Nello Scavo, Avvenire 15/1/2014, 15 gennaio 2014
LA LISTA DI BERGOGLIO - PUNTATA N. 8
Interrogatorio del Cardinale Bergoglio al «Processo Esma» del 2010 (parte III)
Continua da venerdì 10
RITO: Si ricorda di aver mai sentito l’espressione ’preti delle baraccopoli’ [ curas villeros ]?
BERGOGLIO: Sì.
RITO: Che cosa significa? In che contesto veniva detto?
BERGOGLIO: Erano i sacerdoti che lavoravano nei quartieri poveri. È appena uscito un libro su questo argomento. L’autrice è Silvina Premat. Lì si spiega un po’ la loro mistica, da Mujica fino ad oggi. Ma tutto questo viene da prima. Già ai tempi del golpe militare di Onganía se ne parlava.
9 La figura più importante a cui si fa riferimento e che è ancora in vita è padre
Botán.
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RITO: Secondo lei, questo ha qualcosa a che vedere o si ispira ad alcune dichiarazioni che uscirono dal Concilio Vaticano II? BERGOGLIO: Sì, anche se la scelta dei poveri risale ai primi secoli del cristianesimo. È nello stesso Vangelo. Se io oggi leggessi come omelia alcuni dei sermoni dei primi padri della Chiesa, del II-III secolo, su come si debbano trattare i poveri, direste che la mia omelia è da maoista o da trotzkista. La Chiesa ha sempre onorato la scelta di preferire i poveri. Considerava i poveri il tesoro della Chiesa. Durante la persecuzione del diacono Lorenzo, che era amministratore della diocesi, quando gli chiesero di portare tutti i tesori della Chiesa [...] si presentò con una marea di poveri e disse: ’Questi sono i tesori della Chiesa’. E sto parlando del II, III secolo. La scelta dei poveri viene dal Vangelo. Durante il Concilio Vaticano II si riformula la definizione di Chiesa come popolo di Dio ed è da lì che questo concetto di rinforza e, nella seconda Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano a Medellín, si trasforma nella forte identità dell’America Latina.
RITO: Cosa pensa dei compiti che svolgevano questi preti delle baraccopoli al momento dei fatti? BERGOGLIO: È diverso per tutti i paesi dell’America Latina. In alcuni paesi furono coinvolti in mediazioni politiche. Per esempio, una lettura del Vangelo con una ermeneutica marxista. Questo diede vita alla teologia della liberazione. In altri paesi si avvicinarono di più alla pietà popolare e si allontanarono da tutti gli impegni politici, se non optando per la politica con la P maiuscola, per la promozione e l’assistenza ai poveri. La Santa Sede espresse due pareri, in quel momento, sulla teologia della liberazione, dove spiegava bene le differenze. Erano pareri molto aperti, che incoraggiavano il lavoro con i poveri, però all’interno di una ermeneutica cristiana, non presa in prestito da una qualche visione politica. RITO: Io le stavo chiedendo una sua visione d’insieme rispetto ai preti delle baraccopoli che erano impegnati qui, in Argentina.
BERGOGLIO: Anche in Argentina non è univoco, dipende dalle diocesi. Ci furono alcuni molto coinvolti con alcune interpretazioni politiche [del Vangelo], e altri che invece sono quelli che fondarono la linea che viene seguita oggi, come padre Ricciardelli, padre Botán, di grande spessore intellettuale. Il libro che è appena uscito li mette su questo livello. Di promozione umana, di evangelizzazione e di assistenza al popolo di Dio. Dell’accompagnamento di questo popolo. Era eroico andare a vivere in modo tanto impegnato con i poveri.
[...] RITO: Poco fa ha fatto riferimento a una riunione che ebbe con Fermín Mignone...
BERGOGLIO: Fermín?
RITO: Il dottor Mignone.
BERGOGLIO: Il dottor Mignone, sì.
RITO: Quante volte si incontrò, con Mignone?
BERGOGLIO: Una, sicuramente. Una di sicuro.
LEGALE BERGOGLIO: Signor Bergoglio non risponda. Signor presidente, ha già detto che ci fu una riunione, che non ne ricordava una seconda, e che lo aveva incrociato qui nella cattedrale.
