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 2014  gennaio 16 Giovedì calendario

CASA A ROMA, ALFANO INDAGATO E ARCHIVIATO


MILANO — Lo sconto di 5.000/6.000 euro sull’affitto di casa c’è stato, il reato no: senza che sinora si fosse mai saputo, il vicepresidente del Consiglio e ministro dell’Interno Angelino Alfano è stato indagato per «finanziamento illecito» nel 2013, e poi altrettanto silenziosamente archiviato, dalla Procura di Roma che da Milano nel 2012 aveva ricevuto (senza ipotesi di reato) le carte su questo aspetto collaterale di un’indagine su alcuni imprenditori «sviluppatori» di parchi eolici. Un rapporto della Guardia di Finanza su alcune mail del 2009 aveva infatti segnalato ai pm milanesi del pool reati finanziari che Roberto Saija — uno degli imprenditori indiziati con Vito Nicastri e Gaetano Buglisi d’aver avuto un ruolo in 13 milioni di «fondi neri» generati da una truffa allo Stato nel settore dell’eolico — tramite una società aveva dato in affitto ad Alfano da metà febbraio 2006 al 2008 (prima che divenisse ministro della Giustizia) un appartamento nel cuore di Roma a meno di 500 euro al mese per una casa sui 60 metri quadrati dietro Campo de’ Fiori. Domani, poi tra un mese, a Milano iniziano i dibattimenti in cui Saija sarà fra gli imputati con Buglisi e Nicastri, lo «sviluppatore» di parchi eolici raggiunto in Sicilia nel 2010 da una misura di prevenzione da 1,5 miliardi di euro (poi ridotta a 300 milioni) come imprenditore in rapporti col superlatitante di mafia Matteo Messina Denaro. Nel 2012 a Milano Saija spiegò di conoscere da tempo l’ex ministro che occupava la casa solo pochi giorni a settimana, e di aver preferito incassare un canone più basso a fronte del fatto di tenere in casa una persona di fiducia, che oltretutto si era impegnato a lasciarla subito libera qualora necessario. L’inchiesta ha fissato in almeno 500/600 euro al mese lo sconto praticato ad Alfano da Saija, nel settembre 2013 arrestato con Buglisi dai magistrati di Brindisi in un’altra inchiesta su contributi pubblici all’eolico. Alfano non è mai stato interrogato né a Milano né Roma, dove la Procura da un lato l’ha iscritto nel registro degli indagati interpretando il reato di finanziamento illecito come l’erogazione a un politico di qualunque utilità non dichiarata nei bilanci della società erogatrice; ma dall’altro lato ha temperato questa prospettiva (un po’ come già nel caso dei 10.000 euro di passaggi aerei di Massimo D’Alema), valutando il complessivo risparmio di 5.000/6.000 euro non tale da fondare l’esercizio dell’azione penale.