Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 14 Martedì calendario

BERARDI, IL BOMBER TIMIDO CHE AMA NASCONDERSI

Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente? Il dilemma di «Ecce Bombo» è anche quello di Domenico Berardi, il ragazzo del Sassuolo che, con i quattro gol di domenica sera, è riuscito dove non era arrivata la famiglia Berlusconi: far saltare Max Allegri dalla panchina rossonera.
Quella di Berardi è una storia d’altri tempi. Una storia da film muto, verrebbe da dire, vista la ritrosia del ragazzo nel parlare e raccontarsi. Ieri era a Coverciano per lo stage di Under 21, 20 e 19. Quattro gol al Milan non si segnano tutti i giorni, tanto meno a 19 anni e 5 mesi. E invece lui ha scelto di non parlare perché «preferisce concentrarsi sul suo rientro nell’Under 21», come dice la versione ufficiale della Figc. Eppure ci sarebbe stato tanto da raccontare, magari a partire dai nove mesi di squalifica azzurra per non aver risposto a una convocazione dell’Under 19, nel maggio scorso. Ragazzo di poche parole, Berardi non aveva nemmeno giustificato la sua assenza. Un «montato» che si crede già un campionissimo? I compagni di squadra e i dirigenti del Sassuolo lo raccontano del tutto diverso. Timido, semmai. Fidanzato con una ragazza di Modena, gli stessi amici che aveva prima di diventare famoso. La leggenda racconta che si sia nascosto in casa, senza rispondere al telefono, nemmeno quando un dirigente della Juve si era mosso per fargli una visita dopo che, in estate, la società bianconera ne ha acquistato la comproprietà per 4,5 milioni di euro.
Il fratello Francesco, studente fuori sede, è la figura decisiva nella carriera di Domenico che, a 16 anni, lo va a trovare a Modena. Francesco gioca a calcetto con gli amici. Ne manca uno, supplisce Domenico che, anche se più piccolo, è il più bravo. Un amico di Francesco rimane folgorato: conosco un allenatore del Sassuolo, dice a Domenico, perché non vieni a fare un provino?
L’uomo del destino si chiama Luciano Carlino. La carriera è fulminante: Allievi nazionali, Primavera e poi prima squadra, con Eusebio Di Francesco in panchina che, nel 4-3-3 zemaniano, lo schiera sulla fascia destra, anche se è mancino, per permettergli di rientrare sul suo piede preferito e calciare in porta. Nella stagione della promozione in serie A gioca 37 partite e segna 11 gol. Nella gara-spareggio per la promozione, l’ultima, contro il Livorno, viene espulso dopo una rissa con il portiere Fiorillo. Prima, però, era stato il migliore in campo.
La squalifica gli fa perdere le prime quattro giornate in serie A: il Sassuolo le perde tutte, con 17 gol al passivo e uno solo segnato. Debutta a Napoli, nell’1-1 che salva la panchina a Di Francesco. Poi inizia a segnare: 11 gol in 14 presenze. Quelli contro il Milan li dedica alla famiglia, alla fidanzata e al compagno Francesco Acerbi, che sta lottando contro un tumore.
La Juve? Forse. Domenico vuole giocare, non fare panchina. Ha la testa dura. E, quanto alla scarsa vena nelle comunicazioni, si può chiedere a Mazzarri se preferisca un «muto» o un centravanti che posta su twitter tutte le sue avventure amorose.