VARIE 15/1/2014, 15 gennaio 2014
APPUNTI PER GAZZETTA - L’ESERCITO NELLA TERRA DEI FUOCHI
DALLA STAMPA DI STAMATTINA
Come nel periodo dell’emergenza rifiuti, ancora una volta l’Esercito affiancherà in Campania le forze di polizia nell’attività di contrasto alle ecomafie. Ad annunciarlo è stato il sottosegretario alla Difesa Gioacchino Alfano: «Una volta tanto le forze politiche sotto state tutte d’accordo, o quasi, a offrire soluzioni concrete per risolvere un problema specifico», spiega il sottosegretario Alfano che è anche coordinatore in Campania del Nuovo Centrodestra.
Le truppe, un contingente massimo di 850 unità, saranno a disposizione dei prefetti di Napoli e Caserta nell’ambito delle operazioni di controllo e presidio del territorio, soprattutto dopo l’introduzione nell’ordinamento italiano del reato di combustione dei rifiuti.
Un’attività criminale, quella dei roghi di rifiuti, che risale ai primi anni Novanta e che ha portato nel 2003 Legambiente e diverse comunità del territorio (sono 57 i Comuni appestati dai fumi neri) a organizzare uno «sciopero della luce». Illuminazione pubblica spenta per meglio individuare le decine di roghi che costellano l’Asse Mediano, la lingua di cemento che collega la periferia a nord di Napoli con l’Agro Aversano.
Un fenomeno che non va confuso con la gestione dei rifiuti urbani, perché ciò che brucia sono i rifiuti speciali prodotti dalla miriade di aziende che lavorano completamente in nero. Nel 2009, l’allora prefetto di Napoli Alessandro Pansa (oggi capo della Polizia) spiegò alla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti che «non più del 20% dei pneumatici sono smaltiti legalmente nel nostro territorio». Squadre che di giorno preparano il luogo per il falò e di notte, dopo aver accatastato pellami, scarti chimici e pneumatici, appiccano le fiamme. Dal primo gennaio del 2012 all’agosto scorso se ne sono contanti almeno 11 al giorno.
Già da qualche tempo, però, gli scarti non si bruciano più, meglio obbligare chi lavora nelle fabbriche clandestine a portare a casa la sua quantità di rifiuti speciali utilizzando, poi, il sacchetto di casa per farli scomparire.
«Sì all’impiego dell’Esercito, ma bisogna chiudere il ciclo dei rifiuti altrimenti la Terra dei fuochi sarà un problema perenne», sottolinea la deputata del Pd Michela Rostan. «Non esiste, a mio avviso, un’unica soluzione da adottare, ma una strategia ad ampio raggio – conclude – ma bisogna agire in tempi rapidi per dare risposte alla popolazione». Un primo passo può essere quello «screening sanitario di massa» annunciato dal ministro della Salute Lorenzini. Cinquanta milioni di euro per sottoporre le persone residenti nella Terra dei Fuochi (dal 2009 al 2012 le esenzioni dal ticket per tumori maligni sono aumentate dell’81,2% ad Acerra e del 63,8% a Giugliano) a diagnosi preventive.
Intanto a Villa di Briano nel Casertano, le forze dell’ordine scavano su alcuni terreni indicati dai pentiti del clan dei Casalesi. Si cercano le discariche di veleni interrati, l’altra faccia della Terra dei Fuochi. Per ora sono stati rinvenuti materiali di risulta e un bidone di latta della capacità di 20 litri con residui di solventi. Gli scavi continueranno a profondità maggiore.
DA REPUBBLICA DI STAMATTINA
ROBERTO FUCCILLO
NAPOLI
— L’esercito contro i roghi. Il governo ha espresso ieri parere favorevole all’impiego dei militari per contrastare l’azione delle ecomafie nella Terra dei fuochi. L’annuncio è stato dato dal sottosegretario alla difesa, Gioacchino Alfano, commentando le modifiche che in queste ore si stanno apportando in Parlamento al testo del decreto in materia.
