Diodato Pirone, il Messaggero 15/1/2014, 15 gennaio 2014
SE SI VOTASSE CON LA LEGGE DELLA CONSULTA NESSUNA MAGGIORANZA
IL CASO
ROMA Se si votasse oggi, con le regole scritte l’altro ieri sera dalla Corte Costituzionale, nessun partito avrebbe la maggioranza alla Camera.
Chiaramente non si tratta di una certezza ma la probabilità di un nuovo stallo politico sarebbe molto alta. Lo dimostra la simulazione effettuata sulla base dei risultati di un sondaggio dell’Ipr marketing sul consenso per i vari partiti. Se dalle urne uscisse un risultato analogo al sondaggio con il proporzionale quasi puro (resta lo sbarramento del 4% per accedere ai seggi) delineato dalla Corte i seggi della camera sarebbero distribuiti in questo modo: Pd 261; grillini 165; Forza Italia 159; Nuovo Centrodestra 43. La maggioranza richiesta, com’è noto, è di 315 deputati. Politicamente dunque sarebbe necessario un governo di coalizione Pd-Ncd (che rimarebbe in minoranza) se non una nuova edizione delle Larghe Intese.
La simulazione - anche se ha il pregio di fornire cifre e dettagli - scopre un po’ l’acqua calda. Secondo tutti gli esperti in un sistema come quello italiano che ruota intorno a tre grandi poli più o meno equivalenti è pressocché inevitabile con il proporzionale che in Parlamento non si trovi alcuna maggioranza.
Simulazioni a parte, se alle prossime elezioni venisse replicato il risultato vero del febbraio 2013 e si votasse con le regole della Corte le differenze in termini di seggi fra i tre principali partiti si ridurrebbero a una manciata di seggi. Va ricordato, infatti, che la coalizione Bene Comune guidata da Bersani superò quella di Berlusconi per soli 124 mila voti. La lista 5Stelle prese poi 50 mila voti più del Pd.
Già, ma come sarebbe la scheda elettorale se si votasse secondo la legge scolpita dalla Corte Costituzionale? «Si tratterebbe di una scheda semplicissima - spiega il professore della Luiss Roberto D’Alimonte, fra i massimi esperti di sistemi elettorali - Ci sarebbero i simboli dei partiti affiancati da una riga per esprimere l’eventuale preferenza».
«E’ il caso di ribadire però - continua D’Alimonte - che il proporzionale con una piccola soglia di sbarramento sarebbe un disastro per l’Italia». Per il professore servono asolutamente «elementi maggioritari». Il sistema migliore? «Quello francese con collegi e doppio turno- dice D’Alimonte - ma se non fosse praticabile bisogna assolutamente raggiungere un accordo per consentire a chi ha il maggior consenso di governare il Paese».
Diodato Pirone