Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 14 Martedì calendario

PERISCOPIO


Bruciata la casa del Grande Fratello. E ora avanti con le altre riforme. Spinoza. Il Fatto.

Sono ottimista. Meglio di così non può andare. Altan. la Repubblica.

Stefano Fassina è un deputato del Pd. Se non ricordo male. Edelman. Il Fatto.

Noi della Brianza siamo una mini Baviera che in 100 anni ha saputo creare 64 mila imprese. Ce ne sono 155 per chilometro quadrato, contro le 34 della Lombardia e le 17 del resto del paese. Dario Allevi, presidente della Provincia di Monza e Brianza. Corsera.

Il potere piace a tutti: è un afrodisiaco per uomini e donne. Luigi Bisignani, autore de L’uomo che sussurra ai potenti. Giornale.

«Meglio del previsto, l’incontro tra Letta e Renzi». «Al termine, Letta era ancora premier». ElleKappa. la Repubblica.

La vediamo, caro ragionier Saccomanni, con la sua aria da cassiere della banca di sotto, col suo sguardo pio, tra il bovino e il materno, la rassicurante pappagorgia, che ci conforta: state tranquilli, non vi tolgo l’Imu, pagherete la seconda rata. Poi viene regolarmente smentito, e tira fuori la Tares, non la Trise, non la Tosap, ma la Ires, meglio la Dies irae. Lei è il ministro dell’Ipotesi Economica con delega alla Minaccia Fiscale. È il Torquato Tasso della letteratura economica italiana. Marcello Veneziani. Il Giornale.

In base a una ricerca di Ilvo Diamanti gli italiani hanno fiducia per il 70% nelle forze dell’ordine e soltanto per il 6% nei partiti. La situazione nei primi anni Venti del secolo scorso non doveva essere molto diversa. Curzio Maltese. il venerdì.

«La Germania si ritroverà la sua naturale fobia dell’inflazione, mentre l’euro risulterà fatale per i paesi più poveri perché devasterà le loro economie efficienti! Margaret Thatcher. Bbc.

«Con l’euro lavoreremo un giorno di meno guadagnando come se lavorassimo un giorno di più». Romano Prodi. Il Giornale.

Come è iniziata la mia collaborazione al Foglio? Ah, adesso ricordo. Avevo fatto un’intervista alla Radio Svizzera. La giornalista era Maria Rosa Mancuso. Le ho fatto credere di essere innamorato di lei, che poi è vero. La Mancuso lo ha detto a Luigi Manconi, Manconi lo ha detto a mio zio Adriano Galliani, poi ho perso il filo dei contatti. Comunque, ho iniziato la rubrica su Il Foglio il 1° agosto 2006. Guadagno, puliti, 700 euro al mese. Tante volte, negli ultimi tempi gli mando, per fare prima, dei pezzi fatti anni fa. Maurizio Milani. la Repubblica.

Dal 13 agosto Napolitano non vede l’ora di dare la grazia a B. Gli spiega come fare, lo prega almeno di chiedergliela, poi basta che sconti un giorno ai servizi sociali ed è fatta. Intanto la maggioranza di larghe intese, ma soprattutto di lunghe attese, ha trasformato il voto sulla decadenza in una telenovela talmente noiosa e a tratti odiosa (vedi cambio delle regole sul voto palese) che qualcuno potrebbe anche scambiarlo per un perseguitato politico. Marco Travaglio. Il Fatto quotidiano.

Il superprefetto di Palermo ha dichiarato di aver finalmente scoperto i nomi di molti capi mafiosi. De Francesco ha aggiunto che è pronto a intervenire non appena avrà scoperto anche i cognomi. Amurri & Verde, News. Mondadori.

Il commendatore Gino Farina percorre la passerella a balzelloni, atletico. Ha una settantina d’anni, complessione robusta, tendente al rotondo. Rubizzo, vitaminico, un po’ rumoroso, ha la faccia abbronzata, i capelli lisci e appena irrigiditi alle tempie, e due baffi diritti, argentei come spazzolini di metallo per scarpe di camoscio. È aggressivo e senza peli sulla lingua: «Senta, signore mio, io non concepisco lo yachting se non è fatto in maniera splendida. Ma come! Debbo vedere gente che ha la barca impegnativa e va in crociera con una scatoletta Simmenthal e una bottiglia di Coca-Cola? Ma andiamo, ma state a casa vostra, spilorci della malora!». Nantas Salvalaggio, La provincia avvelenata. Mondadori, 1981.

I primi due ricordi, vicinissimi l’uno all’altro, sono entrambi collegati a un grido. Rivedo un secchiello rosso e azzurro che rotola avanti e indietro sul pavimento senza che nessuno lo spinga. Osservo incantato quel moto pendolare, risento il lieve grr, grr, del metallo sulle piastrelle finché scoppia un urlo che deve significare qualcosa di terribile se vengo strappato di furia dalla contemplazione: il terreremoto! A conti fatti e a giornali consultati, potevo avere due anni. Nel secondo ricordo che affiora dal buio di una sera d’estate, il grido precede il fatto: «Oddio! La cavalla mi ammazza!». I grandi che stavano in cortile a prendere un boccata d’aria bevendo lambrusco tenuto in fresco nel pozzo e ammazzando zanzare, lasciarono precipitosamente sedie e scalini e accorsero nella strada. Li seguo: tra un groviglio di zampe, stanghe e tirelle, rivedo il volto pallido, lucido di sudore, e due occhi bianchi di un uomo schiacciato nella polvere tiepida da un cavallo che gli è caduto addosso. Quegli occhi, quello sguardo (sempre gli stessi) che ho poi incontrato sotto le bombe, davanti ai plotoni di esecuzione, negli ospedali, mi hanno reso insopportabili i segni della paura su qualsiasi volto, compresi quelli dei cosiddette nemici. Guglielmo Zucconi, La divisa da balilla. Edizioni Paoline, 1987.

Il Bordìga venne spedito in una località meridionale. Tutta la via Mercanti lo vide lasciare la casa del Ginetta, questa volta da dietro le porte socchiuse o dalle finestre. Solo il dentista Maldifassi, uscito dal suo portone al momento giusto, gli si mise al fianco e lo accompagnò alla stazione traversando con lui tutto il paese. Pareva un prete, e forse prete era davvero, che accompagnasse al patibolo un condannato senza esserne richiesto. Gli camminava a lato, stando mezzo passo indietro e alquanto scostato, perchè il Bordìga reggeva due enormi valige che lo facevano sembrare una statua in cammino con tutto il piedistallo. Su marciapiede della stazione stavano il commissario e, come al solito, in ozio o con vaghe mansioni di servizio, agenti di polizia, militi ferroviari, impiegati di dogana, spedizionieri, facchini e ferrovieri. Anselmo Bordigoni passò fra quella gente e si accostò alla carrozza centrale. Piero Chiara, Il balordo. Mondadori, 1967.

Meglio assumere un sottosegretario che una responsabilità. Leo Longanesi.

L’oppio è ormai la religione dei popoli. Ennio Flaiano.