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 2014  gennaio 12 Domenica calendario

ANDREA CAMILLERI “SPERO DI ESSERE VIVO QUANDO DOVRANNO SCUSARSI CON I GRECI”

ANDREA CAMILLERI “SPERO DI ESSERE VIVO QUANDO DOVRANNO SCUSARSI CON I GRECI” –

Come vede la situazione politica in Italia?
Sembra che l’Italia stia vivendo una fase di stallo e il sistema politico è bloccato da troppo tempo. Possiamo dire che si possono fare pochissime cose. Le elezioni hanno portato tre partiti ad avere quasi la stessa percentuale ed è difficile costruire una maggioranza veramente solida. Oggi la maggioranza è formata da residui di dissidenti del Popolo della Libertà di Berlusconi che permettono al governo di continuare a esistere, ma non di governare.
Il governo Letta continua ad applicare una ingiusta austerità?
Il problema dell’austerità è un problema che riguarda l’Europa in generale. Per questo motivo alcuni di noi stanno cercando di creare una lista sovranazionale e transnazionale per affrontare le elezioni europee. Da un lato stiamo cercando di combattere il riflusso antieuropeo che sembra che sarà espresso nelle prossime elezioni. Ritengo fondamentale proteggere il nostro essere europei, nonostante le evidenti mancanze della macchina europea che durante questa lunga e tragica crisi ha continuato a lavorare facendo pagare un prezzo altissimo, un prezzo che non possiamo nemmeno immaginare, a decine di milioni di cittadini. C’è bisogno di una radicale revisione di tutti gli accordi europei. Una revisione che non può basarsi solamente e ancora una volta sui libri di contabilità. I ragionieri distruggono l’Europa. Dobbiamo fermarli. Perché i libri dei contabili parlano solo di un dare e avere. Non ci sono altre voci. Manca la voce: società. L’Europa non può continuare a vivere ricattata solo dal valore dell’euro, deve condividere gli stessi ideali per essere unita. In caso contrario non sarà in grado di continuare a esistere. La prossima guerra, perché questa crisi è stata una guerra, lascerà sul campo molto più che paesi come la Grecia o altri colpiti mortalmente dalla crisi attuale. Per questo motivo dobbiamo dare una risposta unitaria a questa crisi sostenendo Alexis Tsipras per la presidenza della Commissione Ue.
Una volta in Italia c’era la più grande sinistra in Occidente, mentre oggi si fa fatica a trovare il giusto passo.
La sinistra italiana era forte quando c’era il vecchio Partito comunista. Poi è arrivato il centro-sinistra, che non ha potuto mantenere nulla dai grandi valori che aveva ereditato. È stato creato il partito di Rifondazione Comunista, ma si è sempre fermato a un piccolo consenso. Ci siamo trovati in questa situazione perché abbiamo assistito a un periodo di conflitto all’interno di questi piccoli partiti. Mancano persone che traccino insieme un denominatore comune tra questi partiti frammentati, il popolo della sinistra e della disobbedienza, per unificare queste forze e avere una sinistra sana. Per questo insisto su una lista per le elezioni europee, perché può portarci a qualcosa di buono. Questi partiti così come sono oggi non hanno peso, non hanno le percentuali per entrare in Parlamento. L’esempio della sinistra greca è molto importante.
Lei è un uomo di cultura, un intellettuale. Cosa l’ha spinta ad avere una posizione così chiara contro la crisi e a unirsi con altri nel tentativo di ricomporre la sinistra?
Ho sempre preso una posizione. La cultura è soprattutto un modo di vita e di prendere posizione. Ancor più di fronte a una crisi come questa che distrugge la società e i suoi valori. Una cultura che vive ai margini e guarda solo ai fatti è una cultura sterile. Io sono un uomo che scrive romanzi, un raccontastorie. Ma sono anche un cittadino italiano e europeo. Devo partecipare obbligatoriamente a tutto ciò che accade nel mio paese, l’Italia e l’Europa.
Lei è anche un siciliano di Porto Empedocle, di Agrigento e la valle dei templi greci. Ha vissuto la Magna Grecia nella sua vita quotidiana. Qual è l’idea che ha per la Grecia?
Ritengo che quello che è successo in Grecia sia il termometro degli errori europei. Inizialmente hanno cercato di creare un’unione attraverso le nostre comuni radici ebraiche e cristiane. Questo non può funzionare. Quello che abbiamo in comune è la nostra cultura. Una cultura che nasce in Grecia, su cui abbiamo speculato e che ancora sfruttiamo. Il modo in cui l’Europa ha trattato la Grecia è come se avesse maltrattato le sue stesse radici. È come se non avessimo tratto insegnamento da queste migliaia di anni. L’Europa ha dimostrato di non capire nulla di ciò che è nella realtà l’Europa. L’Europa è il Partenone. L’Europa sono i templi di Agrigento. L’Europa è la cultura e la civiltà. La culla della cultura e della civiltà in questo mondo. In questo senso l’Europa ancora oggi può essere un’auto da corsa e non una macchina stanca com’è stata fino a oggi. Con le elezioni europee dobbiamo coltivare la speranza del cambiamento. L’Europa è stata il regno della fantasia e della creatività. Il regno dell’arte. Se ci fosse anche un po’ di questo estro anche all’interno della politica europea le cose sarebbero diverse. Non possiamo fondarci solo sui principi economici. Dobbiamo costruire ideali e valori, dobbiamo riconoscere la nostra cultura. Io mi auguro di essere ancora vivo il giorno in cui dovranno scusarsi con la Grecia per il modo in cui si sono comportati. Perché è come se avessero maltrattato la loro stessa madre e l’avessero buttata per strada. La Grecia è la culla della civiltà, alla quale appartengo. Ci sono le basi dell’Europa, il resto è superfluo.
A volte l’Europa ha tendenze autodistruttive...
Stiamo cercando di evitarle. L’Europa di oggi è uscita da una guerra che abbiamo vinto pagando un prezzo pesante per ottenere la libertà, per vivere in società democratiche e con sistemi di protezione sociale. Non dobbiamo permettere il ritorno a un periodo di insicurezza e di annullamento dei nostri diritti. A maggio dobbiamo scegliere il futuro, la ricostruzione dell’Europa sulla base della giustizia, la solidarietà e i fondamenti democratici.
Perché sostiene la creazione di una lista transnazionale in Italia con capolista un greco?
Mi sembra qualcosa di meraviglioso. È un modo per celebrare di nuovo l’Europa unita. Dobbiamo uscire dagli stretti confini nazionali e dai loro limiti. Se in Italia e in Grecia ci sono persone che hanno ideali comuni è completamente inutile continuare a parlare di Grecia e Italia. Parliamo di Europa e di questi ideali comuni, che rappresentano una vera e propria forza di cambiamento. Dopo tutti questi anni in questo mondo non abbiamo ancora capito che non siamo divisi da confini e lingue, ma che ci unisce una civiltà comune?