Massimo Sideri, Corriere della Sera 12/1/2014, 12 gennaio 2014
IL BITCOIN È L’ORO ANARCHICO DEL WEB NON È PERÒ MONETA A PROVA DI VIRUS
Nel 1936 l’economista John Maynard Keynes, per criticare gli investimenti pubblici in disavanzo per finanziare l’estrazione dell’oro, scriveva rivolgendosi al Tesoro Usa: nascondete a diverse profondità dei sacchetti pieni di dollari. Maggiore sarà la crisi più le persone saranno disposte a scavare per raggiungerlo, nonostante il crescente costo marginale. Oggi quella teoria sembra tornare utile per capire ciò che accade nel mondo di Internet che, anche se descritto come «liquido», «immateriale» e «intangibile», nondimeno ruota intorno al denaro.
Nella miniera della Rete l’oro sembra assumere diverse forme e una di queste è il bitcoin, la controversa moneta digitale basata su un algoritmo. Non sembra un caso che chi li estrae dalle profondità del web sia definito «miner», minatore, e che questa moneta sia rappresentata simbolicamente come un vecchio dollarone d’oro. Il bitcoin viene dunque coniato da una rete di computer e il contratto economico è che ognuno, dando il proprio assenso, riceva una percentuale sul valore di conio proprio come se fosse in parte una piccola banca centrale. Ma se il bitcoin — scritto minuscolo come euro o dollaro — è l’oro del web, c’è chi è disposto a scavare sempre più a fondo senza rispettare le regole del gioco (anche la truffa e il furto, in certi termini, hanno dei costi marginali crescenti).
Così i pirati del web hanno iniziato il loro tunnel diffondendo dei virus che assumono il controllo dei computer, trasformandoli in banche centrali all’insaputa dei proprietari. Il primo grande untore, come è emerso solo ora, è stato il portale Yahoo ,la cui pubblicità è stata infettata da questo tipo di virus. Bastava andare sul sito di Yahoo per essere ingaggiati come minatori-fantasma di bitcoin senza riceverne il giusto compenso. Certo: anche con le carte di credito e le banconote tradizionali le truffe non sono mai mancate. Ma, appunto, il virus è la riprova che il sogno di una moneta anarchica e condivisa non ci mette al riparo da chi, come nella California dell’800, voleva impadronirsi delle miniere con le buone o con le cattive.