GIUDICE PRESIDENTE: L’obiezione della difesa è pertinente. RITO: Un’ultima domanda. Poco fa, quando ha raccontato di come si fosse incaricato della pratica del passaporto di padre Jalics con la Cancelleria, lei non si ricordava il nome del funzionario. Il mio collega le ha fatto una domanda riguardo ad Anselmo Orcoyen, se lo ricorda?
BERGOGLIO: Il nome mi suona, mi suona il nome. Fu 34 anni fa, no? Il nome mi suona, ma... RITO: In un qualche momento, la Cancelleria le chiese magari un rapporto prima di emettere il verdetto?
BERGOGLIO: No.
RITO: Lei non ha mai presentato nessun rapporto in nessun modo?
BERGOGLIO: In nessun modo. Semplicemente la lettera che consegnai lì, in un ufficio. Credo, penso che fosse l’Ufficio Stranieri o Passaporti, qualcosa del genere, credo fosse quello, però non mi ricordo.
RITO: Ossia, quella è la lettera che apre la pratica.
BERGOGLIO: Sì.
RITO: La ringrazio. Non ho altre domande.
PRESIDENTE: Dottoressa Bregman [avvocato associazioni diritti umani], prego. BREGMAN: Quando venne a conoscenza dell’esistenza di centri di detenzione clandestina in Argentina? BERGOGLIO: La certezza che esistessero prese forza durante i primi mesi della dittatura. Fu lì che mi resi conto che c’era gente ’risucchiata’, come si diceva allora. BREGMAN: Quando si rese conto che i sacerdoti Jalics e Yorio avevano subito quello stesso destino, quale furono le sue impressioni in quel momento? Tornando a quel momento, era qualcosa di nuovo? Qualcosa di cui aveva già sentito parlare? BERGOGLIO: La mia prima sensazione, insieme alla preoccupazione, fu che li avrebbero immediatamente liberati, perché non avevano niente di cui accusarli. Io sapevo che non c’era niente. In più ero convinto, e lo sono ancora oggi, che non fu un’azione fatta per cercare solo loro due, ma che fu invece una retata della quale caddero vittime. Di questo non sono sicuro, è una mia personale convinzione. Quindi, in un primo momento pensai che sarebbero usciti subito, nonostante noi ci fossimo mossi immediatamente, però non avrei mai pensato che la cosa sarebbe durata tanto. BREGMAN: Si ricorda quanto durò, per quanto tempo rimasero desaparecidos? BERGOGLIO: Credo da maggio a ottobre, non è così? Uscirono in prossimità del Giorno della madre.
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BREGMAN: A un certo punto lei ha dichiarato che in uno dei suoi colloqui con Massera, lei gli disse che ’non erano coinvolti in niente di strano’ o un’espressione simile. A che cosa si riferiva con la frase ’essere coinvolti in qualcosa di strano’? E se fosse stato il contrario?
BERGOGLIO: Quelle cose da guerriglia, sovversivi ecc.
BREGMAN: Quello sarebbe il contrario? Quello sarebbe interpretando al contrario ’essere coinvolti in qualcosa di strano’?
BERGOGLIO: È come dire, come se fossero coinvolti in atti sovversivi. Era successa la stessa cosa a Mendoza con un altro gesuita, Juan Luis Moyano, il quale... Però quello fu prima della dittatura... Bene, lì, immediatamente individuammo dove era detenuto. Riuscimmo a organizzare la sua fuga dal paese e andò in Germania a terminare gli studi. Non aveva niente a che fare, però era caduto vittima in una retata di catechisti.
BREGMAN: Lei venne a conoscenza del fatto che i signori Jalics e Yorio avrebbero testimoniato durante il Juicio a las Juntas [processo contro la giunta argentina]? BERGOGLIO: Sì.
BREGMAN: Era presente alla loro deposizione? Li accompagnò in alcun modo?
BERGOGLIO: No, no.
BREGMAN: Parlò con loro prima o dopo la loro deposizione? BERGOGLIO: In quel momento, no. Prima, sì.
BREGMAN: Tuttavia le sto chiedendo o in concomitanza alla loro deposizione, o il giorno prima, la prassi insomma.
BERGOGLIO: No, il giorno prima, no.
BREGMAN: Lei ha dichiarato inoltre che li vide in una data, se ho capito, poco dopo la loro liberazione.
BERGOGLIO: Sì.
BREGMAN: Come li vide, fisicamente? Che cosa ricorda?
