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 2014  gennaio 14 Martedì calendario

IPOTESI ALLO STUDIO TUTTE LEGITTIME


Qual è l’impatto della sentenza della Corte costituzionale sui progetti di riforma elettorale in discussione in questi giorni? Ad una prima lettura delle motivazioni rese note ieri sera dai giudici non sembra che saranno significativi.
Come ci si aspettava la Corte ha bocciato il premio di maggioranza senza previsione di una soglia minima di voti per il suo ottenimento, ma non si è spinta a dichiarare illegittimi premi di maggioranza o di governabilità che siano limitati. Il primo e il secondo dei modelli proposti da Renzi prevedono per l’appunto un premio fisso del 15 % dei seggi che non può essere considerato irragionevole. Questo è un punto rilevante perchè l’Italia non è oggi governabile con sistemi elettorali che rispettino la proporzionalità tra voti e seggi. In questa fase storica occorrono sistemi di voto che trasformino la minoranza relativa dei voti in maggioranza assoluta di seggi. La Corte non arriva a rifiutare questa logica ma la circoscrive a sistemi che non producano una distorsione eccessiva tra voti e seggi senza d’altronde riuscire a fissare i criteri che distinguano tra disproporzionalità buona e disproporzionalità cattiva. Sono salvi quindi lo spagnolo e la Mattarella. Ed è salvo anche il doppio turno di lista dove la disproporzionalità è legittimata dal fatto che chi ottiene il premio di maggioranza che garantisce il 55% dei seggi deve comunque ottenere nel ballottaggio il 50% più uno dei voti.
L’altra questione rilevante concerne la selezione dei candidati. Si temeva che la Consulta bocciasse in ogni caso le liste bloccate. Non è così. Il divieto è limitato alle liste bloccate lunghe. Su questo punto la Corte fa un riferimento preciso, pur senza citarli, sia al modello spagnolo che prevede liste bloccate ma con pochi candidati sia al modello tedesco in cui le liste bloccate sono più lunghe ma sono compensate dalla presenza di una metà dei seggi assegnati in collegi uninominali. Quindi vanno bene i collegi uninominali della Mattarella o altri sistemi maggioritari dello stesso tipo. E soprattutto va bene il modello spagnolo proposto da Renzi proprio perché prevede circoscrizioni piccole. Lo stesso tipo di circoscrizioni dovranno essere previste se la scelta cadrà sul doppio turno di coalizione.
In conclusione, nessuno dei tre modelli di Renzi è influenzato da questa sentenza. Ma questo non semplifica la riforma elettorale. I nodi da sciogliere erano e restano politici più che giuridici o tecnici. Un accordo tra Renzi, Alfano e Berlusconi è la chiave per arrivare a dare al nostro paese un sistema di voto efficiente e che possa durare nel tempo perché largamente condiviso. Non ci vorrà molto per capire se questo obiettivo sarà veramente raggiungibile.