G. A., Libero 15/1/2014, 15 gennaio 2014
UN IMPERO CRESCIUTO GRAZIE ALLE COOP ROSSE
L’ascesa di Mister Eataly, al secolo Natale Oscar Farinetti, inizia negli anni ’70 dentro al piccolo supermercato di Alba (Cuneo) del padre e di altri due soci. Si chiamava Unieuro in onore dell’ideatore dell’Europa unita Altiero Spinelli. Nel 1990 Unieuro è ormai specializzato solo in elettrodomestici e conta dieci punti vendita e 92 dipendenti con un fatturato di 16 milioni. Tra il 1996 e il 1999 apre altri20 negozi. In questi anni avviene la fusione con Trony, da cui Unieuro si separa poco dopo.
Nel 1999 Farinetti e i suoi soci, in tutto una decina, tra cui i proprietari della catena Triveneta e alcuni storici rivenditori locali cedono il 66,6 per cento ad alcune merchant bank, ovvero la statunitense JP Morgan, Sofipa spa (legata a Capitalia- Banca di Roma), Siref spa (fiduciaria del San Paolo) e il fondo americano di private equity Rhone. Con le banche entra anche il gruppo Nocivelli. La cessione frutta circa 350 miliardi di lire. Nel 2000 il team management cede un altro 12,5 per cento alla multinazionale di origine inglese Dixons in cambio di 50 milioni di euro.
Nel 2003 il 75 per cento di Unieuro, di cui Farinetti è ancora presidente, viene ceduto a Dixons per oltre 425 milioni di euro. L’ultimo 4,29 per cento viene venduto da Farinetti & c. per quasi 30 milioni nel luglio 2004.
Da quell’anno l’imprenditore, insieme con Nocivelli e soci storici come i Barbero e i Fieno iniziano a progettare Eataly, la catena di distribuzione di «Alti cibi» pensata da Farinetti. L’imprenditore mantiene per sé e la sua famiglia l’immobiliare Beni futuri, che ha in pancia diversi immobili della vecchia Unieuro, e aziende vinicole come Borgogno e Fontanafredda, i suoi gioielli. Eataly, invece, come Unieuro, è un gioco di squadra.
La holding Eatinvest srl è controllata per il 60 per cento da due fiduciarie la Comfid srl di Como e la Comitalia spa di Milano, appartenenti allo stesso gruppo. Comitalia e Comfid secondo Farinetti schermano i suoi tre figli. Un altro 20 per cento è di proprietà della famiglia Nocivelli, il restante 20 per cento è in mano ad altri 14 soci. Il bilancio 2012 di Eatinvest parla di una perdita di 8 mila euro, un risultato che consente di avere un minor carico fiscale. Eatinvest controlla il 79 per cento della sub holding, Eataly srl (il restante 20 è in mano alla società semplice Carlo Alberto della famiglia Miroglio), che ha partecipazioni in molte aziende agroalimentari (i cui marchi sono distribuiti nei negozi della catena). Per esempio controlla il 100 per cento del pastificio Afeltra, ma soprattutto il 60 per cento di Eataly distribuzione, la società operativa del gruppo. Anche Eataly srl ha chiuso l’esercizio 2012 con un piccolo passivo di 6.940 euro. Molto più brillanti i risultati di Eataly distribuzione, di cui sono soci al 40 per cento tre cooperative rosse, Coop Adriatica, Coop Liguria e
Nova coop: nel 2012 i ricavi sono passati da 63 milioni a 106 (nel 2013 si parla addirittura di 300 con l’apertura dei negozi di Roma, Firenze e Bari, oltre a Chicago), gli utili in un anno sono passati da 831 mila euro a 3 milioni e 152 mila euro, i dipendenti sono saliti da 346 a 525 (nel 2013 dovrebbero aver toccato quasi le 3 mila unità) e il costo per il personale da 13,8 milioni a 24,3.
G. A