«Una volta tanto — ha commentato Alfano — le forze politiche sotto state tutte d’accordo, o quasi, a offrire soluzioni concrete
per risolvere un problema specifico ». Il «quasi tutti» di Alfano si riferisce ai distinguo della Lega, che ha votato contro perché «i problemi della regione Campania devono essere risolti con i soldi della Regione Campania», e dei Cinque stelle, che si sono astenuti per non avallare emendamenti proposti dai deputati locali di Forza Italia. Fra questi anche quello relativo all’esercito, presentato dal berlusconiano Paolo Russo e approvato in commissione ambiente alla Camera.
Il provvedimento prevede l’uso di militari in operazioni di «sicurezza
e prevenzione delle attività di criminalità organizzata e ambientale». I soldati agiranno al confine tra Napoli e Caserta come agenti di pubblica sicurezza, e il contingente è fissato in un massimo di 850 unità, più quattro elicotteri, utilizzabile fino alla fine del 2014 e passibile di proroga per altri sei mesi.
Passa così un provvedimento che comunque non aveva trovato grande audience sul territorio. Tanti i dubbi, sollevati da quando il decreto ha visto la luce, ad opera dei movimenti, di alcuni sindaci della zona e del parroco di Caivano,
don Maurizio Patriciello, divenuto punto di riferimento per la Terra dei fuochi anche per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. Tutti a lamentare in sostanza che più che l’impiego estemporaneo dei soldati, sarebbe meglio assicurare risorse per il controllo del territorio, anche con la videosorveglianza, da parte delle normali forze dell’ordine. Il decreto è comunque da ieri sera in discussione nell’aula di Montecitorio, poi la sua conversione in legge passerà all’esame del Senato.
DAL CORRIERE DI STAMATTINA
Per contrastare le ecomafie nella Terra dei fuochi scende in campo l’esercito: il governo ha dato parere favorevole all’impiego dei militari tra le province di Napoli e Caserta. Lo ha annunciato ieri il sottosegretario alla Difesa, Gioacchino Alfano. «Le forze politiche per una volta si sono trovate d’accordo», ha detto. Con l’eccezione dei 5 Stelle, che si sono astenuti. Intanto prosegue l’attività di individuazione dei veleni interrati dal clan dei Casalesi: continuano a emergere rifiuti speciali e urbani dal sottosuolo di Villa di Briano (Caserta), vicino alla strada statale 7 bis Nola-Villa Literno dove dall’altro ieri sono in corso scavi ordinati dalla Direzione distrettuale antimafia di Napoli sulla base di dichiarazioni di collaboratori di giustizia. Finora i fusti tossici interrati, indicati agli inquirenti da Roberto Vargas e Francesco Della Corte — due ex fedelissimi di Nicola Schiavone, primogenito del capoclan Francesco Sandokan Schiavone — non sono stati rinvenuti. È emerso solo un bidone di latta della capacità di 20 litri con residui di solventi o idrocarburi.
I CONTENUTI DEL DECRETO (3 DICEMBRE 2013)
Il Consiglio dei Ministri del 3 dicembre 2013, riunito a Palazzo Chigi, ha approvato un provvedimento urgente per l’emergenza della cosiddetta “terra dei fuochi” e altre emergenze ambientali e industriali.
Il piano interviene a tutela dell’ambiente, della salute e della qualità delle coltivazioni. Si prevedono il monitoraggio e la classificazioni dei suoli, l’accertamento dello stato d’inquinamento dei terreni, la riforma dei reati ambientali, l’accelerazione e la semplificazione degli interventi necessari, oltreché risorse per le bonifiche indispensabili per territori a forte condizionamento criminale quale è quello della “terra dei fuochi”. Il piano sarà attuato in stretto raccordo con la Regione Campania. Per questo motivo il suo presidente, Stefano Caldoro, ha partecipato ai lavori del Consiglio dei Ministri.
