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 2014  gennaio 14 Martedì calendario

VILLA, PISCINA E STUDI PER I FIGLI. «NOI PILOTI CHE SOGNIAMO EMIRATES»

AAA Pilota di maxiaerei cercasi, disposto a trasferirsi in Dubai. Offresi: 8.363 euro di stipendio tax free al mese, 31.659 euro l’anno per la casa (o villa con piscina fornita dall’azienda), 13.850 euro una tantum per l’auto e 8.912 per l’arredamento per l’appartamento. Gli studi dei figli? No problem. La ditta stanzia 7.922 euro l’anno l’uno per quelli alle elementari e 11.844 per medie o liceo mentre assistenza sanitaria e dentista – va da sé – sono previsti nel pacchetto, assieme a biglietti senza limiti per mogli e bambini e due viaggi all’anno per genitori, suoceri, nuore e generi vari.
Sono le 10.45 all’Hotel Sheraton di Malpensa avvolto nella nebbia. La slide che tutti aspettavano è arrivata. E se qualcuno avesse ancora dei dubbi su chi sono le nuove potenze dei cieli – e chi le Cenerentole – il silenzio calato nella Sala Pegasus Bis dell’albergo parla da solo. La Emirates, la ricchissima compagnia di Dubai, cerca piloti. E in platea per i colloqui c’è il tutto esaurito: sono arrivati alla chetichella una cinquantina di comandanti dell’Alitalia («io ho appena mollato la cloche del volo dall’Est e sono venuto diretto qui», confessa L.V.), una ventina di Easyjet, un po’ di Ryanair e Meridiana e qualcuno persino dall’estero. Il loro sogno? Una poltrona da primi ufficiali nella cabina degli A380 degli emiri che dopo aver ordinato 96 di questi colossi dei cieli (al modico prezzo di 43 miliardi) devono ora reclutare i piloti per guidarli in giro per il pianeta.
Le sirene del Golfo (come ben sa Alitalia, in trattativa con Etihad) sono difficili da resistere. «Pensi che nel 2009, dopo che Alitalia mi aveva messo in cassa integrazione, avevo ricevuto un’offerta da Emirates. Ma avevo detto di no al “sabbione” perché non volevo andare a vivere nel deserto e speravo di continuare a lavorare per la nostra compagnia di bandiera», racconta E.G. (nella sala Pegasus nessuno vuol declinare le sue generalità). Le cose sono andate altrimenti. L’Alitalia arranca, lui – come altri 300 piloti tricolori – è ancora in mobilità e senza una cloche. Centocinquanta comandanti di casa nostra, secondo l’Italian Pilot association, hanno già dato l’addio al Belpaese per cercare lavoro all’estero. Ed E.G. («dopo aver fatto un secondo figlio per atto di incoscienza»), ha pensato bene di rivedere le sue posizioni sull’appealdel “sabbione”. «Oggi presenterò la richiesta d’assunzione e, se mi dicono di sì, parto domani».
Nessuno si stupisce. L’Italia non è più un paese per piloti d’aereo. Il nuovo Bengodi è il Golfo Persico. Altro paese, altre abitudini. Ma anche un lavoro sicuro e tanti soldi e benefit per dimenticare i disagi. «Noi siamo come il vino. Se il tappo rimane aperto, andiamo a male. Nel senso che se non voliamo per sei mesi la nostra licenza non vale più», dice L.V. con ancora indosso la divisa Alitalia. Conferma una giovane e riccioluta pilotessa di Padova: «Io fino a tre mesi fa ero alla cloche degli A320 della Belle Air». Ora la compagnia albanese è fallita e lei sa che se non riesce a tornare a bordo in tempi brevi dovrà spendere di tasca sua dai 4 ai 6mila euro per l’addestramento al simulatore necessario per non far scadere la licenza. «Stamattina sono qui – dice –. Ma temo di non avere le 2.500 ore di esperienza su grandi aerei che chiedono...». Dunque? «Dunque domani parto per Istanbul per un colloquio con la Turkish Airlines».
Gli equilibri geopolitici dei cieli, come quelli della terra, stanno proprio cambiando. «Garantiamo 42 giorni di vacanza l’anno oltre a quelli di riposo – snocciola il manager della Emirates presentando le slide “tentatrici” alle 150 potenziali matricole –. Offriamo sistemazioni alberghiere di lusso e all’arrivo a ogni tappa troverete alla reception i soldi in valuta locale per pranzi e cene, che poi potete usare come volete». Per comandanti abituati alle politiche sparagnine dell’Alitalia ultima versione è come essere al Luna Park. Poi, mentre in sala si riaccendono le luci, la formula magica. «Abbiamo bisogno di tanti piloti per i nostri A380 e li abbiamo bisogno subito!», esclama l’”imbonitore” Emirates. Davanti al tavolo dove presentare la richiesta di lavoro c’è la coda come a un casting di X-Factor. Di fronte al deserto dei cieli italiani, dire no al miraggio di un lavoro tra le dune degli Emirati è davvero impossibile.