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 2014  gennaio 16 Giovedì calendario

PRONTO IL PARTITO DI PASSERA ANTEPRIMA TRA GLI IMPRENDITORI “UNO SHOCK CONTRO IL DEGRADO”


MILANO — «Uno shock per non far scivolare il Paese nel baratro. Si può». Corrado Passera torna in campo italianizzando il motto Yes we can, lo slogan della prima campagna elettorale di Barak Obama per la corsa alla Casa Bianca. Il nuovo movimento politico dell’ex ministro dello Sviluppo economico del governo Monti è ormai pronto. «Lo annuncerò nei prossimi giorni » — ha anticipato ieri l’ex ministro illustrando il suo progetto a un gruppo selezionato di manager, imprenditori, economisti, banchieri riuniti a porte chiuse dal club Ambrosetti in un grande albergo del centro di Milano. La cornice era quella degli incontri del ciclo Economic Indicator.
Le prime sfide del ritorno politico di Passera sono tre. Ridisegnare la macchina dello Stato per tornare ad attirare gli investimenti esteri. Progettare un nuovo welfare. Una nuova legge elettorale a doppio turno per far tornare agli italiani la passione per la politica. «La sfida all’antipolitica si vince puntando sulla qualità dei candidati — spiega Passera al termine dell’incontro — Se in lista si candidano persone non di valore, la gente vota da un’altra parte o non vota nemmeno perché non ha più fiducia nella politica. Il mio progetto è una legge elettorale a doppio turno. Con collegi molto piccoli e liste ridotte al minimo. Possibilmente composte anche da un solo candidato.
Nel primo turno si presentano tutti per coinvolgere il massimo numero di elettori. Nel secondo si possono formare le coalizioni».
Ad ascoltare la conferenza dell’ex banchiere e manager, poi ministro con Monti, ci sono nomi dell’economia e della finanza. Tra gli altri, l’amministratore delegato del gruppo Hewlett-Packard Stefano Venturi. Il presidente e ad di Guala Closures Marco Giovannini. Il numero uno del gruppo editoriale De Agostini Alessandro Belloni. L’amministratore delegato di General Electric Italia Sandro De Poli. Ma anche banchieri come Andrea Soro, responsabile per l’Italia e il Sud Europa di Royal Bank of Scotland. Il direttore generale di Visa Europa Davide Stefanini. Quello della sede italiana del colosso bancario britannico Hsbc, Marzio Perelli, e John Stewart Crowe, dell’omonimo studio di consulenza contabile.
L’uscita dalla recessione è lenta. I volti dei manager sono preoccupati. Passera sfodera subito il suo programma choc per dare una scossa all’economia. La prima missione è quella di riportare in Italia gli investimenti stranieri fuggiti all’estero. Per colpa delle troppe regole, del peso della burocrazia, dell’instabilità politica. La parola chiave, però, sembra essere qualità. A cominciare dai nomi dei candidati da mettere in lista. «Un grande lavoro per mettere insieme proposte che rimettano in moto questo Paese, che non sono né di destra né di sinistra», aveva detto Passera due mesi fa al forum organizzato dalla Coldiretti a Cernobbio, sul lago di Como. Nel quale aveva annunciato: «La squadra è ormai pronta».
Il vero battesimo di questo nuovo cantiere dei moderati è ormai solo questione di giorni. L’obiettivo di Passera sembra essere non solo raccogliere l’eredità del professor Monti, ma di allargare la base del consenso di questa nuova formazione a tutti gli scontenti che non si riconoscono nell’attuale scenario politico. Parlando dell’addio di Mario Monti a Scelta civica, Passera aveva detto: «Era il mio timore. Per questo, con grande sofferenza, ai tempi dissi di no a entrare in quel partito. In quel progetto è sicuramente mancato il coraggio della proposta radicale e la sufficiente novità della proposta politica». Quel coraggio e quella scelta radicale che oggi l’ex ministro del governo Monti conta di aver messo nel suo progetto per un nuovo modello del Paese. In grado di contribuire ad arrestare il declino dell’economia italiana e ad iniziare a recuperare il tempo perduto.
Alla fine dell’incontro di ieri commenti tutti positivi. Sui volti era perfino tornato qualche sorriso. A guardare con interesse il progetto politico annunciato da Passera era stata nei mesi scorsi anche Ilaria Borletti Buitoni, ex presidente del Fai, rimasta dentro Scelta civica dopo la scissione e tuttora sottosegretario ai Beni Culturali nel governo presieduto da Enrico Letta.