Gianni Clerici, la Repubblica 13/1/2014, 13 gennaio 2014
IL TENNIS CHE VORREI
L’articolo che - forse leggerete è simile al tentativo di quel milanese che, un giorno, si rivolse ad un militare di guardia al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite e gli disse «Sine qua non, siamo qua noi. Vorrei riorganizzare l’Onu perché così non va». Dopo alcuni minuti giungeva ad accoglierlo un’ambulanza. Nel tennis, infatti, più di una cosa non va. Ma la divergenza degli interessi, ancor prima che la mancanza di una visione storica, impedisce i miglioramenti che, insieme a decine di aficionados, sto inutilmente per suggerire.
Il tennis è, purtroppo, diviso e vittima di tre governi diversi, la Itf (Federazione Internazionale), che fu il governo unico, e ufficialmente dilettantistico, sinché giunsero a dividere la torta la Atp (Associazione Tennisti Professionisti) nel 1972, e la Wta (Women Tennis Association) nel 1974. Simili tre governi hanno diversi interessi, il più antico ancora gestisce quelli che sono chiamati i 4 Tornei del Grand Slam, la Coppa Davis, le attività giovanili, benefiche, e i tornei minori che non fanno parte dei circuiti Atp e Wta. Le due organizzazioni professionali gestiscono la loro catena di tornei, maschile e femminile. Si capisce che le cose vadano ancora peggio che all’Onu, perché le tre organizzazioni ufficialmente non comunicano, e quindi non votano assieme. Ma quali sarebbero le panacee utili a far meglio funzionare questo non sistema?
CLASSIFICHE
Le classifiche attuali, affidate al computer, non tengono il minimo conto delle differenze dei fondi, che fanno del tennis uno sport simile allo sci, con la sua distinzione tra discesa libera, slalom, e slalom gigante, paragonando le tre specialità all’erba, alla terra, e al cemento plastificato. La classifica delle teste di serie, operata da specialisti e non dal computer, potrebbe soltanto migliorare le cose, in riferimento ai tre diversi fondi. Oppure andrebbe costruita la classifica, (spesso suggerita da L’Èquipe, il quotidiano sportivo che maggiormente si occupa di tennis) relativa alle superfici.
CALENDARIO
L’attuale calendario è un guazzabuglio prodotto da quello tradizionale precedente le due associazioni Professioniste, i Grandi Slam e la Coppa Davis. La Davis consente la scelta del fondo preferito dalla Nazione ospitante, in modo che, ad esempio, il turno di Coppa immediatamente successivo alla prima parte della stagione, l’australiana, si giocherà quasi sempre su un’altra superficie, secondo gli interessi. I sorteggi di Davis andrebbero dunque omologati alla superficie prevalente in ogni parte di stagione.
TORNEI MISTI DI 10 GIORNI
Il Tennis è l’unico sport in cui le gare occupino in pratica undici dodicesimi dell’anno. Gli interessi economici prevalgono sulla salute degli atleti, costretti a ritmi disumani. Il buon senso richiederebbe uno stop di almeno due mesi a fine anno, e uno di una settimana al mese, incluso uno sviluppo dei tornei misti, uomo – donna, (in inglese combined) della lunghezza di dieci giorni. Due tornei al mese sarebbe l’ideale, con una sosta di dieci giorni tra l’uno e l’altro.
PARIGI E WIMBLEDON
In seguito al recupero inglese di un gioco rinascimentale, contemporaneo alla importazione del caucciù (1870) utile per costruire le palle, il tennis ottocentesco venne rinominato Lawn Tennis, e cioè tennis su prato. Ora i tornei sui prati sono ridotti a cinque settimane circa, ma è difficile che a Wimbledon scompaia l’erba, così come dalla Gran Bretagna la Monarchia. Il vecchio calendario pone troppo vicini, a meno di un mese, due dei quattro grandi Slam. Parigi e Wimbledon. Anche lì, un arduo allontanamento, superiore alla singola settimana in più programmata per il 2015, dovrebbe essere tentato.
DAVIS CUP
La prevalenza di guadagni offerti dai tornei individuali sulla Coppa Davis, legata anche al nazionalismo, fa in modo che, sempre più, i grandi campioni, la evitino. Al di là dell’omologazione dei fondi stagionali di cui ho detto, una Coppa Davis in sede unica, di tre turni per una possibile Serie A di 8 squadre, che occupasse tre settimane, e che producesse altrettanti punti nelle classifiche individuali, sarebbe forse un miglioramento. Lo stesso varrebbe per la Federation Cup, sinché i progressi delle quote rose e del femminismo non potessero produrre un mondiale intersessi. Ma mi rendo conto di parlare di Fantatennis, ancor più del famoso milanese di fronte all’Onu.