Aldo Fontanarosa, la Repubblica 15/1/2014, 15 gennaio 2014
IL MAGISTRATO OSCURA IL SITO DI BRUNETTA CONTRO LA RAI
Per i suoi attacchi a Fabio Fazio, a Milena Gabanelli, al vertice della Rai, il forzista Renato Brunetta ha usato un’arma impropria. Il suo sito d’assalto Raiwatch.it non aveva diritto di esistere e viene chiuso ora da un’ordinanza del Tribunale di Bologna. Il sito — che ha diffuso tra l’altro gli stipendi di molti conduttori Rai — non si apre più. Il magistrato lo ha già oscurato.
Era stato Viale Mazzini a presentare un ricorso urgente (ex articolo 700 del codice di procedura civile). Nel ricorso, il servizio pubblico contestava il nome stesso del sito, che usa la parola “Rai”. Il magistrato riconosce che “Rai” è un marchio meritevole di protezione totale (visto che è stato creato addirittura nel 1954). Peraltro, la tv di Stato — negli anni — ha generato altri marchi combinati (come RaiWorld, RaiLab, Rai-Digit). Per questo, chi oggi lancia Raiwatch ingenera nel navigatore web la sensazione che anche questo sito sia una creatura di Viale Mazzini, mentre è uno strumento di critica politica.
Il Tribunale è chiaro. L’ordinanza non mette il naso nel diritto di Brunetta di fare la pulci alle reti pubbliche. Valuta solo il sito e la sua capacità di ledere le prerogative industriali di Viale Mazzini. Sempre il Tribunale osserva che Brunetta non è proprietario del sito, che fa capo a un fornitore di connessioni Internet di Ravenna. Fatto sta che il deputato ha indicato il sito come una sua arma politica e lo stesso fornitore ravennate giura di aver agito «su mandato» del parlamentare.
L’ordinanza — oltre ad oscurare il sito e ogni diramazione sui social network — trasferisce alla tv di Stato la proprietà provvisoria del dominio Raiwatch.it.