Mauro Chiabrando, Il Sole 24 Ore 12/1/2014, 12 gennaio 2014
IMPAGINAZIONE AL POTERE
La crisi economica, combinandosi con i cambiamenti epocali che stanno ridimensionando il ruolo della carta stampata, assottiglia sempre più le fila delle aziende delle arti grafiche, ma a ricordarci il ruolo e il peso di Milano e della sua provincia quale moderna capitale dell’editoria italiana già nella prima metà del ’900 ecco giungere in porto, fresco di stampa, il repertorio Editori a Milano (1900-1945), edito da Franco Angeli. La curatrice Patrizia Caccia, al termine di una sistematica ricognizione durata alcuni anni, ha potuto censire circa 1.700 aziende tipografico-editoriali ubicate nel capoluogo lombardo, mettendo in evidenza come nel centro propulsore dell’industrializzazione della cultura italiana trovassero posto sia editori specializzati nel libro popolare (di intrattenimento, informazione e divulgazione, anche di ispirazione socialista) sia l’editoria a indirizzo tecnico-scientifico di colossi fondati in epoca postunitaria come Treves, Sonzogno, Agnelli, Hoepli, Vallardi.
La pubblicazione ha anche il merito di fare luce su un terreno ancora solo parzialmente esplorato, quello degli editori tipografi milanesi. Per trent’anni Raffaello Bertieri (1875-1941) con la rivista «Il Risorgimento Grafico» (1902-1941) e le sue edizioni svecchiò e diffuse la cultura tipografica italiana, attingendo alla grande tradizione nazionale dei Manuzio e dei Bodoni. Esaurita la sua parabola, a Milano germogliarono esperienze culturali nuove sul piano tecnico e qualitativo seguendo la corrente della modernità e del rinnovamento generale. Tra le due guerre un’élite di tipografi, spesso di seconda o terza generazione, adottò con coraggio nuovi principi (razionalità, funzionalismo, astrattismo, lezione estetica delle avanguardie europee) in grado esprimere il gusto della modernità. In particolare la committenza industriale nel settore dell’edilizia, dell’arredamento moderno e dell’architettura razionale richiedeva che lo stampato rispecchiasse un’immagine originale e coerente con lo stile contemporaneo. Protagonisti di quella straordinaria stagione creativa furono tipografi come Guido Modiano (Società Grafica G. Modiano), Achille Lucini (Arti Grafiche Lucini), Giuseppe Muggiani (Tipografia G. Muggiani), Amilcare Pizzi (Pizzi e Pizio), Acquati (Officine Grafiche Esperia). Spesso in collaborazione con artisti grafici come Bruno Munari, Carlo Dradi, Luigi Veronesi, Enrico Bona, Antonio Boggeri, Erberto Carboni, Xanti Schawinsky si produssero stampati commerciali d’avanguardia grazie alle innovazioni tecniche (stampa su acetato, fustellature, connubio di clichés fotografici con mezze tinte e disegni al tratto eccetera) e all’apporto di una progettualità libera da schemi precostituiti e di regole certe ma statiche. Si tratta di materiale (pubblicazioni aziendali, pieghevoli pubblicitari, biglietti, carte intestate eccetera) scarsamente presente nelle biblioteche pubbliche, reso ancora più prezioso dalle distruzioni della guerra, e da tempo oggetto di un raffinato collezionismo anche fuori dei nostri confini.
Pur essendo stato quasi del tutto dimenticato, il maggiore e più lucido esponente di questo gruppo fu Guido Modiano (1898-1943), figlio del tipografo Gustavo Modiano, di cui quest’anno ricorre il settantesimo dalla scomparsa. Come ebbe modo di affermare il gallerista Pietro Maria Bardi che gli affidò l’impaginazione (semplice, intellegibile e senza sprechi) di «Quadrante» (1933-36), Modiano fu una figura centrale nel promuovere la «nuova tipografia» italiana. Un giudizio condiviso da Giulia Veronesi e Attilio Rossi anche dopo la sua morte avvenuta il 25 luglio 1943 durante un bombardamento alleato sulla Flack Artillerie Schule di Rerik (località sulla sponda tedesca del Baltico) dove frequentava un corso di artiglieria contraerea. Insieme con l’amico sodale Edoardo Persico, Modiano elaborò per «Casabella» lo schema delle «due pagine in una», di cui un primo efficacissimo esempio applicativo è anche la brochure della Compagnia Continentale Sellerie di Milano (1931), seguito da altre magnifiche pubblicazioni, tra cui quella per i 25 anni Olivetti (1933) e Il Linoleum. Sua Fabbricazione (1938) della Società del Linoleum per la quale impaginò «Edilizia Moderna» (1929-1942), diretta dall’architetto Paolo Masera. Quel modello consentiva di impaginare senza barriere testi, immagini e spazi vuoti, ma anche di sfruttare i nuovi caratteri tipografici di cassa, come il «Triennale» (1933) da lui progettato genialmente per la Fonderia Tipografica Reggiani, in grado di dare risposte estetiche e funzionali alla comunicazione sempre in perfetto equilibro tra testo e immagine.
Quasi nulla si sa invece di Ergisto Reggiani (1888-1964), citato di sfuggita nel repertorio solo in quanto erede dell’azienda di famiglia fondata nel lontano 1883 dal nonno Enrico. La collaborazione con Modiano fruttò l’effimera (uscirono solo tre numeri tra la fine del 1931 e il 1932) pubblicazione del bimestrale «Tipografia», interamente composto a mano da Modiano con le serie di caratteri di cassa razionalisti («Novecento» per il testo, «Norma», «Mefistofele» e «Ciclope» per la titolazione) del campionario Reggiani. Sul primo numero a cui collaborò anche Persico, anticipando il leit-motiv di Antonio Boggeri, Modiano preciserà: «Il gusto fotografico ha prodotto nuove vie riproduttive, nuovi modi di presentazione delle illustrazioni, nuove suggestioni nella pubblicità pura, nei prospetti, nei cataloghi dei libri. Il fatto dei fondi zincografici e fotografici che legano le illustrazioni ed i testi; i titoli o sottotitoli, costruiti da clichés con le lettere tipografiche negative; i clichés che evadono dai margini, per il primato della funzione documentaria, sono segni che l’arte grafica profitta ora delle esperienze delle altre arti, ne assimila i risultati, le espressioni, le tecniche, raggiungendo la base vera della tipografia nuova».
La perfezione maniacale "svizzera" della composizione tipografica, unita al risultato estetico, fanno di questa esile pubblicazione, oggi pressoché introvabile, l’incunabolo della grafica razionalista italiana precorrendo i temi della rivista «Campo Grafico» (1933-1939), alla cui conduzione collettiva il tipografo milanese – grande amico anche di "gente d’azione" ma di grandi idealità come Leonardo Sinisgalli, Ezio d’Errico, gli architetti Figini e Pollini – darà sempre un insostituibile apporto.