Federico Rampini, La Repubblica 14/1/2014, 14 gennaio 2014
L’ECONOMIA SECONDO I BEATLES
È stato già detto tutto. Dai Beatles. Le rivolte anti-tasse, il neoliberismo. L’austerity applicata al welfare per adattarlo all’aumento della longevità. Le guerre dei copyright. La manipolazione genetica. Si avvicina il 50esimo anniversario di quell’evento storico che fu lo sbarco in America dei quattro ragazzi di Liverpool, e sul Washington Post l’economista Neil Irwin si lancia in una rilettura sorprendente delle loro canzoni. Trovandovi in embrione le dottrine economiche che hanno segnato il nostro tempo. “Taxman” fu scritta da George Harrison per l’album “Revolver” a un’epoca in cui sotto i laburisti gli incassi dei Beatles erano colpiti con un’aliquota marginale del 95%, e prefigura le rivolte fiscali dell’era reaganiana. “When I’m Sixty Four” aiuta a capire con decenni di anticipo che i sistemi pensionistici non reggeranno all’allungamento della speranza di vita. “Revolution” di John Lennon è una difesa anticipata della riforma sanitaria di Obama. “I am the Walrus” evoca la clonazione ibrida uomo-animale. “Paperback Writer” spiega come l’eccesso di tutela della proprietà intellettuale può ostacolare l’innovazione. Benvenuti Beatles, a fianco di Karl Marx e Lord Keynes, nel Pantheon dei grandi economisti.