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 2014  gennaio 15 Mercoledì calendario

È ATEO, L’INGHILTERRA DÀ ASILO A UN AFGHANO


Per la prima volta non è la fede a essere protetta, ma la scelta di non avere fede.
La Gran Bretagna ha concesso asilo a un giovane afghano perché ateo. In patria sarebbe stato perseguitato, imprigionato e avrebbe rischiato la vita, visto che la Sharia poco tollera la conversione, ma non ha pietà per l’apostasia, che in Afghanistan viene punita con la pena di morte. Per questo il 23enne, cresciuto in una famiglia musulmana fuggita in Gran Bretagna nel 2007, potrà restare nel Kent fino a quando vorrà.
Il suo caso è stato seguito dalla Law Clinic, un servizio gratuito fornito da studenti di Giurisprudenza dell’Università del Kent, sotto la supervisione di avvocati qualificati. Determinante, nella richiesta di asilo, è stato il caso di Abdul Rahman, un afghano processato e condannato a morte per la sua conversione al cristianesimo. Gli avvocati hanno sostenuto che l’Islam permea ogni aspetto della vita quotidiana: sarebbe stato impossibile per il giovane esercitare il suo diritto all’ateismo. Fondamentale, spiega il «Guardian», è stata anche una sentenza della Corte Suprema del 2010 che definisce irragionevole spedire un gay in Camerun o in Iran sul presupposto che, per non incappare in condanne e persecuzioni, potrebbero essere gay in un «modo discreto» o nascondere la propria sessualità.
Claire Splawn, studentessa di legge del secondo anno, ha preparato il caso sotto la supervisione del procuratore legale della Kent Law Clinic. Dice al «Guardian»: «Abbiamo sostenuto che un ateo dovrebbe avere il diritto di essere protetto dalla persecuzione allo stesso modo con cui lo è una persona religiosa. Questa decisione è l’importante riconoscimento che l’assenza di fede è di per sé una posizione spirituale seria e da difendere».