Davide Fumagalli, MilanoFinanza 11/1/2014, 11 gennaio 2014
IL PC CAMBIA FORMA
In un’era dominata da internet, le fiere e le manifestazioni sono sempre meno rappresentative dei veri cambiamenti in atto nei vari settori, e il Computer Electronic Show di Las Vegas non ha fatto eccezione a questa regola. La più importante kermesse tecnologica, tradizionalmente snobbata da Apple, non ha infatti tenuto a battesimo prodotti rivoluzionari, ma ha sottolineato però come i due trend più significativi nel settore IT, ovvero cloud computing e big data, hanno trovato i prossimi tre grandi sbocchi dopo il mondo del mobile ormai dominato da smartphone e tablet: i pc indossabili, le automobili e il settore della distribuzione e degli stessi pagamenti elettronici saranno i prossimi a vedere gli stessi cambiamenti che hanno subito l’industria cinematografica e discografica, oltre alla telefonia e alle stesse banche.
Non a caso Intel, il gigante dei chip conosciuto dal grande pubblico soprattutto per i microprocessori per pc, ha in realtà puntato non sulla potenza di nuovi componenti e nemmeno sul mondo del mobile, dove deve inseguire il succsso riscosso da Arm e Qualcomm, ma piuttosto sulla piattaforma RealSense e, più in generale, sul settore dei pc indossabili. Le parti più interessanti del discorso del nuovo ceo di Intel sono state infatti quella relative ai prototipi di dispositivi indossabili (tra cui auricolari intelligenti con funzionalità biometriche e di fitness oppure simili per funzionalità ad assistenti personali) e quella che ha preso in esame la piattaforma RealSense, che sfrutta hardware e software per utilizzare dispositivi e componenti esistenti in modo molto più naturale.
La videocamera frontale - integrata in smartphone, tablet e un numero sempre crescente di pc portatili e monitor - viene così sfruttata per comprendere i gesti dell’utente e trasformarli in altrettanti comandi. Basterà così puntare la fotocamera del tablet verso una stanza per catturare immagini di un ambiente che verranno automaticamente trasformate in piante con le misure, sgravando architetti e arredatori da ore di lavoro, oppure mimare i gesti davanti al pc per manipolare gli oggetti rappresentati sul monitor del computer, si tratti di una molecola o di un oggetto di design da progettare, e poi realizzare istantaneamente, almeno in fase di prototipo, grazie a stampanti 3D sempre più accessibili a livello di costo e di semplicità d’uso. La differenza rispetto ad altre edizioni, in cui non sono mancate visioni simili a queste, è però data dal tempo necessario a vedere questi oggetti disponibili nei negozi. Alcuni, anzi, lo sono già, offerti da colossi del calibro di Microsoft così come da piccole ma promettenti società come Leap Motion. Il mondo del videogame, o per meglio dire dell’entertainment, ha già visto gli effetti dirompenti di Kinect, il rivoluzionario sensore offerto come accessorio nella consolle Xbox 360 e parte integrante della nuova Xbox One che ha già venduto oltre 3 milioni di unità in poco meno di un mese, mentre le incredibili potenzialità del sensore Leap Motion, (illustrate da Milano Finanza lo scorso 22 luglio), consentono di controllare tutte le funzioni di un pc tramite la gestualità e senza l’uso di mouse o tastiera.
Dalla navigazione su internet all’esplorazione virtuale di organismi biologici sino alla manipolazione di oggetti tridimensionali, tutto avviene muovendo le mani davanti al pc, senza necessità di indossare alcunché, dal momento che tutti i sensori sono rinchiusi nel piccolo dispositivo da collegare al pc, in grado di rilevare correttamente i movimenti di ogni singola falange delle dita e trasformarli poi in altrettanti comandi per i software in uso. Una vera rivoluzione, offerta per di più a un prezzo inferiore ai 100 euro, che ha spinto un produttore del calibro di HP a integrare direttamente il sensore Leap Motion, creato dalla società fondata da Michael Buckwald e David Holz e finanziata da venture capital del calibro di Andreessen Horowitz, all’interno di alcuni modelli di pc.
