Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2014  gennaio 11 Sabato calendario

LA POLITICA PERCEPITA


Ieri il Corriere della Sera spiegava che gli omicidi sono calati: «Nel 2013 sono stati 480: mai così dall’Unita d’Italia». L’occhiello recitava: «La percezione, però, è che la violenza aumenti». Interessante. Anche perché c’è poco da fare: se la realtà è una e la percezione è un’altra, forse, c’entriamo noi giornalisti, a meno di credere che gli italiani percepiscano la violenza solo camminando per strada. E non c’è solo la violenza: i suicidi associati alla crisi hanno avuto una tale enfasi, l’anno scorso, che nessuno crederebbe che in realtà sono calati. Stesso discorso per i femminicidi, improvvisa «emergenza sociale» anche se calano e da noi sono meno numerosi che altrove. E gli stupri? Nel 2009 pareva che non si potesse più uscir di casa, i media erano scatenati e fu improvvisata una legge disgraziata: ebbene gli stupri, dati alla mano, erano in calo. Si potrebbe proseguire, tirare in ballo gli incidenti sul lavoro o il bullismo scolastico, fenomeni cioè sempre «notiziabili » e buoni per montare campagne: sappiamo che in parte è normale, ma in parte, ecco, non lo è. E vien da chiedersi - rullo di tamburi - se una percezione errata non possa riguardare anche la politica: che fa schifo, e la casta, gli incapaci, tutto quello che volete. Oltretutto l’anti - politica, sui giornali, tira di più. Ma il giorno in cui la politica dovesse migliorare, dite, chi dovrebbe incaricarsi di farlo percepire? Noi?