondazione Sviluppo Sostenibile. A maggio, Cerroni chiama Di Carlo. Cerroni: «Mi hanno dato un documento per una fondazione sull’ambiente sullo sviluppo sostenibile. Conviene starci con queste persone»; Di Carlo: «Sì ma non so quant’è il diciamo...». Cerroni chiamerà personalmente Edo Ronchi proprio nei giorni in cui si discute anche del Cip6. Il 16 giugno Ronchi lo contatta per chiedere personalmente dell’adesione: «Attraverso l’attività tecnica di intercettazione, veniva registrata e recuperata una copia di un fax composto da due pagine nel quale Cerroni comunicava ad Edo Ronchi l’avvenuto versamento di 20.000,00 per l’Istituto».
A CASA DI RUTELLI
Anche con Rutelli i rapporti sono stretti. Ai primi di novembre del 2008, poco dopo l’attivazione, l’impianto di rigassificazione di Malagrotta rischia già il sequestro. Cerroni e i suoi soci, non è chiaro come, sanno già che il provvedimento è imminente. Ed è a quel punto che Cerroni chiama Rutelli. Cerroni: «Quando rientri?»; Rutelli: «Stanotte»; Cerroni: «Stanotte quindi poi domani sera domani pomeriggio quando vuoi? Un minutino, a casa però, un minuto una parola sola»; Rutelli: «Vuoi fare lunedì alle neve e mezzo?»; Cerroni: «Lunedì alle nove e mezzo okkei da te ciao». L’incontro sembra essersi effettivamente svolto perché un’ora dopo Rutelli richiama Cerroni: «Avvocato sono Francesco»; Cerroni: «Uè ciao bello»; Rutelli: «Senti, dunque allora ho parlato con l’avvocato Figliolia, Gli ho spiegato che siccome questa è un’impresa veramente pulita. Oltre che essere corretta ovviamente. Gli ho preannunciato che l’avrebbe chiamato l’avvocato». Il numero che Rutelli passa a Cerroni è quello di Ettore Figliolia, avvocato dello Stato e suo ex capo di gabinetto quando era vicepremier.
Sara Menafra