Il decreto legge stabilisce che possa essere utilizzato, su richiesta dei prefetti, personale messo a disposizione dalla Difesa.
Classificazione dei suoli coltivabili
Si propone di fare fronte al gravissimo allarme sociale (con pesanti ricadute economiche) provocato dalla diffusione di notizie sullo stato di contaminazione dei terreni agricoli campani e su eventuali pericoli per la salute umana di alcuni prodotti agroalimentari di quella regione.
Il Consiglio per la ricerca e la sperimentazione in agricoltura, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (Ispra), l’Istituto superiore di sanità e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale in Campania (Arpa Campania) svolgono le indagini tecniche per la mappatura secondo gli indirizzi comuni e le priorità definiti con direttiva dei ministri delle Politiche agricole, dell’Ambiente e della Salute, d’intesa con il Presidente della Regione Campania che sarà emanata entro trenta giorni dalla data di entrata in vigore del presente decreto.
È urgente e fondamentale acquisire una fotografia ufficiale della situazione attraverso una mappatura delle aree che individui quelle interessate da fenomeni di inquinamento tali da rendere necessaria la limitazione della coltivazione. I risultati scientifici consentiranno di perimetrare definitivamente i terreni così da sfatare per sempre e una volta per tutte gli infondati timori che tutti i prodotti della Campania siano contaminati e che tutti i terreni destinati all’agroalimentare della regione siano pregiudicati da gravi fenomeni di inquinamento. Attraverso questo strumento normativo potranno inoltre essere coordinati e raccordati utilmente tutti i dati conoscitivi già a disposizione ma che necessitano di essere coordinati e unificati. I possessori dei terreni devono consentire l’accesso per le indagini scientifiche; altrimenti vengono inseriti nella lista “no food”.
Accelerazione e semplificazione per interventi e spesa pubblica per bonifiche
Viene costituito un Comitato Interministeriale e di una Commissione con il compito di individuare e potenziare azioni e interventi di monitoraggio e tutela da realizzarsi nell’area della regione Campania.
L’azione della Commissione ha lo scopo di semplificare e accelerare le procedure per l’attuazione degli interventi di bonifica dei territori. Sarà così possibile per la realizzazione degli stessi fare ricorso allo strumento giuridico del Contratto Istituzionale di sviluppo proprio al fine di accelerare e garantire la qualità della spesa pubblica. Si prevede inoltre la possibilità di finanziare il programma, oltre che con le disponibilità ordinarie, anche mediante l’utilizzo del Piano operativo regionale Campania 2007-2013 (fondi strutturali), del Piano di Azione e Coesione, nonché mediante misure che saranno adottate nella programmazione dei fondi europei e nazionali a valere sulla programmazione 2014-2020.
Introduzione del reato di combustione illecita di rifiuti
La norma ha l’obiettivo di introdurre sanzioni penali per contrastare chi appicca i roghi tossici, oggi sanzionabili solo con contravvenzioni.
Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque appicca il fuoco a rifiuti abbandonati ovvero depositati in maniera incontrollata in aree non autorizzate è punito con la reclusione da due a cinque anni. Nel caso in cui sia appiccato il fuoco a rifiuti pericolosi, si applica la pena della reclusione da tre a sei anni.
Se i delitti sono commessi nell’ambito dell’attività di un’impresa, o comunque di un’attività organizzata, la pena é aumentata di un terzo.
La pena è aumentata se i fatti sono commessi in territori che, al momento della condotta e comunque nei cinque anni precedenti, siano o siano stati interessati da dichiarazioni di stato di emergenza nel settore dei rifiuti (è il caso della Campania).
