Marco Bresolin, La Stampa 15/1/2014, 15 gennaio 2014
CATTANEO: "DOPO TANTA GAVETTA VOGLIO GIOCARE IN PRIMA SQUADRA"
[Alessandro Cattaneo]
Dice Alessandro Cattaneo che «Giovanni Toti va bene, ma non basta». Per mettere in campo la formazione che guiderà la nuova Forza Italia, sostiene il sindaco di Pavia, «bisogna costruire una squadra con gente che proviene da altre esperienze affiancata da forze interne». E lui, ex arbitro, non vede l’ora di giocare la sua partita.
Eppure lei pensa alla sua ricandidatura a Pavia…
«Eh, si vede che a noi giovani sindaci con proiezione nazionale piace troppo fare i sindaci. E quindi ci ricandidiamo nelle nostre città…».
Questa volta il paragone con Renzi è opera sua…
«Il parallelismo non mi infastidisce, anzi. È una personalità positiva».
E quindi ora anche lei vuole prendersi il partito?
«Chi si impegna in politica lo fa perché vuole incidere nelle scelte. Da sindaco lo si fa sul territorio, ma poi subentra anche la volontà di dire la tua sulla politica nazionale. E io credo che sia più facile riuscire a incidere “stando fuori”, magari proprio con un ruolo come quello del sindaco».
Anche lei fa l’antisistema?
«Non è un caso che quasi tutti i leader siano ormai fuori dal Parlamento. Chi sta alla Camera e al Senato riesce a incidere poco e fatica a conquistare credibilità. Lì dentro si rischia di diventare un semplice numero».
I sindaci al potere?
«Basta guardare a gente come Zanonato o Delrio: da sindaci a ministri, senza passare per il Parlamento».
E quindi Cattaneo ora chiede spazio in Forza Italia?
«Ho avuto la fortuna di fare il sindaco a 29 anni. Nel mio partito ho fatto tutto il settore giovanile, mi sono fatto le ossa, mi sono sbucciato le ginocchia sui campi di periferia… Ora è da un po’ che gioco nella Primavera e, dopo qualche amichevole con la prima squadra, beh… Mi piacerebbe la maglia da titolare, ecco. Come dicono i calciatori? Se arriva la chiamata, io sono pronto».
Però Berlusconi ha fatto campagna acquisti in un campionato estero: il nuovo numero dieci è Toti. C’è chi storce il naso, dicendo che arrivi addirittura da un altro sport…
«E sbaglia. Io vedo molto bene le contaminazioni positive nel nostro campo. Non deve esserci spazio solo per i professionisti della politica: in una squadra è opportuno avere il giusto mix. Il segreto del successo del 1994 fu proprio questo: avere persone provenienti da altre esperienze. Senza però svilire le forze interne».
Pochi mesi fa lei chiedeva le primarie anche per scegliere il gruppo dirigente. Eppure siamo ancora alle nomine.
«Forza Italia viene da una scissione, siamo usciti dal governo. Non c’è stato nemmeno il tesseramento. Per il futuro credo che le primarie siano uno strumento buono, ma oggi è opportuno procedere con le nomine. E subito: non bisogna più perdere tempo. Poi queste persone potranno immaginare e strutturare un’organizzazione sui territori».
Lei in che ruolo vorrebbe giocare?
«Compatibile col mio curriculum. Ma sono a disposizione del mister...».
Mister Berlusconi l’ha chiamata?
«L’altra sera, per complimentarsi del primo posto nella classifica che mi ha eletto miglior sindaco d’Italia».
Non avete parlato di questioni interne al partito?
«No, questa volta no».
Fitto dice che la nomina di Toti è un’umiliazione. Condivide?
«No, sinceramente credo che di umiliazioni in questo partito ce ne siano state altre. Ben maggiori».
Twitter @marcobreso