m. per., La Stampa 14/1/2014, 14 gennaio 2014
I SENSI DI COLPA DI KALASHNIKOV
Per tutta la vita non aveva mai mostrato rimorsi, incertezze, dubbi. Ma pochi mesi prima di morire, lo scorso 23 dicembre, Mikhail Kalashnikov, l’inventore del leggendario fucile d’assalto sovietico Ak-47, scrisse al patriarca della Chiesa ortodossa Kirill: «Il mio dolore spirituale è insopportabile. Non riesco a smettere di chiedermi: se il mio mitra ha tolto la vita a così tante persone, significa che anch’io, Mikhail Kalashnikov, 93 anni, figlio di una contadina, cristiano ortodosso, sono colpevole della loro morte?». Immediata fu la risposta della Chiesa ortodossa russa, un’assoluzione senza incertezze: «Se un’arma serve a difendere la patria, la Chiesa appoggia sia i suoi artefici sia chi la usa. Il fucile fu inventato per la difesa del Paese, non perché lo usassero i terroristi». Kalashnikov era diventato un eroe della Russia, lui e il suo fucile, utilizzato dagli eserciti di 55 Paesi ma anche da innumerevoli formazioni di guerriglieri e terroristi. «Non è colpa mia se oggi tali armi vengono usate là dove non si dovrebbe usarle», aveva sempre detto Kalashnikov, che aggiungeva: «Se non fosse stato per i nazisti probabilmente avrei inventato un tosaerba».
[m. per.]
Per tutta la vita non aveva mai mostrato rimorsi, incertezze, dubbi. Ma pochi mesi prima di morire, lo scorso 23 dicembre, Mikhail Kalashnikov, l’inventore del leggendario fucile d’assalto sovietico Ak-47, scrisse al patriarca della Chiesa ortodossa Kirill: «Il mio dolore spirituale è insopportabile. Non riesco a smettere di chiedermi: se il mio mitra ha tolto la vita a così tante persone, significa che anch’io, Mikhail Kalashnikov, 93 anni, figlio di una contadina, cristiano ortodosso, sono colpevole della loro morte?». Immediata fu la risposta della Chiesa ortodossa russa, un’assoluzione senza incertezze: «Se un’arma serve a difendere la patria, la Chiesa appoggia sia i suoi artefici sia chi la usa. Il fucile fu inventato per la difesa del Paese, non perché lo usassero i terroristi». Kalashnikov era diventato un eroe della Russia, lui e il suo fucile, utilizzato dagli eserciti di 55 Paesi ma anche da innumerevoli formazioni di guerriglieri e terroristi. «Non è colpa mia se oggi tali armi vengono usate là dove non si dovrebbe usarle», aveva sempre detto Kalashnikov, che aggiungeva: «Se non fosse stato per i nazisti probabilmente avrei inventato un tosaerba».