Se per la commissione dei delitti sono utilizzati mezzi di trasporto, si applica la confisca. Alla sentenza di condanna consegue la confisca dell’area sulla quale è commesso il reato, se di proprietà dell’autore o del compartecipe al reato, fatti salvi gli obblighi di bonifica e ripristino dello stato dei luoghi.
La necessità dell’incriminazione scaturisce dall’inadeguatezza dell’attuale sistema sanzionatorio che inquadra l’illecita combustione dei rifiuti quali violazioni prive - nella sostanza e nella prassi applicativa - di rilevanza penale.
Le incriminazioni si aggiungono a quelle di cui agli articoli 255 e 256 del decreto legislativo 3 aprile 2006, n. 152, (abbandono di rifiuti e attività di gestione di rifiuti non autorizzata) e mirano a colpire (anche attraverso la confisca obbligatoria del mezzo utilizzato per la commissione del reato) il preoccupante fenomeno dei roghi di rifiuti, al quale conseguono immediati danni all’ambiente ed alla salute umana, con la dispersione in atmosfera dei residui della combustione, incluso il rischio di ricadute al suolo di diossine.
Informazioni sui terreni contaminati
Viene esteso l’obbligo informativo previsto dall’art. 129 delle disposizioni di attuazione del codice di procedura penale a fattispecie di reato in cui i fatti comportino delle conseguenze pregiudizievoli sull’ambiente, sulla salute e sulla qualità dei prodotti agroalimentari al fine di favorire un corretto raccordo tra l’Autorità giudiziaria e le amministrazioni competenti ad adottare i provvedimenti eventualmente ritenuti opportuni e necessari. In sostanza, se durante un’inchiesta si viene a sapere di un interramento di veleni, di uno sversamento illegale, i magistrati informeranno direttamente le istituzioni centrali e locali di quello che accade in modo tale da provvedere immediatamente all’adozione delle iniziative di competenza (per esempio l’inibizione della distribuzione oppure le bonifiche).
Risanamenti ambientali e Ilva
Attesa l’importanza di dar luogo al piano di risanamento ambientale (Aia), si prevede che al fine di dare attuazione allo stesso sia possibile ricorrere alle somme sottoposte allo stesso anche per reati diversi da quelli di natura strettamente ambientale. Si prevedono inoltre particolari norme di semplificazione e accelerazione procedimentale per la realizzazione degli interventi necessari all’attuazione dell’Aia.
Per saperne di più
I Contenuti del decreto (Comunicato stampa del Ministero dell’Ambiente)
Il ministro Orlando illustra i contenuti del decreto
REPUBBLICA.IT - NAPOLI
EMENDAMENTO PD AL DECRETO TERRA DEI FUOCHI
"Nel decreto Terra dei fuochi è stato inserito l’emendamento, sostenuto fin dall’inizio dal Partito democratico, per garantire lo screening sanitario, senza ticket a carico dei cittadini, per tutelare la salute delle popolazioni nei territori interessati".
Lo affermano i deputati Massimiliano Manfredi e Tino Iannuzzi. "Cinquanta milioni di euro nel biennio 2014-2015 saranno destinati innanzitutto per effettuare un programma straordinario con accertamenti ed indagini preventive, per salvaguardare la salute dei cittadini", aggiungono.
"Si tratta di un altro importante tassello insieme all’approvazione del principio
che una quota sia nazionale sia regionale del Fondo di Coesione Sviluppo deve essere assegnato alla bonifiche prioritarie. Queste due modifiche, insieme con l’utilizzazione dei proventi derivanti dalla gestione dei beni confiscati per le bonifiche e con la normativa per tutelare i prodotti agricoli campani, hanno migliorato e rafforzato il decreto, potenziando le risorse e le azioni governative messe in campo per la rinascita del nostro territorio", spiegano ancora i due esponenti Pd.
WWW.ILGIORNALE.IT
"Il governo dà parere favorevole all’impiego dell’esercito in Campania, per contrastare più efficacemente il fenomeno delle ecomafie nella zona al confine tra Napoli e Caserta".
