Maria Corbi, La Stampa 12/1/2014, 12 gennaio 2014
APPALTI ALL’ASL DE GIROLAMO: “NON MI DIMETTO”
Ineleganza. Poco Bon ton. Nessun altro tipo di condotta, secondo lei, può essergli contestato. Nunzia De Girolamo non lascia la poltrona di ministro dell’Agricoltura dopo la pubblicazione delle intercettazioni, quando era parlamentare Pdl a Benevento, in cui con linguaggio da scaricatore di porto premeva per fare arrivare controlli al bar dell’ospedale Fatebenefratelli ambito dallo zio. «Non mi dimetto». La sua autodifesa lascia pochi margini alla autocritica: «Ero e sono fuori da nomine, gare, primarie altro ancora. Dalle trascrizioni che sono in possesso della stampa e non della sottoscritta, si potrà riscontrare che non ho mai fatto il nome di una ditta da favorire in una gara, mai chiesta una nomina o un incarico».
«Questa gogna è una barbarie», dice il ministro che assicura di «essere tranquilla». Anche se dall’sms mandato a Clemente Mastella dopo aver letto una sua intervista (stesso linguaggio di cui sopra) non sembra. «Sono serena, due volte serena: innanzi tutto perché non ho fatto nulla di irregolare o di illecito e poi perché c’è la magistratura che indaga. Io credo nella giustizia senza se e senza ma e mi sento tutelata da inquirenti che fanno il loro dovere piuttosto che da un rincorrersi di dichiarazioni e contro dichiarazioni utili solo per animare maliziose e diffamatorie ricostruzioni giornalistiche».
Nessun accenno del ministro al fatto che adesso il bar dell’ospedale è gestito dalla famiglia dello zio. «Mi sono interessata, come mio dovere di parlamentare, di problematiche del territorio, ma ho sbagliato nell’usare espressioni poco eleganti, anche se le ho usate in casa mia e sono state registrate abusivamente e illegalmente da un personaggio che è uno dei protagonisti di quest’inchiesta su truffe all’Asl, inchiesta nella quale io non ci sono».
E mentre Nunzia «bon ton» cade (ma non si dimette), il M5S chiede la sua testa («In un Paese normale ministri come Annamaria Cancellieri, amica della famiglia Ligresti coinvolta in scandali e arresti, o come Nunzia De Girolamo che fa favori allo zio per l’apertura di un bar in un ospedale, si sarebbero già dimessi»). E l’ex amica Pdl, Mara Carfagna insieme a Daniela Satanché la mollano. «Non conosco i dettagli della vicenda, da quello che leggo denota uno stile che non posso assolutamente condividere», commenta Mara Carfagna. «Nel caso in cui il Movimento Cinque Stelle dovesse avanzare una mozione di sfiducia nei suoi confronti, «il gruppo di Forza Italia si riserva di elaborare una propria posizione». E Mara fa da spalla Daniela. «Ritengo corretta e di grande equilibrio la posizione assunta dalla collega Mara Carfagna rispetto alla vicenda De Girolamo», dice la Santanché, «auspico che essa diventi la posizione di tutta Fi».
E il vice presidente vicario del Nuovo centro destra al Senato Laura Bianconi fa notare che «fa un certo effetto vedere la Carfagna che non perde occasione per attaccare», proprio lei «che è stata vittima di un selvaggio e brutale attacco su presunte intercettazioni». Una difesa del diritto di privacy che non «può essere ad intermittenza e soggetta a convenienze politiche».
Ineleganza. Poco Bon ton. Nessun altro tipo di condotta, secondo lei, può essergli contestato. Nunzia De Girolamo non lascia la poltrona di ministro dell’Agricoltura dopo la pubblicazione delle intercettazioni, quando era parlamentare Pdl a Benevento, in cui con linguaggio da scaricatore di porto premeva per fare arrivare controlli al bar dell’ospedale Fatebenefratelli ambito dallo zio. «Non mi dimetto». La sua autodifesa lascia pochi margini alla autocritica: «Ero e sono fuori da nomine, gare, primarie altro ancora. Dalle trascrizioni che sono in possesso della stampa e non della sottoscritta, si potrà riscontrare che non ho mai fatto il nome di una ditta da favorire in una gara, mai chiesta una nomina o un incarico».
«Questa gogna è una barbarie», dice il ministro che assicura di «essere tranquilla». Anche se dall’sms mandato a Clemente Mastella dopo aver letto una sua intervista (stesso linguaggio di cui sopra) non sembra. «Sono serena, due volte serena: innanzi tutto perché non ho fatto nulla di irregolare o di illecito e poi perché c’è la magistratura che indaga. Io credo nella giustizia senza se e senza ma e mi sento tutelata da inquirenti che fanno il loro dovere piuttosto che da un rincorrersi di dichiarazioni e contro dichiarazioni utili solo per animare maliziose e diffamatorie ricostruzioni giornalistiche».
Nessun accenno del ministro al fatto che adesso il bar dell’ospedale è gestito dalla famiglia dello zio. «Mi sono interessata, come mio dovere di parlamentare, di problematiche del territorio, ma ho sbagliato nell’usare espressioni poco eleganti, anche se le ho usate in casa mia e sono state registrate abusivamente e illegalmente da un personaggio che è uno dei protagonisti di quest’inchiesta su truffe all’Asl, inchiesta nella quale io non ci sono».
E mentre Nunzia «bon ton» cade (ma non si dimette), il M5S chiede la sua testa («In un Paese normale ministri come Annamaria Cancellieri, amica della famiglia Ligresti coinvolta in scandali e arresti, o come Nunzia De Girolamo che fa favori allo zio per l’apertura di un bar in un ospedale, si sarebbero già dimessi»). E l’ex amica Pdl, Mara Carfagna insieme a Daniela Satanché la mollano. «Non conosco i dettagli della vicenda, da quello che leggo denota uno stile che non posso assolutamente condividere», commenta Mara Carfagna. «Nel caso in cui il Movimento Cinque Stelle dovesse avanzare una mozione di sfiducia nei suoi confronti, «il gruppo di Forza Italia si riserva di elaborare una propria posizione». E Mara fa da spalla Daniela. «Ritengo corretta e di grande equilibrio la posizione assunta dalla collega Mara Carfagna rispetto alla vicenda De Girolamo», dice la Santanché, «auspico che essa diventi la posizione di tutta Fi».
E il vice presidente vicario del Nuovo centro destra al Senato Laura Bianconi fa notare che «fa un certo effetto vedere la Carfagna che non perde occasione per attaccare», proprio lei «che è stata vittima di un selvaggio e brutale attacco su presunte intercettazioni». Una difesa del diritto di privacy che non «può essere ad intermittenza e soggetta a convenienze politiche».