BERGOGLIO: Nonostante tutto quello che avevano passato, li vidi integri. E suppongo che durante l’ultimo periodo della loro prigionia sapessero che sarebbero stati liberati, per cui credo che, in qualche modo, questo rese loro la cosa meno pesante. [...] GIUDICE PRESIDENTE: E fisicamente? Perché li conosceva da prima. Grassi, magri?
BERGOGLIO: Erano sempre stati magri. Sì, erano dimagriti un po’. Ma non li vidi emaciati. Anche qui suppongo che li avessero trattati in un altro modo durante l’ultimo periodo, prima della liberazione. Però è una mia ipotesi.
BREGMAN: Lei successivamente lesse la testimonianza che resero Jalics e Yorio durante il Juicio a las Juntas?
BERGOGLIO: No.
BREGMAN: Non volle mai sapere quello che avevano dichiarato lì? BERGOGLIO: Mi interessava sapere quello che avevano fatto. Mi sembrò una buona cosa. Ma non lo lessi.
[...] BREGMAN: Lei quando si rese conto che c’erano dei bambini che la dittatura stava sottraendo illegalmente ai genitori?
BERGOGLIO: Quello, recentemente... Bah, recentemente, saranno dieci anni. [...] BERGOGLIO: Forse ai tempi del Juicio a las Juntas. Giù di lì.
BREGMAN: Un po’ prima, quindi.
BERGOGLIO: Un po’ prima. Lì, più o meno, cominciai a rendermene conto. BREGMAN: Si è parlato diverse volte di una documentazione che potrebbe essere fornita o no al processo. Per concludere, mi piacerebbe che venga ricordato in che modo questo tribunale può avvalersi di questa preziosa documentazione, dato che è pubblicamente e notoriamente conosciuto il fatto che gran parte di questa documentazione appartenga alla Chiesa. Questo emerge da diverse testimonianze, incluse testimonianze che sono stato fornite durante questo stesso processo. Vorrei anche che, prima della fine di questa udienza, venga ricordato e si determini il modo e la rapidità in cui questo tribunale possa entrare in possesso di questa preziosa documentazione presente negli archivi.
GIUDICE PRESIDENTE: La chieda, dottoressa.
BREGMAN: Sto chiedendo se si può arrivare a un accordo per cui possiamo andare a cercare e consultare quella documentazione.
GIUDICE PRESIDENTE: Quindi la domanda sarebbe se il signor testimone si impegna a far visionare gli archivi.
BERGOGLIO: Sì, non c’è nessun problema. Incaricherò i custodi degli archivi perché lo facciano. Comunque, a proposito di altri processi riguardati gli stessi casi, abbiamo ricevuto richieste di documentazione e abbiamo inviato quello che avevamo, tutto quello che avevamo.
BREGMAN: Per quale processo, si ricorda? BERGOGLIO: No. Però so dalla Conferenza episcopale che l’anno scorso, se non di più, ci fu un caso per cui mi chiesero un’autorizzazione e io dissi di sì, che lo facessero pure.
BREGMAN: Questo tipo di autorizzazioni, nel caso in cui si chiedano delle informazioni, arrivano sempre a lei, le visiona sempre lei? BERGOGLIO: Sì, nell’arcivescovado sì. Sono io che devo dare l’ordine al custode dell’archivio dell’arcivescovado. Se si trova in questo momento nella Conferenza episcopale allora sì, perché io sono il presidente. Quando cambierà il presidente, allora sarà il nuovo presidente a capo della Commissione esecutiva. Dicono sempre di sì, ovviamente.
BREGMAN: Non ho altre domande.
Prende la parola il dottor Zamora
[...] ZAMORA: Nei passati 34 anni, cioè da quando sequestrarono i due sacerdoti a lei vicini, e avendo saputo particolari importanti attraverso di loro, tra cui ciò che avvenne nell’Esma, perché non fece mai una denuncia? IL GIUDICE PRESIDENTE non ammette la domanda.
LEGALE DI BERGOGLIO: Perché la giustizia non lo avrà mai chiamato a testimoniare.
GIUDICE GERMÁN CASTELLI: Che posizione avevano Jalics e Yorio riguardo alla teologia della liberazione?
BERGOGLIO: Avevano una posizione equilibrata, ortodossa e in linea con le due direttive della Santa Sede.