Dal sito laterradeifuochi.it
Ad annunciarlo è stato il Sottosegretario di Stato alla Difesa, Gioacchino Alfano, commentando le modifiche al testo del decreto sulla Terra dei Fuochi. "Una volta tanto le forze politiche sotto state tutte d’accordo, o quasi, ad offrire soluzioni concrete per risolvere un problema specifico", ha spiegato Alfano, aggiungendo che "quello che è accaduto sulla Terra dei Fuochi è il classico esempio di come far politica, non a suon di polemiche e cercando di denigrare l’avversario, ma mettendo a disposizione lo strumento legislativo migliore per risolvere l’emergenza".
Il Movimento 5 Stelle è stata l’unica forza politica a non prendere posizione. "Abbiamo deciso di non prendere nemmeno in esame alcuni emendamenti al decreto Terra dei Fuochi presentati dal centrodestra, in particolare quelli dei deputati di Forza Italia Luigi Cesaro e Paolo Russo che sono stati coinvolti in inchieste legate alla malavita campana e alla gestione fallimentare dei rifiuti. Riteniamo offensivo discutere di proposte presentate da chi ha in prima persona creato questo disastro", ha affermato in una nota il gruppo M5S alla Camera.
"Giustificazioni assurde, pretestuose, inconsistenti, quelle addotte dal Movimento 5 Stelle per motivare il voto contrario agli emendamenti di Forza Italia al decreto Legge Terra dei Fuochi. I parlamentari di Grillo hanno dato, ancora una volta, una dimostrazione di cosa significa essere un legislatore miope, distratto e inconcludente. Anteporre vicende giudiziarie palesemente infondate o appositamente strumentalizzate al contenuto degli emendamenti è come affermare il primato dell’apparenza, piuttosto che della sostanza", ha tuonato la portavoce del gruppo Forza Italia alla Camera dei deputati Mara Carfagna. Le ha fatto eco il capogruppo di Forza Italia alla Camera Renato Brunetta: "Di fronte a questioni rilevanti il Movimento 5 stelle o va sul tetto oppure fa melina lanciando la palla sugli spalti. Ci dispiace che i colleghi pentastellati non abbiano contribuito in modo significativo al miglioramento del decreto Terra dei fuochi e siamo certi che non lo abbiano fatto per malavoglia ma, temiamo, per incapacità. Quella che stanno portando avanti ci sembra una strategia intimidatoria volta a frenare l’azione e la proposta emendativa di Forza Italia".
TERRA DEI FUOCHI - WIKIPEDIA
La locuzione "Terra dei fuochi" individua una vasta area situata nell’Italia meridionale, tra le province di Napoli e di Caserta, caratterizzata dalla presenza di roghi di rifiuti, donde l’appellativo.[1] Essa venne utilizzata per la prima volta nel 2003 nel Rapporto Ecomafie 2003 curato da Legambiente.[2] Successivamente venne utilizzata da Roberto Saviano nel libro Gomorra, come titolo dell’XI ed ultimo capitolo.
Indice
1 Geografia
2 Attività correlate
2.1 Inquinamento dei prodotti agroalimentari
2.2 Smaltimento illegale dei rifiuti
3 Note
4 Bibliografia
5 Voci correlate
6 Collegamenti esterni
Geografia
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Triangolo della morte Acerra-Nola-Marigliano.
L’area territoriale è compresa all’incirca tra i comuni di Qualiano, Giugliano in Campania, Orta di Atella, Caivano, Acerra, Nola, Marcianise, Succivo, Frattaminore, Frattamaggiore, Mondragone, Castelvolturno e Melito di Napoli.
