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 2014  gennaio 12 Domenica calendario

“DE GIROLAMO IN PARLAMENTO” IL PD CHIEDE CHIARIMENTI E SUL RIMPASTO ORA È PRESSING


ROMA — Il rimpasto è sempre più vicino. Tempo due settimane e ci sarà un nuovo governo, la strada ormai è segnata. Al ritorno da Città del Messico, Enrico Letta dovrà iniziare a ragionare in fretta sulla scomposizione e ricomposizione della sua squadra, come gli hanno chiesto Matteo Renzi e gli alleati minori consultati in questi giorni. Un’operazione che il premier finora ha cercato di evitare ma che, ormai, non sembra più rinviabile. Tanto più che il Pd ora chiede che Nunzia De Girolamo si presenti in parlamento per «chiarire» il suo coinvolgimento nella vicenda della Asl di Benevento.
Sono diversi i ministri in bilico in questa giostra, una lista a cui si è aggiunta appunto anche De Girolamo. L’interessata, che non risulta indagata, ieri ha ammesso di aver «sbagliato nell’usare espressioni poco eleganti, anche se le ho usate in casa mia e sono state registrate abusivamente e illegalmente». E tuttavia la luce sul suo caso resta accesa, soprattutto da parte dei renziani che ne approfittano per non mollare la presa sull’esecutivo. Il pretesto, come sul caso Cancellieri, lo forniscono i grillini, che insistono sulla richiesta di una seduta parlamentare. «Venire a riferire in aula sarebbe il minimo», sostiene Luigi Di Maio, il vicepresidente M5S della Camera. I grillini si sono fatti furbi, dopo la vicenda Cancellieri-Ligresti hanno compreso che la mozione di sfiducia a un ministro ha come unico effetto quello di ricompattare la maggioranza. Così chiedono “solo” che De Girolamo venga a riferire sull’affaire beneventano. Una richiesta che trova orecchie attente nel Pd renziano. «Il ministro De Girolamo deve chiarire in Parlamento e poi si valuterà il suo comportamento», confermano infatti dal Nazareno. Dietro garanzia di anonimato un renziano di provata fede ammette che «se i grillini alzano il tiro non potremo comportarci come con Alfano e Cancellieri e fare finta di niente». Certo il caso De Girolamo è una materia imbarazzante per il Pd, anche da ciò si spiegano i silenzi di palazzo Chigi e dello stesso Renzi. Nunzia è sposata con Francesco Boccia — lettiano doc ma sostenitore di Renzi alle primarie — e ha un rapporto di amicizia da diversi anni con lo stesso Enrico Letta, tanto da far parte del board del think tank lettiano “Vedrò” (responsabile del Mezzogiorno).
A parte la questione del ministro dell’Agricoltura (voci di una sua sostituzione con Bruno Tabacci), le pressioni per un rimpasto attraversano la maggioranza e occupano le conversazioni del Transatlantico. Nello stesso Pd se ne parla apertamente: «Spetterà a Letta — spiega il deputato Dario Ginefra, certo non ascrivibile ai renziani — rimediare a talune scelte apparse non sempre all’altezza della sfida che abbiamo assunto con il paese. Si chiami rimpasto, si chiami verifica, l’importante è che si tolga dall’imbarazzo un’intera maggioranza parlamentare dalle troppe scivolate che in questi mesi vi sono state ad opera di alcuni sopravvalutati suoi collaboratori». L’elenco dei sacrificabili si apre con due ministri finiti da tempo nella lista nera di Renzi. Il primo è il bersaniano Flavio Zanonato, ministro dello Sviluppo economico. Poi c’è il titolare del Welfare, Enrico Giovannini, che ha aggiunto la critica al Job Act alle già numerose stoccate rifilate in passato al sindaco di Firenze. Per succedergli è pronto l’ex segretario Pd Guglielmo Epifani, che ha stretto un rapporto solido con Luca Lotti, braccio destro di Renzi. Vacilla il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri e persino Fabrizio Saccomanni, nonostante Letta e Napolitano lo coprano totalmente, è finito sulla graticola. Al suo posto, potrebbe andare Mario Monti, essendo Scelta Civica in debito di posti (raccontano che il Professore sia in freddo con Enzo Moavero, accusato di non averlo mai difeso dagli attacchi). Ieri, poco prima di incontrare Matteo Renzi, il presidente Pd della Toscana, Enrico Rossi, ha dato voce ai rumors: «Non accadrà. Ma intanto ieri sono circolati due incubi. Berlusconi candidato alle europee. Monti che ritorna con il ministero dell’economia e delle finanze ». Persino il ministro Kyenge potrebbe lasciare, ma stavolta l’uscita sarebbe concordata con il Pd, visto che si parla di lei come capolista alle Europee in una delle circoscrizioni del Nord.
Ma per fare tutti questi spostamenti Letta potrebbe essere costretto a un passaggio rischioso: le dimissioni con reincarico immediato al Quirinale. Un Lettabis per azzerare tutto il governo e ripartire con una squadra nuova.