CASTELLI: Come era vista dalla dittatura questa dottrina?
BERGOGLIO: C’erano dei personaggi di riferimento latinoamericani che le persone della dittatura consideravano baluardi del demonio, per esempio Camilo Torres, il prete colombiano. La dittatura aveva la tendenza a considerare questi riferimenti come qualcosa di puramente rivoluzionario, marxista, di sinistra, come una resa del Vangelo alla sinistra. Come ho dichiarato prima, sì, c’erano alcuni che insegnavano teologia con una ermeneutica marxista, una cosa che la Santa Sede non ha mai accettato; e altri che no, che invece cercavano una presenza pastorale tra i poveri, a partire da una ermeneutica del Vangelo. I dirigenti della dittatura demonizzavano tutta la teologia della liberazione, tanto i preti che seguivano l’interpretazione marxista – che erano pochi in Argentina se paragonata ad altri paesi – quanto i preti che semplicemente vivevano la loro vocazione sacerdotale tra i poveri. Facevano di tutta l’erba un fascio.
CASTELLI: Lei ha fatto riferimento al caso Mugica e alle religiose francesi. Ha mai conosciuto qualcuno che sia scomparso perché la dittatura lo accusò di condividere queste idee, facendo di tutta un’erba un fascio, come ha detto lei?
BERGOGLIO: Il caso di La Rioja è sintomatico. Cominciò prima della dittatura, quel 13 giugno del ’73, con il lancio delle pietre; credo che fosse territorio degli Yoma, quello; tirarono le pietre ai preti e ad Angelelli, perché lavorava con il popolo; e terminò con la morte di Angelelli. Terminò tra virgolette, perché quel clima continuò, ma in un modo diverso, con l’omicidio a colpi di pistola di padre Murias, di padre Longueville, che era francese, e del catechista Pedernera, che fu anch’egli ucciso a colpi di pistola. E quello di Angelelli fu il 4 agosto del 1976, e quelli di Longueville, Murias e Pedernera devono essere stati venti giorni o un mese prima. In seguito qui ci fu il caso dei padri pallottini. Quello lo conosco bene perché io ero il confessore di padre Alfredo Kelly, un uomo di Dio che viveva pienamente il Vangelo. Dava l’impressione di essere una vendetta, una prepotenza ingiusta.
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CASTELLI: Correvano rischi i preti delle baraccopoli per la loro scelta pastorale? BERGOGLIO: Era una situazione rischiosa, e loro ne erano coscienti. Per quello vivevano così uniti tra di loro e si sostenevano a vicenda. In altre diocesi c’erano stati altri sacerdoti che avevano scelto i poveri e che alla fine scomparvero. Erano coscienti che non erano al sicuro come un prete normale di una qualsiasi altra parrocchia, ma che era più rischioso per il tipo di apostolato che vivevano.
CASTELLI: Jalics e Yorio aderirono alla teologia della liberazione?
BERGOGLIO: Aderivano, però erano equilibrati e ortodossi e in linea con le due direttive della Santa Sede; è come dire che erano dentro i limiti di quello che pensa la Chiesa, non seguivano un’interpretazione marxista. CASTELLI: Ebbe influenza sulla sua decisione il fatto che lavorassero nelle baraccopoli? BERGOGLIO: Per niente, perché noi incoraggiavamo il lavoro con i poveri. Durante il mio provincialato cominciarono a spingersi nell’interno, in luoghi più poveri, fino alle riserve indigene di Santa Victoria, nel nord di Tartagal, avamposti missionari con gesuiti che erano completamente dedicati alla loro missione. Mi arrivò un caso... A La Rioja fu molto perseguitato un prete di Guandacol che era un gesuita, proprio per questa sua scelta. Queste missioni facevano sempre un’evangelizzazione in linea con il Concilio Vaticano II e Medellín.
[...] CASTELLI: Che posizione presero la Chiesa argentina e il Vaticano riguardo alla dittatura? I LEGALI DI BERGOGLIO si oppongono. VALLE: Si è voluto mettere a giudizio i vertici della Chiesa cattolica durante la dittatura militare e metterli sotto processo, incluso il cardinale, si è arrivati a intravedere la possibilità che [Bergoglio] non sia stato scelto come successore di Giovanni Paolo II a causa di un dossier che sarebbe circolato tra i cardinali. Se quelle domande sono state ammesse, allora, simmetricamente, si deve dare l’opportunità al testimone affinché possa, in qualche modo, chiarire la sua posizione che viene qui sottoposta a scrutinio.