Si caratterizza per lo sversamento illegale di rifiuti, anche tossici, da parte della Camorra e, in particolare, dal clan dei Casalesi. In molti casi, i cumuli di rifiuti, illegalmente riversati nelle campagne, o ai margini delle strade, vengono incendiati dando luogo a roghi i cui fumi diffondono nell’atmosfera e nelle terre circostanti sostanze tossiche, tra cui diossina.
Da molti decenni, nelle campagne campane si sono verificati sversamenti di rifiuti industriali e di rifiuti tossici e nucleari provenienti dal nord Italia e dal nord Europa. In particolare, nelle zone di Succivo, Caivano, Acerra e Giugliano in Campania si sono verificati roghi di rifiuti industriali, responsabili di un alto tasso di tumori che hanno colpito soprattutto giovani donne, al seno e alla tiroide, e bambini.
Nel 2011, secondo un rapporto dell’ARPA della Campania, un’area di 3 milioni di metri quadri, compresa tra i Regi Lagni, Lo Uttaro, Masseria del Pozzo-Schiavi (nel Giuglianese) ed il quartiere di Pianura della città di Napoli, risulterebbe molto compromessa per l’elevata e massiccia presenza di rifiuti tossici.[3]
Attività correlate
Inquinamento dei prodotti agroalimentari
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Mozzarella di bufala campana.
L’inquinamento da diossina dei terreni è estremamente pericoloso perché introduce sostanze tossiche nella catena alimentare degli animali da allevamento e può raggiungere anche l’uomo. Nel 26 marzo 2008 furono riscontrate[4] presenze di diossina nel latte di bufala provenienti da allevamenti del casertano, attribuite all’inquinamento ambientale. A seguito di questi riscontri, che comunque riguardavano in maniera limitata gli allevamenti impiegati per produrre la mozzarella di bufala campana DOP[5], alcuni paesi, tra cui Corea del Sud e Giappone, bloccarono temporaneamente l’importazione della mozzarella campana. A seguito della notizia, la vendita di prodotti caseari della Campania è diminuita significativamente, non solo in Italia, ma anche all’estero.[6][7][8]
Smaltimento illegale dei rifiuti
Exquisite-kfind.png Per approfondire, vedi Traffico di rifiuti.
La zona sarebbe interessata anche da un consistente traffico di rifiuti, tra le cui attività rientrerebbe lo sversamento e l’eliminazione di materiali come copertoni o scarti di abbigliamento,[9] provenienti soprattutto dal Nord Italia, o il recupero del rame dai cavi elettrici.[10][11]
I roghi divennero più frequenti quando potevano essere confusi tra i numerosi roghi appiccati ai cumuli di immondizia durante la crisi dei rifiuti in Campania, tra il 2007 e il 2008. I carabinieri accertarono che solo tra il gennaio e il marzo del 2007 furono incendiati 30 000 kg di rifiuti in terreni agricoli, con un ricavo di oltre 118 000 euro.[10]
Le dichiarazioni del pentito di mafia, Carmine Schiavone, già rilasciate nel 1995 ai magistrati e poi ribadite ai microfoni di Sky nel 2013, hanno evidenziato come la Campania fosse destinata a diventare una discarica a cielo aperto, soprattutto di materiali tossici tra cui piombo, scorie nucleari e materiale acido, che hanno inquinato le falde acquifere campane e le coste di mare dal basso Lazio fino ad arrivare a Castelvolturno.
Note
^ La terra dei fuochi a nord di Napoli di Peppe Ruggiero, da nazioneindiana.com 29 settembre 2006
^ Rapporto ecomafie 2003, paragrafo 9.1.3
^ Arpac, rapporto choc: "Inquinata area di 3 milioni di metri quadri" da julienews.it, 28 luglio 2011
^ Mozzarella, limitate positività alla diossina. Il Governo dopo l’alt di Tokyo: no a psicoosi in «Corriere della sera», 26 marzo 2008. URL consultato il 6 ottobre 2008.
