Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 11 Sabato calendario

ADDIO ALLA VECCHIA CITTÀ


Cinquant’anni possono essere l’età giusta per andare in pensione, almeno ai piani alti della dinastia degli Agnelli. Tale è il destino che attende la Old Town, una storica cassaforte lussemburghese della dinastia torinese, costituita nel Granducato nel lontano 1964 con il nome di International Holding and Investment Company (Ihic), poi diventata Ifint Sa, Exor Group Sa e infine, appunto, la vecchia città.

Il destino pare segnato dopo che esattamente un anno fa la controllante Giovanni Agnelli & C, l’accomandita presieduta da John Elkann al vertice della filiera Exor-Fiat, ha avviato e concluso lo squeeze-out sullo 0,3% di titoli residui con un minimo esborso di meno di un milione circa: si trattava di un piccolo pacchetto di circa 30 mila azioni che non era stato apportato all’opa lanciata nel 1999 dall’accomandita sul capitale della vecchia Exor, allora quotata alla borsa del Granducato. E la probabile fusione nell’accomandita è stata preceduta, qualche giorno prima di Natale, da un cadeau di eccezionali proporzioni che la lussemburghese ha destinato proprio alla controllante: oltre 173 milioni fra distribuzione di capitale e riserve.

Le carte della costituzione dell’attuale Old Town non sono più reperibili. Il primo documento utile consultabile riguarda la nascita nel 1998 della prima Old Town, con sede legale al 22-24 di Boulevard Royal a Lussemburgo. Un anno dopo, nel 1999, la Exor Group Sa (frutto del cambio di denominazione da Ifint Sa, a sua volta nuovo nome di Ihic Sa) assorbe tramite fusione un’altra lussemburghese della famiglia, la Giovanni Agnelli & C. International Sa sulla base di un rapporto di concambio stabilito da Arthur Andersen. Dieci anni dopo, tra fine del 2008 e l’inizio del 2009, Exor Group Sa (che allora ha un capitale di 82,5 milioni) dapprima ingloba Old Town Sa (con un capitale di oltre 5 milioni) e subito dopo cambia nome assumendo quello dell’incorporata, per non confonderla con la holding quotata a Piazza Affari nata nel 2009 dalla fusione di Ifi e Ifil. Figura chiave della Old Town di allora è Virgilio Marrone, storico esponente della finanza Ifi e della finanza estera della galassia degli Agnelli che veniva guidata da Mario Garraffo e, più in alto, da Gianluigi Gabetti.

Dentro Old Town, forte di un capitale salito negli anni a 200 milioni, finiscono col tempo tutta una serie di attivi la cui gestione serve a creare uno strategico cuscinetto di liquidità da distribuire sotto forma di dividendi all’accomandita alle prese con l’azzeramento della cedola Fiat. Ma Old Town funge anche come tesoreria estera della sapa, erogando finanziamenti alla stessa. Gli anni passano e gli attivi di Old Town si contraggono gradualmente, frutto di vendite azzeccate che portano dividendi all’accomandita ma fanno diminuire gli asset dai 681 milioni di controvalore del 2006 a poco più di 130 milioni quattro anni dopo. Nel portafoglio del 2010 di Old Town ci sono il 9,96% della statunitense Graphic Packaging, società americana quotata a New York e attiva nella produzione di materiali per l’imballaggio (in carico per 82,4 milioni), gli investimenti nei fondi Usa Permal (5,32 milioni) e i vigneti francesi Greysac produttrici dell’omonimo Bordeaux e gestiti dai conti Brandolini D’Adda, un ramo della famiglia Agnelli. Alle immobilizzazioni finanziarie per 93,79 milioni si aggiungono un credito di 20 milioni concesso alla accomandita nel 2008 e altri titoli per 21,33 milioni.

Nel frattempo a gestire la lussemburghese entrano volti nuovi, con la scomparsa di Giovanni Agnelli prima e la successiva presa del comando da parte di Elkann. Così a fine estate del 2011, Marrone esce da Old Town, presieduta dall’avvocato lussemburghese Jacques Loesch, per essere sostituito con Enrico Vellano, classe 1967, procuratore della Giovanni Agnelli & C., ma soprattutto direttore finanziario di Exor, che ricopre anche la carica di responsabile di tutte le funzioni centrali della holding presieduta da Elkann. E proprio quell’anno il cedolone lussemburghese per l’accomandita è di oltre 17 milioni.

Il 2012 è un anno eccezionale per Old Town perché l’utile schizza a quasi 43 milioni, frutto di plusvalenze su due indovinate cessioni. La prima è la vendita dei vigneti Greysach per un controvalore di 12 milioni e una plusvalenza netta di 5,2 milioni che lievita a 38,3 milioni per la cessione di oltre 10 milioni di titoli Graphic Packaging, pari al 29,7% della quota detenuta, che fanno introitare complessivamente 61,3 milioni di dollari. Lo scorso anno in primavera, quasi contestualmente all’avvio dello squeeze-out, Old Town si disfa di un ulteriore 12,3% di Graphick Packaging e incassa complessivamente 22 milioni con ma maxiplusvalenza di 18,6 milioni. Nel frattempo, il monte-finanziamenti all’accomandita è lievitato a 102 milioni, mentre rimangono gli investimenti nei fondi di private equity Boston Millenia Partners II, Mobius Technology Ventures VI e Newburry Ventures III, stimati complessivamente in 4,6 milioni, liquidità per circa 24 milioni e un credito nei confronti del fisco lussemburghese valutato in 65 milioni, a fronte di un valore nominale di 307 milioni,

Così tutto è pronto per il regalo di fine anno di 173 milioni di Old Town alla sapa. E l’ingresso nel 50esimo anno di età segnerà, con attivi ormai molto ridotti in via di cessione definitiva, l’anno del pensionamento. Proprio mentre altre holding e subholding di imprenditori italiani rientrano dal Granducato in Italia.