Gianni Mura, La Repubblica 12/1/2014, 12 gennaio 2014
SEGRETI DI SPOGLIATOIO E UN PORTIERE DA LIBERARE
Se le parole potessero diventare fiori, oggi vorrei che fossero anemoni bianchi, rossi e viola, perché giusto un anno fa è morta Mariangela Melato, e nel ’99 Fabrizio De André. Se le parole servono a raccontare storie, ecco quella di un portiere famoso: Iker Casillas. Avrà 32 anni in maggio. A 8 è entrato come pulcino nel Real e lì è rimasto. Titolare a 18 anni, a 19 prima Champions conquistata, a 23 capitano della Nazionale. Capitano lo è ancora: del Real (quando gioca) e della Nazionale che ha vinto due volte l’Europeo ed è campione del mondo in carica. Può pure darsi che oggi giochi con l’Espanyol, ma solo perché Diego Lopez, ieri ha avuto problemi di stomaco. Altrimenti starà in panchina, quella dove Mourinho l’ha spedito e da cui Ancelotti lo toglie solo per le gare di Coppa del Re e di Champions.
Perché? E’ una storia lunga, lo dico anche al lettore S. S. di Roma, che mi ha scritto manifestando sorpresa: come mai in questa rubrica non ho mai fatto cenno al caso-Casillas? Solo perché era impossibile restringerlo in poche righe. Ma l’ho seguito, anche chiamando colleghi spagnoli. E lo riassumo. Dopo la “manita” (0-5) col Barcellona Mourinho ha i nervi tesi. Soffiano venti di guerra, nemmeno tanto fredda. Mourinho mette un dito nell’occhio a Tito Villanova, Ramos fa a pugni con quelli che sono suoi compagni di Nazionale. Gli ultrà del Real sono d’accordo, ovviamente. Molti tifosi, come lo scrittore Javier Marias, dichiarano che non metteranno piede al Bernabeu finché in panca ci sarà Mourinho. Casillas telefona a Xavi, capitano del Barça, col ramoscello d’olivo nel becco, la Spagna rivince l’Europeo e ai due giocatori viene assegnato il premio Principe de Asturias. Mourinho non gradisce e lo manda in panchina, utilizzando Adan, attualmente al Cagliari. Poi Casillas si rompe una mano, il Real richiama Diego Lopez (riserva al Siviglia). Casillas guarisce ma non gioca. Mourinho, anche se non lo dice apertamente, lo sospetta di violare i segreti dello spogliatoio, vista la relazione con la giornalista tv Sara Carbonero, sancita da un bacio in diretta e allietata pochi giorni fa dalla nascita di Martin (kg.3,850).
Con grande gioia di Javier Marias e di molti tifosi del Real (ultrà esclusi), Mourinho saluta Madrid e torna a Londra. Arriva Ancelotti ma la situazione non cambia. Gioca Diego Lopez in campionato, a Casillas gli altri tornei. A precisa domanda, Ancelotti risponde che le condizioni di un portiere le valuta l’allenatore dei portieri, cioè William Vecchi. Nella Cdc, diventata Cl, il Real è primo con 9 vittorie, ma l’ultima risale al 2002. Se Casillas dà garanzie in Champions, non si vede perché non possa giocare contro l’Osasuna o il Levante. Provate a immaginare le reazioni in Italia se Conte tenesse fuori Buffon per un’ipotetica relazione con Ilaria D’Amico, oppure perché ha salutato con troppo slancio Totti. In tutto questo periodo Casillas ha scelto il basso profilo, non una dichiarazione al peperoncino, mai una frase fuori posto. Del Bosque non vuole impicciarsi nelle questioni dei club, ha già detto che in Brasile il titolare sarà Casillas, punto e basta. Ma in Spagna molti, anche i tifosi catalani e baschi, che Casillas lo rispettano, si chiedono quanto possano incidere sul rendimento del portiere le poche partite giocate prima del Mondiale. Da Maier a Zoff, da Pfaff a Buffon un grande portiere può avere un periodo così così, ma ne esce solo giocando. Liberate Casillas: questo è il mio appello. E 8 a Casillas.
Da un portiere a un altro. La tragedia di Michael Schumacher ha riportato d’attualità Harald Schumacher, detto Tony, portiere dei tedeschi ai Mondiali ’82 e ’86 Leggo sul Giornale che riceve molti messaggi di solidarietà da chi pensa che sia lo zio di Michael. E chi lo pensa si basa, senza saperlo, su due bugie. Una la raccontava il pilota, agli inizi, per farsi bello: “ Sono il nipote di Tony e diventerò più famoso di lui”. Un’altra la raccontava il portiere a fine carriera. “Raccontavo in giro che ero lo zio di Michael pur di strappare un ultimo contratto”. Nel 1982 questa rubrica non esisteva ma m’era rimasto un voto in sospeso. La semifinale Francia-Germania era e resta una delle partite più avvincenti che ho visto, ma anche quella con l’entrata più brutta e cattiva che ho visto: di Schumacher su Battiston. Lanciato da Platini, aveva tentato un pallonetto appena dentro l’area e Schumacher gli si era buttato addosso volontariamente, mezzo girato di schiena per attutire l’impatto. Per Battiston, per più di dieci minuti fuori conoscenza, trauma cranico, due denti saltati, due vertebre incrinate, uscita in barella, perdita di memoria, coma scongiurato durante la notte, e intanto Schumacher faceva il pagliaccio palleggiando e fingendo di tirare il pallone nella curva dei tifosi francesi. Poteva essere rigore ed espulsione, si era all’inizio del secondo tempo. Per l’olandese Corver, chiaramente di parte, neanche il caso di estrarre un giallo. Per me, adesso, è arrivato finalmente il momento di inviare un — 10 a Schumacher e lo faccio volentieri.