^ Consorzio di tutela del formaggio mozzarella di bufala campana DOP, Comunicato stampa, 20 aprile 2008. URL consultato il 6 ottobre 2008.
^ Mandara: Mozzarella sana, ma vendite in calo in «Il Denaro», 23 gennaio 2008. URL consultato il 6 ottobre 2008.
^ I prodotti tipici non si vendono più, la Cia: Rischio tracollo in «Il Denaro», 15 gennaio 2008.
^ La spesa al tempo dei rifiuti "Prodotti locali? No, grazie" in «La Repubblica-Napoli», 16 gennaio 2008. URL consultato il 6 ottobre 2008.
^ ’Venti arresti per traffico illecito di riffiuti, articolo dal sito ilmediano.it, 19 dicembre 2008.
^ a b Rifiuti, i veleni tra i campi verdi di Caivano, Afragola e Casoria in «ecostiera on-line», 25 ottobre 2008. URL consultato il 1º ottobre 2008.
^ Afragola, scoperti 50 quintali di veleni vicino al cimitero. È allarme diossina per i roghi. in «napolinord», 14 settembre 2008.
PEZZO DI BERIZZI (REPUBBLICA) SULLA TERRA DEI FUOCHI BRESCIANA
DAL NOSTRO INVIATO
BRESCIA
- Non ci sono cartelli sulla terra addentata dalle pale meccaniche. Il sottopasso dove hanno infilato i binari della Tav sembra un cantiere normale. Castegnato, a sud di Brescia. La prima “buca” dell’“autostrada dei veleni” è qui. L’hanno trovata tra Natale e Capodanno. Scarti di lavorazione, scorie di fonderia. Centinaia di tonnellate. Cromo esavalente 1400 volte oltre i limiti. L’hanno ficcato sotto l’autostrada più trafficata d’Europa 25 anni fa e forse continuano a farlo. Lungo tutta la bretella che da Venezia porta a Milano (e poi a Torino). Perché ormai questa A4 è diventata la “tana” preferita: una specie di discarica tombale. Asfalto omertoso, sicuro. In particolare la terza corsia, l’ultima realizzata un quarto di secolo fa (e la più recente, la quarta tra Milano e Bergamo?). Asfalto silenzioso nonostante i 140 mila veicoli in transito ogni giorno nel tratto Milano- Brescia. «Aspettiamo spiegazioni », dice caustico Giuseppe Orizio, sindaco di Castegnato. Ha trascorso le ferie di fine anno assediato da incubi alla Erin Brockovich. In effetti guardando là sotto pensi subito all’acqua avvelenata dalla Pacific Gas & Electric. Ma forse Brescia non è ancora Hinkley, e di questo brutto film padano, per chi ha visto “Erin Brockovich-Forte come la verità”, siamo solo all’inizio. Per capire bisogna badare alle parole dei contadini bresciani. Loro la A4 la chiamano l’“autostrada dei fuochi”. Forse esagerano. Forse sono solo in anticipo. I contadini conoscono la terra meglio di tutti e la terra qui è infetta da anni. Anche se non ci sono roghi, anche se il veleno non ha ancora spappolato i polmoni dei bambini, come in Campania. Qui i sindaci fanno i pompieri e ti ripetono che l’acqua è buonissima perché la falda — almeno la prima, la seconda chissá — i “fuochi padani” (cromo, amianto, arsenico, nichel) non l’hanno ancora sfiorata. «I risultati dati dai sei perizometri per ora non sembrano creare allarmi — spiega Orizio — . Ma è un solo un riscontro parziale».
