Elena Cattaneo e Gilberto Corbellini, Il Sole 24 Ore 12/1/2014, 12 gennaio 2014
DIECI RISPOSTE AGLI ANIMALISTI
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Non è vero che in passato la sperimentazione animale non è servita a nulla: senza di essa non esisterebbero le scienze biologiche e la medicina scientifica. La sperimentazione animale ha consentito di sviluppare conoscenze scientifiche fondamentali (dalla scoperta della circolazione del sangue e delle funzioni di organi, tessuti, cellule e molecole dell’organismo animale o umano, alla dimostrazione del ruolo degli agenti infettivi come cause di malattie trasmissibili, nonché dei meccanismi implicati nell’origine di quasi tutte le malattie di cui si conoscono le cause) e trattamenti salvavita o preventivi (invenzione dell’anestesia e dell’antisepsi per l’avanzamento della chirurgia, vaccini e sieri, sulfamidici e antibiotici, chemioterapie anticancro o antivirali e trapianti, antidepressivi e antipsicotici, eccetera).
2
Non è vero che oggi la sperimentazione animale è inutile: praticamente tutti i trattamenti in grado di curare o di lenire le principali malattie dell’uomo come i tumori, le malattie cardiovascolari, quelle neurologiche, infettive o genetiche continuano a derivare dalla ricerca sugli animali. Quando, in passato, non sono stati fatti studi preclinici su animali, o sono stati fatti male, sono accadute tragedie, come le migliaia di casi di bambini focomelici per gli effetti della talidomide.
3
Non è vero che i dati raccolti studiando i modelli animali non sono validi per l’uomo, e le critiche epistemologiche alla sperimentazione animale fraintendono la natura del metodo scientifico. Stante il fatto che l’unico modo di avanzare nella conoscenza e nel controllo dei fenomeni naturali (inclusi i processi che danno luogo alle malattie) è l’indagine sperimentale che parte da ipotesi falsificabili, di certo il miglior modello dell’uomo sarebbe l’uomo. Il progresso civile umano ha però giustamente bandito la sperimentazione sull’uomo, senza il consenso libero e informato, e che non sia volta al beneficio diretto per la persona. Poiché tutti gli animali, incluso l’uomo, hanno una storia evolutiva comune, dal livello molecolare a quello sistemico, essi hanno in comune numerose caratteristiche e funzionano in base agli stessi principi biologici, per cui i modelli animali sono buone approssimazioni per ottenere risultati utili. Come la storia e l’attualità della ricerca biomedica dimostrano.
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Non è vero che si possono già usare solo metodi alternativi agli animali: i metodi alternativi sono prodotti dagli scienziati e già preferiti agli animali, perché l’uso di animali ha costi più elevati oltre a implicazioni di stress lavorativo maggiore. Il fatto è che i metodi alternativi non sono davvero alternativi, in quanto le colture in vitro o i modelli o simulazioni in silico non consentono di studiare i processi fisiologici che controllano la funzionalità che tessuti e organi svolgono sulla base di interazioni complesse e sistemiche tra milioni di cellule organizzate tridimensionalmente o in popolazioni che cambiano dinamicamente.
Senza sperimentare su animali le ipotesi anche preventivamente testate con metodi alternativi, non avrebbero alcun valore esplicativo, per cui non sarebbe scientificamente giustificato e sarebbe pericoloso passare dai cosiddetti modelli alternativi direttamente al l’uomo. In pratica, vietando la sperimentazione animale, la ricerca si bloccherebbe, con danni gravissimi per tutti (inclusi gli animali).
5
Non è vero che la sperimentazione animale si fa normalmente anche su cani, gatti e primati: la ricerca su grandi mammiferi, animali domestici e primati è molto ridotta (2-3% di tutta la ricerca con animali) e l’autorizzazione è molto difficile da ottenere; cioè viene data solo in presenza di forti argomenti logico-razionali e dati preliminari in altre specie che fanno presumere che i risultati attesi possano essere di grande beneficio. Inasprire i divieti produce come principale conseguenza che risulteranno favoriti nella ricerca Paesi dove la sperimentazione animale non è regolamentata, e dove gli abusi e le sofferenze degli animali sono la norma.
6
Non è vero che gli scienziati sono indifferenti alle sofferenze degli animali: gli scienziati sanno da molto tempo che il benessere degli animali è essenziale anche per ottenere risultati più validi dagli esperimenti. Inoltre gli scienziati ricorrono all’uso di animali solo, perché e quando è necessario, dato che sono gli scienziati i primi a sapere che gli animali possono provare dolore e soffrire per condizioni di stress. Gli scienziati collocano questa sperimentazione necessaria nell’ambito di un obiettivo più alto: dare speranze concrete di spiegare e curare le malattie umane.
7
Non è fondato, scientificamente, sostenere che gli animali hanno un livello di coscienza (o una dimensione psicologica) equivalente a quello umano: le neuroscienze hanno scoperto quali sono le strutture del sistema nervoso che possono generare stati di coscienza, e gli animali che si usano per la sperimentazione non hanno un cervello altrettanto sviluppato quanto quello umano.
8
Non è giustificato ed è offensivo verso le persone umane malate sostenere che gli animali hanno i loro stessi diritti (secondo qualcuno gli animali avrebbero anche più diritti): siamo noi che attribuiamo agli animali dei diritti, mentre essi non immaginano che si possano rivendicare diritti, e non sono in grado di riconoscerli all’uomo, né a conspecifici. I malati e le persone emarginate godono invece di un diritto alla salute e a una decente qualità di vita che sarebbe compromesso dal divieto della sperimentazione animale.
9
La legge sulla sperimentazione animale danneggia la ricerca italiana e l’economia del Paese: recependo la direttiva europea in modo più restrittivo, la legge procurerà una procedura di infrazione da parte della Unione Europea ed escluderà i ricercatori italiani dai finanziamenti competitivi per programmi di ricerca che possono portare sviluppi innovativi in campo biomedico, in quanto i ricercatori italiani non saranno in grado di realizzare ricerche necessarie a validare i risultati di qualunque studio che abbia un potenziale di applicazione all’uomo (inoltre l’entrata in vigore di tale legge potrebbe costringere alcuni gruppi di ricerca a restituire finanziamenti). La legge sulla sperimentazione animale farà regredire le scienze biomediche e la medicina clinica italiane: i ricercatori e medici italiani non potranno insegnare nuove tecniche chirurgiche o studiare gli effetti di nuove droghe sintetiche o controllare gli effetti tossici di terapie cellulari avanzate, eccetera.
10
La legge sulla sperimentazione animale favorirà la ricerca clinica senza scrupoli sui pazienti: come dimostra la vicenda Stamina, se non si consente di acquisire informazioni precliniche sulla sicurezza ed efficacia dei trattamenti, sussiste il rischio concreto che personaggi senza scrupoli sperimentino le loro pseudo-cure direttamente su pazienti e bambini. In questo modo l’etica medica viene fatta regredire a stadi di inciviltà: sulla base di ragionamenti apparentemente non violenti si ammettono come preferibile il dolore e le sofferenze umane, pur di non consentire ricerche su animali.
Università di Milano e Roma