[...] CASTELLI: Può aver saputo pubblicamente, attraverso qualche mezzo di comunicazione, quello che era accaduto con Yorio e Jalics?
BERGOGLIO: Ho conversato molto con tutti quelli che me lo hanno chiesto, ho reso pubblico tutto ciò che sapevo, riguardo all’ingiustizia che avevano sofferto; la mia posizione su questo è chiara. Per condotta personale, non rilascio interviste ai giornali. Comunque a un giornalista lo feci sapere, di modo che conoscesse anche la mia opinione. Quelli che mi conoscono sanno che ho sempre parlato di tutto questo come ne ho parlato qui oggi pomeriggio. _____________________________________________________
9 Juan Carlos Onganía Carballo (1914-1995) prese il potere con un colpo di stato nel 1966 e governò l’Argentina fino al 1970.
10 Héctor Botán, Miguel Ramondetti e Rodolfo Ricciardelli furono tra i fondatori del Movimento dei sacerdoti del Terzo Mondo.
11 La versione argentina della nostra Festa della mamma; cade la terza domenica di ottobre.
12 Cinque padri pallottini, tra i quali Alfredo Kelly, furono uccisi con una vera e propria esecuzione da un commando militare nella loro residenza di Buenos Aires nel 1976. Erano sospettati di avere legami con alcuni gruppi sovversivi.
La cronologia
17 dicembre 1936
Jorge Mario Bergoglio nasce a Buenos Aires da genitori emigrati dal Piemonte. Il padre, Mario, è impiegato nelle ferrovie, la madre, Regina Sivori, si occupa dell’educazione dei cinque figli.
11 marzo 1958
Entra nel noviziato della Compagnia di Gesù.
13 dicembre 1969
Viene ordinato sacerdote.
22 aprile 1972
Emette la professione perpetua all’interno della Compagnia.
31 luglio 1973
Viene eletto superiore provinciale dei gesuiti d’Argentina.
24 marzo 1976
Una giunta militare capeggiata dal generale Jorge Videla depone con un golpe il governo di Isabel Perón. Viene imposto un modello economico neoliberista e reso operativo un imponente apparato clandestino di repressione.
1977
Si intensifica la ’guerra sporca’ contro i sospetti oppositori, perseguitati come ’sovversivi’. La repressione segue una prassi collaudata: sequestro, tortura, uccisione. Spesso i condannati, legati mani e piedi, vengono gettati vivi nel Río de la Plata. Nascono così i primi movimenti dei familiari dei desaparecidos; il più attivo è quello delle Madri di Plaza de Mayo.
1978
Il regime ostenta i mondiali di calcio organizzati in Argentina come simbolo della ’pace’ che regna nel paese.
1980-1981
Il generale Eduardo Viola succede a Videla e si contende con il capo della Marina, l’ammiraglio Eduardo Massera, la leadership politica di una eventuale transizione verso un regime di democrazia formale.
1982
Due giorni dopo una violenta protesta sindacale, il terzo capo della Giunta, il generale Leopoldo Galtieri, nell’intento di recuperare consenso con un’operazione spettacolare, ordina il 2 aprile l’occupazione militare delle Falkland-Malvinas, arcipelago britannico rivendicato dall’Argentina. Il Regno Unito reagisce infliggendo all’Argentina una rapida sconfitta. L’esito della guerra accelera la fine del regime. Nel mese di giugno assume la presidenza il generale Reynaldo Bignone.
1983
Bignone indice elezioni democratiche per il 30 ottobre. Ne esce vittorioso il radicale Raúl Alfonsín, che si insedia al potere il 10 dicembre, annunciando il rinvio a giudizio degli ex comandanti delle giunte militari.
1984
La giustizia militare prima e quella civile poi danno il via ai processi contro i militari accusati di aver violato i diritti umani. Per iniziativa del governo, una commissione speciale (Conadep), presieduta dallo scrittore Ernesto Sábato, accerta che i desaparecidos sono stati 8.900. Ma secondo ulteriori ricerche svolte dagli organismi per i diritti umani, le persone scomparse sono 30.000.
1985
Videla e altri quattro ex comandanti vengono condannati a lunghe pene detentive (due di loro all’ergastolo) e incarcerati.
