Fabrizio Roncone, Corriere della Sera 14/1/2014, 14 gennaio 2014
AMORE, CARRIERE E GAFFE DELLA COPPIA DI LARGHE INTESE
Sembra ieri (primavera 2009).
L’economista mite ed elegante infilzò con la forchetta due ziti di Gragnano (simili a bucatini, ma più corti e con un diametro maggiore) e rimase a bocca aperta, letteralmente.
«Ma... Ma quanto peperoncino ci hai messo?».
Lei, già nota su Dagospia come «nostra regina del Sannio», deputata del Pdl con ambizioni sfrenate, aprì un sorriso carnoso dei suoi. «E su... ué, come fai...». L’aveva conquistato. Ora non restava che passare alla fase due: avvertire il capo, Silvio Berlusconi.
Davvero, sembra ieri.
Il Cavaliere, sulle prime, si infuriò. «Come sarebbe che vuoi fidanzarti con Boccia? E poi, Nunzia, scusa: chi sarebbe questo Boccia?» (è opportuno ricordare che il Cavaliere a lei, Nunzia De Girolamo, e a un’altra giovane parlamentare, Gabriella Giammanco, spediva biglietti galanti durante le sedute parlamentari).
La De Girolamo spiegò che questo Boccia era un deputato del Pd molto in carriera, con un storia d’amore appena finita e già padre di due figli, un tipo comunque molto serio, un ex democristiano poi prodiano, quindi lettiano, il rampollo d’una famiglia di Bisceglie che aveva girato il mondo, master alla Bocconi e quadriennio alla London School, soggiorno negli Usa e poi sì, certo, pure due tragiche tornate elettorali in Puglia (2005 e 2010), sempre sconfitto da Nichi Vendola nelle urne delle primarie ma non nello spirito rampante: infatti l’aveva conosciuto a VeDrò, una specie di club fondato da Enrico Letta per far amalgamare le giovani speranze della politica italiana.
Si erano piaciuti. Poi lei gli aveva preparato quel piatto di ziti. Baci segreti, in Transatlantico giochi di sguardi, l’annuncio ufficiale affidato al settimanale Chi . Si sposarono, in municipio, il 23 dicembre del 2011. Il 9 giugno dell’anno successivo nacque Gea.
Un amore veloce, subito nell’immaginario collettivo proprio perché così perfettamente meticcio, se le larghe intese potevano funzionare in amore, figuriamoci a Palazzo Chigi. Dove però alla fine arriva lei: le affidano il dicastero delle Politiche agricole, mentre lui resta a Montecitorio, presidente della Commissione Bilancio.
Una coppia di successo. Per un po’. Poi succedono un sacco di cose.
Lui, che alla tivù appare pacato, misurato, su Twitter si trasforma. Se gli interlocutori osano criticarlo, va fuori come un balcone. «Se non sei d’accordo con me, fatti eleggere e poi ne riparliamo», «Vai... vai a lavorare», «Fai ridere... coniglio». Nel giugno scorso, il capolavoro. Mentre si discute sull’acquisto degli F35 — che lui, Boccia, caldeggia — risponde a qualche cinguettìo pacifista scrivendo: «In sostanza non si tratta di fare guerre, con gli elicotteri si spengono incendi, trasportano malati, salvano vite umane #F35». Per capirci: Boccia è convinto che gli F35 siano elicotteri e non cacciabombardieri.
Non basta: politicamente sembra subire il fascino di Renzi; e così ammicca, dichiara, e tutto questo non piace a Enrico Letta, che i suoi, di solito, li preferisce allineati e prudenti.
Un certo tormento politico, contemporaneamente, assale anche lei, la moglie Nunzia. Che, dopo essere stata a lungo una fedele berluscones (la leggenda racconta che conobbe il Cavaliere a Napoli, durante un comizio, dopo avergli lanciato sul palco un orsacchiotto) decide di uscire dal cerchio magico di palazzo Grazioli (Francesca Pascale l’aveva ammessa) e di seguire Angelino Alfano, mantenendo così la poltrona di ministro (nonostante gli animalisti non perdano occasione per ricordare che la responsabile del dicastero delle Politiche forestali, una volta, ospite di Michele Santoro, sostenne che le lontre sono uccelli).
Meno male che, a un certo punto, arriva il Natale. La famigliola decide di andarlo a trascorrere alle Maldive. Al diavolo il tragico momento economico che vivono milioni di italiani: certe volte una bella vacanza è proprio quello che ci vuole. Sole a picco e tuffi, le squisite grigliate di un magnifico resort, le partite di pallavolo, Boccia che smette di twittare con il mondo ostile, la De Girolamo che s’abbronza, la piccola Gea che gioca sulla spiaggia bianca.
Speriamo, pensano Nunzia e Francesco, che il nuovo anno sia un buon anno. Ma sì, certo, bisogna essere ottimisti: auguri, cin cin!
Tornano.
Purtroppo un cronista del Fatto non è andato in vacanza. Ha lavorato. Ha trovato quelle che, in gergo, chiamiamo «carte». Il racconto di intercettazioni carpite a casa del padre di lei, della De Girolamo, a Benevento. Riunioni per decidere affari e appalti della locale Asl e del 118. Lei usa toni forti, volgari. Al Corriere dichiara: «Quanto perbenismo... a casa mia, io faccio quello che mi pare».
Lui, il Boccia, adesso, in un lancio dell’agenzia Ansa , non la chiama più Nunzia, non chiama per nome sua moglie. Dice solo: «Il ministro spiegherà» (secondo alcune fonti, sarebbe furibondo anche perché avrebbe appreso solo dai giornali che lo storico fidanzato di Nunzia, Antonio Tozzi, è stato da poco nominato direttore generale della Sian — il sistema informativo usato da Stato e Regioni in materia di agricoltura — con uno stipendio di 175 mila euro l’anno, più benefit).