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 2014  gennaio 12 Domenica calendario

“QUELLE IMPRESE NON LE VOGLIO VEDERE” COSÌ IL MANAGER DEL MINISTRO DETTAVA LEGGE


BENEVENTO — Un ordine calato dall’alto. «Quelli non li voglio». Quelli, cioè i concorrenti dell’associazione temporanea di imprese Sanit che si occupava del servizio 118. Un manager della pubblica amministrazione registrato mentre indicherebbe chi, o quale società, escludere dall’imminente gara d’appalto per il servizio del trasporto dei pazienti. Un’ingerenza commessa alla presenza di Sua Sanità del Sannio, l’allora parlamentare Nunzia De Girolamo, oggi ministro del Ncd? Eppure è la voce di Michele Rossi, il direttore generale della Asl di Benevento ora avvolta dallo scandalo delle «registrazioni » a sorpresa rubate dall’ex direttore amministrativo Felice Pisapia, a confermare il singolare veto. Che poi si tradurrà, forse per coincidenze, in una estromissione.
Ecco uno dei nodi dell’inchiesta giunta ad un punto di svolta sul «direttorio politico-partitico costituito al di fuori di ogni norma di legge», come lo definisce il gip del Tribunale di Benevento, Flavio Cusani. Non è escluso che le indagini, quasi indirizzate nell’ordinanza dello stesso Cusani con toni
severi nei riguardi di quella struttura, coinvolgano ora anche esponenti del «ristretto» gruppo di potere, vicinissimi al ministro.
Dalle parole del superteste Arnaldo Falato, raccolte in Procura e raccontate da Repubblica, alle distinte disavventure di due aziende. Casi emblematici che mostrano il metodo-direttorio. Caso Sanit, ad esempio. Il dirigente della Asl Falato dice al pm Giovanni Tartaglia Polcini: «Il dg Rossi mi disse che proprio la gara del 118 doveva essere bloccata assolutamente». È il servizio che all’epoca è ancora svolto da Sanit, che attende l’apertura della gara. Ma si verificano strane circostanze, oggi riscontrate in un esposto consegnato mesi fa in Procura dall’amministratore di Sanit, il calabrese Annunziato Femia. Il contenuto lo spiega l’avvocato Francesco Lilli: «Abbiamo assistito a vicende davvero incredibili, ipotesi di abusi. Da quando arrivò il direttore Rossi, si verificarono singolari circostanze: la gara d’appalto fu sospesa e poi revocata, e intanto i mandati di pagamento per Sanit ritardarono di molto, troppo». Accade così che, con il mancato trasferimento delle risorse, «gli stipendi saltavano: la Sanit divenne il bersaglio di una violenta campagna mediatica a livello locale e perse la positività del Durc, il documento di regolarità contributiva senza il quale non si partecipa alle gare. Un cane che si morde la coda». Così Sanit va via e si appella alla giustizia. Altra storia, di diverso segno, porta alla Pulitecnica: società che si occupa della pulizia di Comune, Asl ed altro, riferibile ieri come oggi ai De Pierro, famiglia prima vicina ai Mastella, oggi fedele alla De Girolamo.
Svela sempre Falato al pm: «Ricordo che quando il dottor Pisapia dispose il mandato di pagamento per Pulitecnica, vicina ai Mastella, il dottor Rossi mi richiamò e mi redarguì ». Il pm chiede: «Ma i pagamenti non si fanno in base alle reali prestazioni?». Falato: «Certo, ma il dg mi disse che quella ditta era avversa e per questo motivo non fu pagata per mesi». Due anni dopo, Repubblica chiede lumi a Giovanni De Pierro, socio dell’azienda e padre di Francesco, consigliere comunale a Benevento di area centrodestra. «Ah guardi, non ricordo di questi pagamenti ritardati », sorride De Pierro senior. Eppure tutti raccontano a Benevento che la situazione si è regolarizzata solo quando suo figlio Francesco ha lasciato l’Udeur. «Ma no, mio figlio sta nel gruppo misto, certo dialoga con la De Girolamo eccome, e con altri». Eppure lo stesso sindaco, Fausto Pepe, la racconta con franchezza: «Il consigliere De Pierro è vicino a quell’area e mi ha votato contro in più occasioni. La vicenda della Pulitecnica si conosce. Ma il vero nodo di questa storia è che qui o eri con lei, con la De Girolamo, o contro di lei. Il ministro non ha mai pensato, nelle sue uscite pubbliche, di avere un dialogo con il sindaco. O eri con lei, o contro di lei. Da questa storia emergono profili seri di cui voglio parlare nell’assemblea dei sindaci: mani
su sanità, piccole grandi intrusioni sul territorio, il bar, la multa ricevuta dall’amico che fa mozzarelle ». Pepe sta guidando ora, insieme alla soprintendenza, quei controlli approfonditi che porteranno lunedì alla fatale chiusura del bar dell’ospedale Fatebenefratelli, la cui gestione è stata aggiudicata, evidentemente per caso, allo zio del ministro De Girolamo, Franco Liguori. Perché solo ora? Risponde il sindaco. «I vigili già andarono in quel locale, ma c’erano lavori in corso, e risultava l’auto-certificazione in cui si sosteneva il possesso di tutte le autorizzazioni. Titoli che invece mancano». È la vicenda per la quale l’allora deputata fa sfoggio di potere davanti al direttorio, nelle registrazioni rubate: «Mandagli i controlli e vaffanculo », o chiama «tirchi» i frati dell’Ordine che non si sbrigano a concretizzare le sue indicazioni. O eri con, o contro, Sua Sanità del Sannio.