1986
I processi contro altri militari provocano malumori nelle caserme.
1987
Durante la Settimana Santa si verifica una sollevazione militare in appoggio ai militari che si rifiutano di deporre nei processi. Alcune settimane dopo, il Congresso approva, su richiesta del presidente Alfonsín, una legge di ’obbedienza dovuta’ che sottrae i militari all’eventualità di un processo per i crimini commessi durante il regime.
1988
Gli ultranazionalisti carapintadas organizzano due sollevazioni militari, chiedendo la sospensione dei processi e il riconoscimento della ’lotta contro la sovversione’. La teoria è che in Argentina non ci sia stata una dittatura che ha ferocemente represso ogni dissidenza, bensì una guerra dura e necessaria tra movimenti sovversivi e un apparato militare che si sarebbe limitato a restaurare l’ordine.
1990
Il presidente Carlos Menem, succeduto ad Alfonsín nel 1989, concede l’indulto ai cinque ex comandanti condannati.
20 maggio 1992
Dopo aver ricoperto vari incarichi in campo universitario e pastorale, Bergoglio viene nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires.
3 giugno 1997
Viene nominato arcivescovo coadiutore di Buenos Aires.
28 febbraio 1998
Succede al cardinale Quarracino come arcivescovo della capitale argentina.
21 febbraio 2001
Giovanni Paolo II lo crea cardinale.
2003
Il Congresso vota a favore della nullità della legge dell’’obbedienza dovuta’, che proteggeva dai processi i responsabili dei crimini perpetrati durante la dittatura. Il governo dell’Argentina è presieduto dal neoperonista Néstor Kirchner, appartenente all’ala sinistra del Partito Giustizialista.
2005
Bergoglio viene eletto presidente della Conferenza episcopale argentina, carica cui viene confermato nel 2008.
18 aprile 2005
Partecipa al conclave in cui viene eletto Benedetto XVI. Secondo ricostruzioni attendibili, risulta il secondo eletto.
14 giugno 2005
La Corte suprema dichiara definitivamente nulle le leggi dell’’obbedienza dovuta’ e del ’punto finale’, riaprendo le porte all’accertamento della verità giudiziaria.
25 aprile 2007
La Corte penale federale giudica incostituzionale la grazia, concessa nel 1990 dal presidente Menem, a Jorge Rafael Videla e ad Emilio Eduardo Massera. Per i due restano valide le condanne del 1985 all’ergastolo.
8 novembre 2010
Muore l’ammiraglio Massera, 85 anni, internato in un ospedale militare. Non si era più ripreso da un aneurisma cerebrale che lo aveva colpito nel 2004.
22 dicembre 20 10
Videla viene nuovamente condannato all’ergastolo per la morte di 31 detenuti.
2010
Bergoglio viene interrogato nell’ambito del ’processo Esma’.
5 luglio 2012
A Videla viene comminata una nuova pena a 50 anni di reclusione per rapimento e sottrazione di identità perpetrati a figli di desaparecidos.
13 marzo 2013
Bergoglio viene eletto papa e sceglie il nome di Francesco, primo vescovo di Roma a decidere di chiamarsi come il Santo di Assisi.
17 maggio 2013
Videla muore improvvisamente in carcere all’età di 87 anni.
Bibliografia
BERGOGLIO, J.M., Papa Francesco. Il nuovo papa si racconta , Conversazione con S. Rubin e F. Ambrogetti, Salani, 2013.
BERGOGLIO, J.M. - SKORKA, A., Il cielo e la terra. Il pensiero di papa Francesco sulla famiglia, la fede e la missione della Chiesa nel XXI secolo , a cura di D.F. Rosenberg, Mondadori, 2013.
HIMITIAN, E., Francesco. Il papa della gente. Dall’infanzia all’elezione papale, la vita di Bergoglio nelle parole dei suoi cari , Rizzoli 2013.
Nunca más. Rapporto della Commissione nazionale sulla scomparsa di persone in Argentina , Emi, 1986.
ROSTI, M., Argentina , Il Mulino, 2011.
VERBITSKY, H., L’isola del silenzio. Il ruolo della Chiesa nella dittatura argentina , Fandango Libri, 2006. ZANATTA, L., Storia dell’America Latina contemporanea , Laterza, 2010.