Il flop dei primi orologi intelligenti, a partire da quello presentato qualche mese fa da Samsung, non deve ingannare: il trend dei computer indossabili è infatti tanto concreto quanto inarrestabile, come evidenziato - se mai ce ne fosse bisogno - dal numero di prodotti visti a Las Vegas o presentati nelle settimane precedenti. Il futuro dei computer indossabili non è infatti legato a copie in miniatura di pc e smartphone ma a repliche all’apparenza poco distinguibili di indumenti di uso comune, dalle calze ai braccialetti, resi però intelligenti da sensori tanto precisi quanto discreti. Il successo strepitoso di Jawbone Up, il braccialetto capace di registrare ogni singolo movimento e la qualità del sonno, per poi elaborare questi dati attraverso un’app per smartphone, mostra alcune caratteristiche molto apprezzate dal pubblico, e subito imitate da big del calibro di LG. Leggerezza e design minimalista, dal momento che questi dispositivi devono essere indossati giorno e notte per registrare ogni istante, durata della batteria di almeno una settimana, per evitare la seccatura della ricarica quotidiana, e una semplicità d’uso davvero a prova di qualsiasi utente. Non a caso iWatch, il tanto atteso dispositivo intelligente indossabile di Apple a cui Tim Cook ha più volte fatto accenni, dovrebbe assomigliare più a un braccialetto che a un orologio. Withings ha addirittura integrato i sensori in un sensore da appoggiare sul letto, sotto le lenzuola, in grado di registrare movimenti, respiro e persino il battito cardiaco durante il riposo notturno senza necessità di indossare alcun tipo di sensore. Le dimensioni ridotte dei pc indossabili sono però rese possibili non solo dalla miniaturizzazione dei componenti ma anche dalla disponibilità a costi sempre più basse di infrastrutture cloud su cui gestire la mole di dati catturata, analizzata poi da software sempre più intelligenti.
Cloud storage e big data sono infatti l’ossatura e la base su cui poggiano ormai tutti i servizi e i dispositivi più innovativi, e vedono come protagonisti colossi del calibro di Amazon, Apple, Google e Microsoft per via degli enormi capitali necessari a costruire e gestire le infrastrutture necessarie. Significativa l’assenza in questo novero degli operatori di telecomunicazione, che potrebbero pagare cara la mancanza di un posizionamento forte in un settore strategico come questo, come ha già dimostrato il cambio dei rapporti di forza a vantaggio dei cosiddetti over the top (Apple, Google, Microsoft, Facebook ecc.) nel settore della telefonia mobile.
Se i pc sono pronti a entrare in accessori e indumenti, l’avanzata delle auto intelligenti potrebbe essere altrettanto impetuosa. Proprio il Ces ha infatti tenuto a battesimo accordi importanti per disegnare il futuro dell’auto, a partire da quello siglato tra Google e Nvidia e Audi, General Motors, Honda e Hyundai per portare il sistema operativo Android anche nel sistema digitale delle auto, e quello tra Ericsson e Volvo. Il player da inseguire in questo caso è Ford, che grazie all’ormai cementata partnership con Microsoft offre la piattaforma Sync, basata sul sistema operativo Windows Embedded Automotive, su tutti i propri modelli, dalla piccola Fiesta sino alle berline. Per il momento il sistema offre funzioni indispensabili come le chiamate a mano libera e la riproduzione di file musicali del telefono, ma la presenza di un sistema standard apre la piattaforma a sviluppi che vanno dalla navigazione satellitare integrata con le informazioni personali a sistemi di gestione intelligente dell’auto, come il parcheggio assistito o la frenata automatica in caso di ostacoli davanti all’auto, nella stessa logica delle app sviluppate da terze parti che ha portato al successo iPhone. Proprio Apple, del resto, grazie alla diffusione di iPhone ha già stabilito relazioni con case automobilistiche del calibro di Bmw e Daimler. Tempi duri in vista quindi per i system integrator sinora utilizzati dalle case automobilistiche per realizzare sistemi proprietari per le auto.
Rivoluzione in vista, e in tempi assai stretti, anche tra scaffali e carrelli di negozi e centri commerciali. Già presente nei negozi statunitensi della Mela e da inizio anno in 150 punti delle catene di alimentari Giant Eagle e Safeway a Cleveland, Seattle e San Francisco, Apple iBeacon potrebbe cambiare non solo le abitudini di acquisto e scelta dei prodotti ma anche le stesse tecniche di marketing dei venditori. La piattaforma messa a punto dalla società di Tim Cook sfrutta la scheda Bluetooth a basso consumo energetico presente in un piccolo dispositivo per localizzare con estrema precisione i clienti all’interno di un negozio, e offrire loro una serie di informazioni a seconda della posizione. Basta quindi avvicinarsi allo scaffale di un qualsiasi prodotto per ricevere direttamente sul display del proprio smartphone o tablet informazioni supplementari, sconti personalizzati o proposte di acquisto di articoli correlati. Il tutto elaborato in base alle informazioni relative alle proprie preferenze, elaborate in base agli acquisti precedenti, il tempo speso nei vari reparti del negozio e in altri centri, i desideri e gli interessi postati sui social e così via. Non essendo legata a un hardware particolare, iBeacon è inoltre compatibile anche con dispositivi basati sulla piattaforma Android di Google o Windows Phone di Microsoft, ed è a tutti gli effetti alternativa alla tecnologia Nfc, ovvero le radio a corto raggio sperimentate dagli operatori di telefonia mobile per i pagamenti elettronici. Apple potrebbe inoltre completare facilmente iBeacon aggiungendo anche i pagamenti elettronici alla piattaforma: in fondo, la quasi totalità degli utenti iPhone ha già collegato una carta di credito al proprio account iTunes, e su iPhone 5S non è neanche necessario digitare un codice di sicurezza a conferma dell’acquisto: basta sfiorare il sensore alla base del display, su cui apparirebbe lo scontrino in forma elettronica al momento del pagamento. (