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 2014  gennaio 15 Mercoledì calendario

CINISMO E AMORI HOLLYWOODIANI ANCHE IL «BUDINO» SI SCOPRE SPIETATO


Eccolo qui, il «budino», il presidente «moscio», il leader la cui normalità confina con la mediocrità: roseo, truccato, i capelli tinti, in preda a un’«indignazione totale» per la fuga di notizie sul suo amore segreto; eppure ringalluzzito, quasi compiaciuto di sé, confortato dalla risalita nei sondaggi e dal rivelarsi al mondo nella sua vera natura di uomo fascinoso, spiritoso, se necessario predatorio e spietato.
Non una parola sulla salute della sua compagna, portata all’Eliseo e tradita nella garçonnière di fronte. Non una parola sul futuro del loro legame. Non una parola, figurarsi, sulla nuova storia. Valérie Trierweiler sarà ancora la première dame ? Non si sa, bisogna ancora discuterne, ma in privato. Il capogruppo socialista al Senato Rebsamen propone di abolire la figura della première dame ? La première dame non esiste, non è prevista dalla Costituzione; è «un uso», «una pratica» che «varia a seconda dei periodi e delle personalità», e in ogni caso le sue spese devono essere «conosciute, pubblicate e le meno elevate possibile» (oggi sono 19 mila euro al mese). Ma Valérie è ancora in ospedale: come sta? «Si riposa».
La surreale conferenza stampa era stata convocata per annunciare la nuova stagione socialdemocratica. E’ diventata l’attesa da teatro dell’assurdo di una parola sullo scandalo. Bloccato per tutto il pomeriggio, il governo al completo assiste tra sorrisetti imbarazzati: il premier Ayrault, il ministro degli Esteri Fabius il cui riporto è ormai ridotto a un simbolico ciuffo, il ministro degli Interni Valls (un Sarkozy più bello e meno nervoso). Il presidente si dice consapevole della necessità di «difendere la serietà della Repubblica»; fremito in sala; ma sta parlando di Dieudonné, il comico. Ora esalta «la dignità della persona»; ma si riferisce alla nuova legge sul fine vita. «Ci sono persone maggiorenni che vivono una grave sofferenza psicologica...»: qui siamo alle cure palliative. La parola «relazione» fa sobbalzare l’uditorio: ma intende la partnership franco-tedesca. Quando poi evoca «la responsabilità del capo dello Stato», tutti pensano: finalmente ci siamo. Invece si discetta dell’intervento in Mali e nella Repubblica centrafricana. E’ la domanda — palesemente concordata — del presidente della stampa presidenziale ad alzargli la palla: il triangolo con Valérie e Julie è «un fatto privato», che sarà risolto prima del viaggio a Washington, fissato per l’11 febbraio.
L’opinione pubblica avrà un mese per interrogarsi su quel che le élites francesi già sapevano: dietro la maschera da omino di burro, la pappagorgia, la bonomia, Hollande nasconde una personalità tormentata e un grande interesse, ricambiato, per le donne. Lo spiegava la madre dei suoi quattro figli, Ségolène Royal, nelle varie interviste, comprese quelle rilasciate alla rivale Valérie, allora giornalista di Paris Match : «François ha un grande humour. Sa ascoltare. Con lui non ci si annoia mai». E Thomas, il primogenito: «Papà è più arrendevole, mamma più autoritaria. Papà la domenica va a fare la spesa, è bravo a fare la costoletta di vitello. Mamma sparecchia». Il rapporto tra i due era stato descritto in un saggio intitolato «La Madone et le culbuto»: lei rappresentata come la Vergine, lui come un pupazzo. Nessuno però è riuscito a persuaderlo a sposarsi. Oscar Temaru, presidente della Polinesia francese, tentò di organizzare una cerimonia esotica, con le corone di fiori e tutto; Hollande si tirò indietro, con lo stesso sorriso imbarazzato di ieri.
La Royal, mai nominata, è uno dei personaggi-chiave della storia. Rebsamen, l’unico socialista ad aver criticato il presidente, nel 2007 guidava la campagna della prima donna candidata all’Eliseo. Molti francesi hanno visto nella Trierweiler un’usurpatrice, a maggior ragione dopo il tweet a sostegno dello sfidante che ha battuto la Royal nel suo collegio e l’ha esclusa dal Parlamento. Da allora Valérie, che si era insediata nell’«aile madame» dell’Eliseo, con un consigliere, un segretario, una segretaria, un autista e una guardia del corpo, è stata relegata ai margini della vita pubblica. Julie Gayet, l’attrice di sette anni più giovane, l’ha allontanata anche dall’intimità del presidente. In campagna elettorale, Hollande mostrava ai giornalisti il cellulare su cui arrivavano le telefonate della Trierweiler, rubricata come «Mon Amour» e definita «donna della mia vita»; purché non si parlasse di matrimonio. Ieri ha fatto mostra di essere poco interessato al suo destino. Ha tenuto però a precisare che la persona del capo dello Stato non è mai stata in pericolo, voltandosi verso il ministro dell’Interno, che annuiva enfaticamente.
Valls è l’altro personaggio-chiave. «Non poteva non sapere» è l’accusa. Valérie non l’amava. Si era espressa contro l’espulsione della giovane rom Leonarda, decisa dal ministro. Di sicuro Valls, che sta maturando con il presidente un rapporto di competizione analogo a quello che oppose Sarkozy a Chirac, non ha dato una mano. Domande su di lui non se ne sono sentite. Rigorosamente tagliata fuori la stampa anglosassone: quando alla fine l’inviato dell’Associated Press tenta l’affondo, Hollande risponde che «in Francia ci sono dei valori. La libertà di stampa è tra questi. Ma lo è anche il rispetto della vita privata».
L’orgoglio nazionale ritrovato doveva essere al centro della svolta. La Francia oggi «si denigra, si inquieta, non ha fiducia in se stessa»; ma «all’estero la considerano la nazione più fortunata della terra, che ha i migliori uomini di cultura, che possiede l’arte di vivere»; deve «ritrovare un orizzonte, tornare padrona del proprio destino». Un compito al di sopra delle forze di un presidente che oggi svela una vita erotico-sentimentale da divo di Hollywood e un cinismo da politico consumato. Una sorta di maledizione: la caduta di Strauss-Kahn per uno scandalo sessuale accaduto non a caso all’estero, la fuga dall’Eliseo di Cécilia Sarkozy prontamente rimpiazzata da Carla Bruni, la pazienza di Bernadette Chirac amatissima dalla destra. E le donne di Mitterrand: Danielle che trovava pace solo nel Chiapas ribelle, la figlia segreta Mazarine oggi romanziera, sua madre Anne Pingeot conservatrice delle sculture del Musée d’Orsay, comprese le statue dei simboli della nazione: Giovanna d’Arco a cavallo, di cui Marine Le Pen si considera la reincarnazione, e Marianne con il berretto frigio, ora adottato dai ribelli che manifestano contro Hollande.
Aldo Cazzullo