Filippo Facci, Libero 11/1/2014, 11 gennaio 2014
LA POLITICA PERCEPITA
Ieri il Corriere della Sera spiegava che gli omicidi sono calati: «Nel 2013 sono stati 480: mai così dall’Unita d’Italia». L’occhiello recitava: «La percezione, però, è che la violenza aumenti». Interessante. Anche perché c’è poco da fare: se la realtà è una e la percezione è un’altra, forse, c’entriamo noi giornalisti, a meno di credere che gli italiani percepiscano la violenza solo camminando per strada. E non c’è solo la violenza: i suicidi associati alla crisi hanno avuto una tale enfasi, l’anno scorso, che nessuno crederebbe che in realtà sono calati. Stesso discorso per i femminicidi, improvvisa «emergenza sociale» anche se calano e da noi sono meno numerosi che altrove. E gli stupri? Nel 2009 pareva che non si potesse più uscir di casa, i media erano scatenati e fu improvvisata una legge disgraziata: ebbene gli stupri, dati alla mano, erano in calo. Si potrebbe proseguire, tirare in ballo gli incidenti sul lavoro o il bullismo scolastico, fenomeni cioè sempre «notiziabili » e buoni per montare campagne: sappiamo che in parte è normale, ma in parte, ecco, non lo è. E vien da chiedersi - rullo di tamburi - se una percezione errata non possa riguardare anche la politica: che fa schifo, e la casta, gli incapaci, tutto quello che volete. Oltretutto l’anti - politica, sui giornali, tira di più. Ma il giorno in cui la politica dovesse migliorare, dite, chi dovrebbe incaricarsi di farlo percepire? Noi?