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 2014  gennaio 15 Mercoledì calendario

DI NUOVO RE A PRIMAVERA


È davvero il più popolare? E davvero il King del Rap? Qual è lo status di Marracash? Mentre voi leggete, Fabio Rizzo è ancora in studio per cercare le risposte a queste domande in vista del nuovo album, in uscita ad aprile. Il tono generale del disco è piuttosto ruvido. Il ragazzo della Barona non è ammorbidito dal momento esaltante dell’hip hop italiano e dal successo personale maturato finora, fondato sulla credibilità artistica e su un carisma sufficiente a presentare Mtv Spit senza venir sepolto dalle critiche. Seduto accanto al mixer, parla a raffica, si accalora, si appassiona, e non nasconde l’irritazione per come l’Italia entra nel 2014. «Ho un rigetto per il nostro Paese. Mi incazzo. Lo odio, perché lo amo. Nel disco c’è molto di questo, anche se ho paura di risultare il frustrato che si lamenta. In Italia tutti si lamentano, a livello,di bar o di tweet, ma se lo fai in musica sembri un palloso rompicoglioni. E io lo sconterei di più, avendo spesso fatto il simpatico». Parte uno dei pezzi dell’album. La base è un pezzo degli Oasis (quelle? Non roviniamo la sorpresa: non è un brano dei più ovvi, ma è perfetto). Poi entra lui: “La mia generazione non manda messaggi / ma messaggia, continuamente”. “L’hip hop italiano è un pacco! / 90 minuti di like”. “Le agenzie ci hanno tolto una A, passiamo da Saviano a Savino”. Ci sono buone possibilità che il brano si chiami come l’album: Status. Perché Internet, dice uno dei comunicatori più seguiti dalle nuove generazioni, «non è un mezzo di comunicazione meraviglioso come sembra». E forse non lo è nemmeno l’esaltante hip hop italiano...
Cosa stai mettendo nel disco? Partiamo da cosa non ho messo. Sono stato tra i primi, con Fabri Fibra, a giocare la carta dell’ironia pungente: ora però non la trovo più così divertente. L’hip hop, proprio come questo Paese, è capace solo di due cose: uniformarsi, oppure distaccarsi con battute simpatiche, con la satira.
E tu non ce l’hai, una gran voglia di ridere? Mi ha scocciato questa ironia di comodo che suddivide: da un lato i tronisti dello spettacolo, della politica, della cultura, del giornalismo dall’altra opinionisti su Twitter.
Hai messo gli Oasis in un brano hip hop: per i fan sarà lesa maestà. Ma io vengo dal rock. Sono un ex metallaro, e l’hip hop usato come ariete contro il resto della musica infastidisce anche me. Al giornalista piace parlare del’ l’esaltante momento dell’hip hop italiano, tutti entrano al #1, e vengono accomunate robe diversissime come Salmo e Moreno, Fedez e Marracash. Per contro, è il metal a essere morto, oggi: in giro non vedo nuovi Metallica, e nemmeno Motorhead.
Qualcuno dirà: “Ah, bel metallaro Marracash, che si è venduto all’hip hop”. Da ex rocker, sai spiegare perché il rocker sclera davanti al rapper? Perché non vede nel materialismo la ribellione che cerca. Il materialismo è alla base dell’hip hop. Io ero povero, venivo da un contesto iperpopolare, una famiglia di operai, e ne facevo la mia forza. Io ti rispetto se hai fatto i soldi col lavoro. Nel disco c’è un pezzo il cui senso è: “Vorrei poterti dire che faccio una vita di merda, ma non è così”. La realtà è che quelli come me hanno una bella casa, le fighe, vanno a Londra e ci stanno tre mesi. Ma dopo 28 anni senza niente, non mi vergogno se grazie al lavoro ce l’ho fatta. Una delle nuove rime è “Sono affamato / datemi un’altra fetta di mercato”. In effetti sarebbe ora che l’hip hop parlasse anche agli ultra-16enni. Magari fossero l6enni! Io vedo sempre più 12enni. L’hip hop italiano è a tanto così dal trasformarsi nella versione 2.0 dei Finley.
Puoi spiegare la faccenda del passaggio da (Roberto) Saviano a (Nicola) Savino? Come nel rating, abbiamo perso una A, quindi passiamo da uno che prende sul serio ciò che fa e viene accusato di aver fatto i soldi a un adorabile paraculo. E un sintomo.
L’hip hop è pessimista per antonomasia. Tu però hai avuto uno slancio verso il cambiamento, aderendo al live del Movimento 5 Stelle. Non lo rifarei. Sono uno di quelli che ci ha creduto, ma poi mi sono informato: era il cambiamento epocale che tutti volevamo così tanto da non approfondire abbastanza. Ma è fuffa.
E quindi? La bancarotta. La classe dirigente ha rinunciato a salvare questo Paese. Anche se non vogliamo rendercene conto, se lo sono venduto. Quando sarà finito il credito che godiamo per Pavarotti, pizza e Lamborghini, la gente e i capitali se ne andranno: per il mondo non stiamo producendo niente che valga.
Dai, di’ che hai fiducia nella gente. Non molta. Non è più possibile far finta che la massa della gente non sia stupida. Hahaha, non l’avevo mai sentito dire con tanta naturalezza. E una parodia della democrazia. Una volta potevi chiudere gli occhi, ma i social network ti stanno tirando addosso tutta la stupidità. Vale la logica di Corona: se faccio i soldi ho ragione, se ti lamenti stai rosicando. In Italia tutti si sono convinti che Berlusconi arrivava alla gente, quindi aveva ragione. È facile fregare la gente. Fabri Fibra ha cercato di fare un disco concettuale, ma per arrivare al pubblico oggi non puoi più puntare sul pezzo, devi passare dai media mettendoti una carota in culo o facendo il twerking come Miley Cyrus. Alla fine Gué Pequeno è stato un genio, ha fatto il disco hip hop dell’anno, ma si è inventato la cosa della Minetti: sarà disco di platino, e lo sarà anche per quello.
E quindi cosa può fare un povero King del Rap? Azzeccare il pezzo pop che va in radio e diverte. Altrimenti la gente non ti concede il secondo ascolto. C’è talmente tanta roba. E tanta fretta di commentare qualcos’altro.