Quante migliaia di tonnellate di scorie tossiche si nascondono sotto la A4? La domanda è sul tavolo di due Procure: Brescia e Treviso. Partiamo dalla prima. A fine dicembre l’Arpa bresciana e il Comune di Castegnato presentano due denunce. Troppo quel cromo trovato nel cantiere della Tav. La pestifera composizione dell’“impasto” degli scarti va oltre la possibilità di usare scorie industriali — opportunamente
inertizzate — come sottofondo stradale. È solo nella “buca” di Castegnato, il cromo? «Non è lunare ipotizzare che altri veleni siano sparsi lungo altri tratti dell’autostrada — dice Maria Luisa Pastore, direttrice dell’Arpa — . Ma per poterlo stabilire occorre ispezionare il sottosuolo anche in altri punti. Aspettiamo gli esiti dei campioni, poi faremo le opportune valutazioni». Alcune le hanno fatte anche in Procura. L’indagine sulla A4 dei veleni è partita senza clamori per evitare il diffondersi di allarmismi. Ma le voci che arrivano da via Lattanzio Gambara parlano dell’avvio imminente di «verifiche mirate». Nuovi carotaggi disposti sotto altri punti del-l’infrastruttura: in particolare
sotto la terza corsia, quella incriminata. E intorno al “filo” della Tav (Lione-Trieste). Si ipotizza il reato di smaltimento illegale di rifiuti tossici e traffico illegale di rifiuti. Ai quali potrebbe aggiungersi, qualora aumentasse l’estensione dell’area avvelenata, quello di disastro ambientale.
Apriamo una parentesi sull’Alta velocità. Dicembre 2011. Scandalo tangenti al Pirellone: l’inchiesta sulle discariche che porta in carcere, tra gli altri, l’ex assessore lombardo all’Ambiente Franco Nicoli Cristiani (“stecca” da 100 mila euro) e il suo beneficiato, l’imprenditore bergamasco dei rifiuti Pierluca Locatelli. Non sono parole da contadini quelle intercettate tra Locatelli e
il suo braccio destro Giovanni Pagani. «Ho incontrato Trotta (responsabile per Pizzarotti spa del cantiere Brebemi di Urago d’Oglio)... non mi sono permesso di dirgli se si possono usare le scorie al momento...», dice Locatelli. Il clan dello smaltimento facile — dopo avere avvelenato il sottomanto della direttissima Brescia-Bergamo-Milano (Brebemi) — punta a «seppellire le scorie sotto la Tav». La tratta è la Brescia-Treviglio. Risposta di Pagani al suo boss. «Eh, una cosa per volta». «Sì, perché sai che sotto la ferrovia non volevano perché dicevano che facevano... il discorso del magnetismo ». Due anni dopo, ecco scorie che spuntano. Ecco il cromo esavalente 1.400 volte oltre il
limite consentito (per la falda il limite è di 5 microgrammi/litro). Solo coincidenze?
Ora Treviso. Sempre A4. Aprile 2013. Il Noe dei carabinieri mette il naso in un cantiere a Roncade, nel trevigiano. Si lavora per il potenziamento della Venezia-Trieste. I camion dell’azienda Mestrinaro spa trasportano il materiale che finisce intombato sotto il manto autostradale. Che contiene? Arsenico e nichel. Veleno per la salute e per l’ambiente. Lo chiamano materiale inerte: in realtà agisce e fa danni. Dice Silvio Parzanini, presidente di Legambiente Franciacorta: «Smaltire questa roba costa più di 100 euro a tonnellata. Nasconderla sotto l’autostrada è un “business”!
».
Prendi i 18 chilometri della “Valdastico” (A31; la A4 corre non lontana). La Dda di Venezia ha accertato che per realizzarla sono stati utilizzati 155mila metri cubi di scorie di acciaieria non inertizzate. Tra gli indagati ancora lui, l’infaticabile Locatelli. Ritorniamo da dove siamo partiti: la “buca” del cromo. In Franciacorta. Ti guardi intorno. C’è la A4. C’è la ferrovia Milano-Venezia. C’è la Tav in costruzione accanto alla ferrovia. Ci sarebbero anche i vigneti degli spumanti più pregiati d’Europa. È tutta terra intorno ai binari. Già, ma che terra è?