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 2014  gennaio 15 Mercoledì calendario

IL DUBBIO FRA TITOLI DI STATO O INVESTIMENTI NELL’IMMOBILIARE


Gentile Galimberti,
questa mattina ho aiutato i miei suoceri a pagare l’Imu per un appartamento: 1.216 euro di patrimoniale. L’appartamento è dato in affitto e percepiscono circa 6mila euro l’anno. Di detto importo il 21%, cioè circa 1.500 euro, se ne va per la cedolare secca; poi ci sono le spese condominiali e di manutenzione.... Perché racconto tutto questo? Questa mattina ho visto negli occhi dei miei suoceri una profonda amarezza a causa dell’età avanzata che non gli consente più di provvedere da soli alle incombenze chieste da un sistema cervellotico. Lui ex dipendente statale con una pensione appena dignitosa; lei casalinga, ma che a causa del reddito derivante dall’affitto, appena appena superiore al limite di 2.840 euro, non è più considerata a carico del marito.
Invece, i loro inquilini, entrambi lavoratori dipendenti a tempo indeterminato, un solo figlio, possono contare su due stipendi, tassati separatamente, non pagano nessun obolo al Comune, pur usufruendo di tutti i servizi offerti dallo stesso. Se i miei suoceri, vent’anni fa invece di comprare casa, avessero acquistato BtP, oggi avrebbero probabilmente un patrimonio più elevato. Quale equità genera un siffatto sistema. Sono decenni che la Corte Costituzionale ha detto di prevedere aggiustamenti per rendere più equa la tassazione fra le famiglie monoreddito e quelle con più redditi. Se si ha un reddito di 2.840 euro si hanno benefici; con 2.841 bisogna arrangiarsi per intero.
Grandissima equità. Alla faccia dei principi previsti dalla Costituzione. Coloro che hanno scritto l’articolo 53 della Carta non penso che con capacità contributiva intendessero di tassare i risparmi ed esentare gli spendaccioni, né che con progressività del prelievo fiscale intendessero 5 scaglioni di reddito in modo tale che l’aliquota marginale più elevata è la stessa per chi guadagna 70mila euro o 7 milioni, né che vi fosse un livello per cui al di sotto si ha diritto a tutto, al di sopra a nulla.
Salvatore Palomba

Caro Palomba,
è vero che fino all’anno scorso gli inquilini non pagavano l’Imu, ma è anche vero che con il 2014 anche gli inquilini pagheranno una quota dell’imposta comunale sugli immobili. Sono d’accordo con lei che le soglie di reddito oltre le quali si perdono dei benefici dovrebbero essere ad applicazione graduale, come succede in altri Paesi: per esempio, per i primi cento euro oltre la soglia si perde una parte dei benefici, e così via, fino a - mettiamo - mille euro oltre la soglia, al qual punto si perde tutto il beneficio. E sono anche d’accordo con lei sulla necessità di una più equa tassazione fra famiglie monoreddito e pluriredditi.
Non sono sicuro che, se i suoi suoceri avessero acquistato venti anni fa titoli pubblici invece di casa, si troverebbero con un patrimonio più elevato. I prezzi delle case da vent’anni a questa parte sono aumentati molto di più del livello generale dei prezzi.
Per quel che riguarda le aliquote marginali, quelli italiane sono all’incirca in linea con quelle degli altri Paesi. Le aliquote marginali confiscatorie - si arrivava in Inghilterra al 90% e più del reddito - sono state sperimentate e abbandonate, in quanto appannano l’intrapresa.
fabrizio@bigpond.net.au